10 agosto 2014

COMPITI DELLE VACANZE...

Letture e compiti delle vacanze.
Le cose da fare a settembre 2014.

La prima cosa che l’Italia deve fare è rinegoziare la sua presenza in Europa. Concordo con le parole di Giulio Sapelli, docente di Storia economica presso l'Università degli Studi di Milano. Se rimaniamo ancelle della Germania, portiamo l’Italia alla miseria e al disastro e non c’è via di scampo, anche perché il ciclo della Germania sta terminando. Bisogna rinegoziare l’intero trattato, altrimenti la crescita non ci s
arà. Rinegoziare il Fiscal compact e toglierlo dalla Costituzione.*

*Filippo Astone, La riscossa, Magenes

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L'opinione pubblica, bene informata, è la corte suprema di ogni società.

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L'opinione di Mario Giordano, autore del libro "Non vale una lira".
Se siamo in recessione è colpa dell'euro.

Qualcuno se la prende con i fondi Ue utilizzati male. Qualcuno intona il solito ritornello: colpa delle mancate riforme. Qualcuno si spinge a dire che è colpa degli italiani che non spendono, brutti e cattivi che non sono altro, non capiscono l'importanza di cambiare l'automobile o il guardaroba, adesso che farebbe pure comodo a Renzi e a Draghi. Un economista di Bruxelles tira fuori dal cassetto l'immancabile «elemento psicologico».

Italo Piccoli, sociologo dei consumi, intervistato dal Corriere della Sera, cerca addirittura di suscitare il nostro senso di colpa dicendo che all'origine della crisi c'è il fatto che «siamo legati agli oggetti e non buttiamo via niente»

Ma possibile che nessuno oggi si faccia la domanda più semplice che ci sia? E cioè: la crisi che ci sta affossando non sarà mica colpa dell'euro? Nessuno si fa questa domanda perché la risposta, per quanto preoccupante, sarebbe evidente: tutto il mondo cresce, tranne l'Eurozona.

L'Italia è in recessione, la Francia in stagnazione.

E il rallentamento della Germania è l'ultimo atto del fallimento del sistema: un segnale devastante, purtroppo annunciato da tempo da tutti gli economisti non asserviti alla troika.

E i soloni dell'euro danno lezioni di economia. Questi ultimi, impuniti, non la smettono di distribuire bacchettate a destra e a manca, arrivando a minacciare di toglierci quel po' di sovranità nazionale che ancora ci resta.

Il meccanismo in cui ci hanno cacciato con l'euro è micidiale: sta facendo chiudere le nostre imprese, la nostra economia è stecchita, le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, non c'è all'orizzonte nessuno sprazzo di ripresa o di salvezza, e intanto il debito pubblico continua a crescere a dismisura.

L'austerity non porta a nessun risultato, anche dal punto di vista dei bilanci dello Stato. In effetti solo i fessi potevano credere a quella favola crudele: se nessuno più produce e nessuno più consuma chi le paga le tasse?

I Draghi mangiafuoco di Bruxelles? La Fata Turchina travestita da Juncker? Biancaneve e i sette nani Ue guidati da Brontolo, Tassalo e Taglialo? Che Draghi e Renzi s'incontrino è bello, per carità. Speriamo che il caffè della casa di campagna del presidente Bce sia buono. Ma ci piacerebbe sapere che diavolo si sono detti davvero quei due l'altro ieri. Perché quell'incontro ci inquieta. 


Da una parte infatti c'è uno che vuole commissariare l'Italia in nome di una ricetta fallita. E dall'altra c'è un premier italiano che fino a qualche tempo fa sembrava voler sovvertire l'ordine costituito dell'Unione e invece adesso è diventato mansueto come un agnellino, docile ai comandi di Herr Angela e Mr Mario, sempre obbediente. 

L'altro giorno quando Draghi ha usato parole durissime contro l'Italia, lui si è affrettato a dire alla Fantozzi: «Sono d'accordo, ha fatto bene». E allora, se siamo d'accordo, continuiamo così, facciamoci del male, avanti tutti insieme allegramente sul treno che corre a folle velocità contro il muro del fallimento. Sul convoglio si discute un sacco. Si capisce, ci sono tante cose da aggiustare: i vagoni sono malandati, c'è la tappezzeria da cambiare, i sedili da ripulire, i finestrini da lavare, le riforme da fare... Per carità: tutte cose doverose. Ma lo vogliamo capire o no che non è per quello che stiamo andando a sbattere? Sono i binari che sono sbagliati. O saltiamo fuori da quelli e cambiamo direzione. Oppure appena avremo messo la tappezzeria nuova sul vagone, appena avuto il tempo di ammirarla, sentiremo il botto. E farà ancor più male del male che fa già oggi.


2 agosto 2014

FILM "TRASHED: OPINIONI A CONFRONTO SUL DOCUMENTARIO TRASMESSO ANCHE IN RAI



PUNTI DI VISTA ....

La Sig.a Paola Muraro dell'associazione ATIA-ISWA Italia si lamenta con la Rai Tv per la messa in onda del documentario "TRASHED".  

Nel documentario rileva la presenza di alcune notizie false e fuorvianti, per esempio l’affermazione di Vyvian Howard secondo la quale la diossina presente nel mondo è generata fra il 50 e l’80% dall’incenerimento dei rifiuti. Questa è smentita da risultati di numerosi Enti di Ricerca internazionali, che dimostrano il contrario. Solo a titolo di esempio, rilevazioni e studi di ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente italiano) dimostrano che dall’anno 2000 nel nostro Paese le diossine prodotte dai termovalorizzatori sono inferiori allo 0,05% di quelle complessivamente emesse dalle diverse fonti (residenze, traffico, industrie, generazione elettrica…). Altri studi recenti compiuti in Italia, dimostrano che le diossine emesse dai moderni termovalorizzatori sono comprese tra l’1 ed il 2% dei limiti imposto dalla normativa europea (e non 1.300 volte superiori, come viene affermato nel servizio).

La città di San Francisco ha deliberato nel 2000 di voler raggiungere l’obiettivo Rifiuti Zero nel 2020, ma ad oggi, pur avendo posto in atto un eccellente sistema di recupero di materie attraverso una efficace raccolta differenziata, smaltisce in discarica ogni anno poco meno di 500 kg di rifiuto per ogni suo abitante: più del doppio di quanto viene smaltito in Italia. Ciò dimostra che un sistema virtuoso come quello di San Francisco non può rinunciare agli impianti di smaltimento, a supporto di quelli di recupero.

Supportare le affermazioni sulla nocività dell’incenerimento con le immagini dei bambini vietnamiti, nati in zone bombardate col Napalm, erbicidi e defoglianti (il famigerato Agent Orange) contenenti diossine, è sicuramente d’effetto, ma non può che essere considerato distorsivo della realtà perché privo di ogni correlazione con il tema del servizio.

Certamente altre parti del documentario sono condivisibili e generano allarme in tutti noi, come quella riguardante l’inquinamento dei mari causato dalle plastiche per gli impatti che la loro diffusione genera nell’ecosistema.

 
In Italia è sempre più difficile realizzare le opere infrastrutturali necessarie ad assicurare la gestione di servizi essenziali, come quello dei rifiuti. Questo stato di cose ha portato molta parte del Paese a non essere più autosufficiente nella gestione dei rifiuti, con conseguenti gravi pericoli di ordine sanitario che incombono sulle popolazioni.

In mancanza del coraggio, da parte degli amministratori pubblici, di gestire il dissenso dei comitati che teorizzano che la soluzione debba essere ricercata nel superamento dell’attuale modello attraverso il progetto Rifiuti Zero
(progetto questo che non è stato realizzato in nessuna parte del Mondo), la soluzione principale è oggi quella di esportarli in Paesi come la Germania, l’Olanda, la Svezia ed altri del Nord Europa, con pesanti ripercussioni economiche a carico dei cittadini e dello Stato.


Questo stato di cose non è presente con la stessa cruenza in altri Paesi, in particolare quelli nord-europei, perché la fiducia nelle Istituzioni e negli Organi di controllo è, per i loro cittadini, una certezza che non può e non deve essere messa in discussione. 

                
ATIA-ISWA Italia


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La replica di Rossano Ercolini

L'intervento della presidente di ISWA Italia, Paola Muraro di fronte ad un fatto di “normale informazione” proposto da RAI 3 che ha ritenuto di programmare la visione del film-documentario TRASHED (premiato tra l’altro da CINEAMBIENTE TORINO 2013) ripropone il “riflesso condizionato” soprattutto di questa associazione che è quello di difendere le “ragioni sindacali” dei “fabbricanti e gestori di inceneritori”. 

 Anzichè mettere in luce tutte le gravi “criticità” dei processi di smaltimento (compresi quelli con recupero di energia che comunque ricadono per la normativa europea dentro questa tipologia) per enfatizzare l’attuazione delle buone pratiche di raccolta differenziata porta a porta finalizzata a riciclo/compostaggio, di riparazione/riuso e soprattutto di graduale “exit strategy” dal modello usa e getta si “indigna” perchè il film (visto da centinaia di migliaia di italiani e “sponsorizzato” da Zero Waste Italy per il coraggio culturale e l’indipendenza di giudizio) si atteggia a “difensore d’ufficio” della lobby dell’incenerimento. 

Intanto: la RAI 3 ha fatto bene (grazie dirigenza) a “passare” questo “documento” in quanto, comunque “registrazione” di una diffusa preoccupazione da parte della opinione pubblica circa TUTTE LE GESTIONI DEI RIFIUTI INCENTRATE SUGLI SMALTIMENTI (in discarica o/e negli inceneritori). Saranno poi gli spettatori a formulare le loro “conclusioni”. Per anni abbiamo assistito impotenti alla deformazione informativa tutta sbilanciata a favore della “trufffa” della “termovalorizzazione” (che non esiste nei dettati normativi europei e nazionali ma che è stata inventata dalle “pubblic relations” delle lobbyes dell’incenerimento (ricordate Piero Angela con Quark schiacciato a favore degli inceneritori e peggio ancora Veronesi a “Che tempo che fa” ?). 

Ora che gli inceneritori di TUTTA EUROPA sono in crisi per effetto della diffusione delle buone pratiche (anche in Italia e in… Danimarca!) non stupisce che la “loro” rappresentanza li difenda per “partito preso”. E dire che ISWA international ed Italia cerca di “accreditarsi” come sostenitrice di “zero waste…in discarica” con lo scopo malcelato di favorire l’altra forma di smaltimento : l’incenerimento. 

E il tutto senza dire che comunque gli inceneritori necessitano comunque di ben 2 tipi di discariche: una per le ceneri del forno ed una per le tossiche ceneri del camino. Non a caso TRASHED fa vedere tra l’altro la lotta oltre che contro le discariche per rifiuti “tal quali” (in Libano ed in Indonesia) anche di un gruppo di cittadini inglesi contro una micidiale discarica per ceneri.
Nel merito la presidente di ISWA Italia che si scaglia contro la strategia rifiuti zero (eppure abbiamo detto che la sua associazione “scimmiotta” la freseologia degli “zero waste (forse per esigenze di marketing?) ed anzi a più riprese noi “vituperati” siamo stati oggetto di ripetuti inviti ai suoi “ambigui” convegni” per un’ancronistica “sviolinata” a favore dei “malmessi” inceneritori (anche la Danimarca ha definito una graduale “exit strategy dall’incenerimento”!) approccia in modo approssimativo alcuni argomenti.
1-gli inceneritori non sarebbero più un pericolo sanitario rilevante;
2-la strategia rifiuti zero non sarebbe credibile nè a livello internazionale che nazionale/europeo

Sul primo argomento addirittura vorrebbe “crocifiggere” l’ex presidente mondiale di ISDE Vivyen Howard uno stimatissimo scienziato che correttamente afferma che gli inceneritori sarebbero i principali responsabili fino ad oggi delle micidiali diossine. Si controdeduce che dal 2001 le diossine non sono più causate per l’80% dalle combustioni di rifiuti (impianti per RSU, per rifiuti ospedaliere e per “biomasse trattate”) ma anche e soprattutto da altre fonti. Howard non entra nel dettaglio della evoluzione degli “inventari” ma fa una affermazione che riguarda almeno fino al 1994 che MOSTRA in tutti i paesi industrializzati che l’incenerimento dei rifiuti valeva complessivamente molto vicino a questa percentuale. E’ vero che con l’evolversi normativa adesso l’incenerimento (vedi dati USA e della Germania) è divenuta la SECONDA FONTE DI DIOSSINA (dopo la lavorazione dei metalli: ricordiamoci dell’ILLVA DI TARANTO!) ma è da considerarsi sempre una notevole preoccupazione sanitaria. E questo senza sottovalutare il crimine della combustione all’aperto dei rifiuti (la triste “Terra dei Fuochi”) e/o delle discariche per rifiuti “tal quali” (come quello operato fino a pochi mesi fa dal gestore della discarica di Malagrotta…ma potremmo anche aggiungere di Peccioli in Toscana e di molti altri casi in Italia nel silenzio di ISWA!) 

La presidente, invece, CI DICA DOVE VANNO LE CENERI TOSSICHE derivanti dalla combustione dei rifiuti operata dagli inceneritori italiani che nessuno sa dove finiscano (che rappresentano circa il 30% dei rifiuti bruciati) che in Germania finiscono nelle miniere di salgemma e in Danimarca invece …in Norvegia con buona pace della ipocrisia “rifiuti zero in discarica”;
Su San Francisco e sulla pretesa “velleità” di Rifiuti Zero: intanto semmai è la (ex) inceneritorista Danimarca che produce la più alta quota procapite di rifiuti in Europa (con oltre 700 kg) seguita a ruota dalla non proprio cosi’ “virtuosa” Olanda che vi è vicino.San Francisco al 2012 toglieva ben 82% dallo smaltimento (includendo i rifiuti da demolizione edilizia palesando un sistema diverso di contabilizzazione dei flussi rispetto a quello europeo che separa i rifiuti solidi urbani da quelli “speciali”). 

Se in Italia si dovesse includere il flusso della “demolizione” avremmo quote che arrivano a 1000 kg procapite! Personalmente sono stato a San Francisco ed oltre ad aver visto all’opera la raccolta porta a porta dei “magnifici tre” e cioè con tre contenitori (uno per l’organico, uno per il “secco” compresa la carta oltre a vetro, plastica e metalli, uno per il “residuo” non riciclabile) negli alberghi, nei ristoranti (ottimo è il training verso cuochi e camerieri perchè separino lo scarto organico) e nelle residenze ho avuto modo di visitare l’impianto RECOLOGY che impiega oltre 200 addetti nel separare i materiali secchi con una capacità “performativa” notevole abbinando selezione manuale (ben protetta per i lavoratori) con i set di “lettori ottici”. Ma forse la signora presidente dovrebbe guardare ai casi italiani: che dire del Veneto che fa praticamente a meno degli inceneritori con risultati eccellenti nelle raccolte differenziate e nella riduzione dei rifiuti? Che dire di realtà come per esempio nella piana di Lucca e dell’empolese Val D’Elsa (rispettivamente 80.000 e 220000 abitanti) dove senza gli inceneritori si gestisce praticamente il 90% del rifiuto in sicurezza dando molti posti di lavoro e a costi molto più bassi di dove si trovano comuni con gli inceneritori (a Parma una tonnellata da bruciare costa oltre 150 euro! Ed ora che la città ha raggiunto il 70% con il porta a porta l’inceneritore brucia solo per una potenzialità di circa il 40%). 

Capannori, poi, attuale meta di delegazioni da tutta Italia ed Europa che destino avrebbe avuto se la comunità non opponendosi avesse fatto realizzare gli inceneritori della Regione Toscana (ricordarsi di quando nel 2008 la magistratura ha poi fatto chiudere l’inceneritore di Pietrasanta perchè falsificava i dati? Altro che affidarsi agli inceneritori e al “sistema integrato”? 

E’ stato il non ancora sostituito commissario all’ambiente dell’UE a dire che RIFIUTI ZERO E’ POSSIBILE ED AUSPICABILE… proprio nel momento in cui il complesso “governo europeo” sta affermando PER MOTIVI ECONOMICI che nel “cassonetto c’è una miniera urbana” (il famoso “urban mining” da applicare al tempo della “scarsità conclamata delle risorse”). 
Evidentemente prima l’incenerimento era IMPOPOLARE solo per le comunità per motivi soprattutto sanitari ed ambientali. Oggi diventa impopolare anche per motivi economici visto che si “brucia” risorse dall’elevato valore economico, occupazionale e di mercato.

Rossano Ercolini,  presidente di Zero Waste Europe, vincitore del Goldman Environmental Prize 2013