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La Commissione speciale del Consiglio regionale per il nuovo indirizzo programmatico in materia di gestione dei rifiuti ha elaborato in data 5 febbraio 2013 un primo documento che riassume i primi due mesi di lavoro.
Ecco alcuni dati presenti nel documento:
- discarica attuale durerà circa 8 anni;
- la legge
regionale n. 31 del 2007 in materia di gestione dei rifiuti deve
essere adeguata e coordinata con le disposizioni nazionali e la
Direttiva europea;
- è necessario aggiornare il Piano
regionale dei rifiuti e adottare un nuovo Piano di prevenzione e riduzione dei
rifiuti.
- compostiere collettive: è necessario accelerare e snellire le procedure autorizzative
Nel corso del dibattito un componente ha ritenuto auspicabile che la Regione si opponga in giudizio contro l'impugnativa della legge
regionale sui rifiuti da parte del Consiglio dei ministri per difendere l'istituto referendario e la nostra autonomia.
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Appare necessario un cambio di rotta rispetto al modello consumistico e capitalistico sfrenato che ha generato ad oggi solo invivibilità, insostenibilità, disastri ambientali e distruzione del pianeta.
I rifiuti ne sono la dimostrazione piu’ tangibile: collocati alla fine di un processo di consumo spinto lineare e non circolare, rappresentano oggi in questo sistema viziato solo qualcosa di cui doversi sbarazzare in qualsiasi modo.
I governi, aI vari livelli, faticano ad applicare una via ecosostenibile circolare, alternativa alla distruzione della materia, e che possa in futuro salvare il pianeta.
Il film "Trashed" sarà sicuramente un utile contributo al dibattito.
La prima assoluta in Italia avrà luogo a Firenze il giorno 23 gennaio 2013 alla presenza del Prof. Paul Connett , promotore nel mondo della strategia Rifiuti Zero e di Rossano Ercolini co-coordinatore di Zero Waste Italy.
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Il Governo Monti nella riunione del 18 gennaio 2013 ha deciso di impugnare la legge
regionale relativa alle "Nuove disposizioni in materia di gestione dei
rifiuti" che impedisce il trattamento a caldo dei rifiuti, approvata a
seguito di un referendum propositivo, svoltosi il 18 novembre 2012, e
promosso contro la costruzione di un inceneritore in Valle d'Aosta.
Secondo
il Governo la norma si pone in contrasto con l'art. 117 della
Costituzione e con lo Statuto di autonomia della Valle d'Aosta in quanto
''il trattamento e la gestione dei rifiuti sono riconducibili alla
materia, di potesta' legislativa esclusiva statale, della tutela
dell'ambiente.
La lobby degli
inceneritoristi torna a farsi sentire...anche nelle stanze romane e con un governo in carica solo per l'ordinaria amministrazione!
A livello regionale vedremo la posizione del Governo regionale che ora dovrà costituirsi di fronte alla Corte contestando le tesi del Governo nazionale e difendendo le prerogative statutarie e la volontà popolare.
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Consigli per essere o diventare più ecosostenibili anche in Valle d'Aosta.
1 – Cibi locali e di stagione
L’ideale sarebbe privilegiare l’acquisto di cibi di stagione e possibilmente a km zero
nei mercati rionali: frutta e verdura sono più fresche e buone,
mantengono gusto e proprietà nutrizionali meglio di quelle trasportate
nei camion lungo le autostrade italiane. Mangiare cibo locale e di
stagione consente di mangiare meglio dando una mano all’economia del
territorio e risparmiando l’emissione in atmosfera di molta Co2.
2 – Meno sacchetti
Se si va al supermercato è bene portarsi da casa un’ampia e
resistente sporta o altro contenitore per evitare di far girare troppi
sacchetti. Non dimentichiamo che esistono negozi dove la merce viene
venduta sfusa a peso: così si riducono i rifiuti derivanti dallo smaltimento degli imballaggi e si paga soltanto quanto si acquista.
3 – No alle fragole in inverno
Davanti agli scaffali dell’ortofrutta sarebbe meglio non farsi
tentare dalle fragole in inverno o da cibi troppo esotici: quelli sì che
ne hanno fatti di km; l’impatto ambientale del viaggio è consistente e il gioco spesso non vale la candela.
4 – Biologico è meglio
Privilegiamo, quando possibile, i prodotti biologici che vengono
coltivati senza aggredire ed estenuare i terreni e che non portano
traccia di alcun residuo chimico o additivo.
5 – Ridurre la carne
Nel carrello devono essere rappresentati tutti gli alimenti per
assicurare alla dieta i nutrienti di cui il corpo ha bisogno ma va dato
più spazio a frutta e verdura, limitando per quanto possibile la carne:
quella bovina viene spesso da allevamenti intensivi che
di sostenibile non hanno nulla perché da una parte richiedono quantità
ingenti di cereali e acqua per alimentare gli animali e dall’altra
inquinano per via dei gas serra prodotti dagli animali stessi. Lo stesso
vale per i polli, per lo più allevati in batteria e non a terra.
Scegliere uova di gallina allevata all’aperto e biologiche.
6 – La cucina degli avanzi
La spesa va fatta con la nota per evitare di comprare d’impulso cose
che non servono o che ci fanno male: in questo modo si riducono i
consumi e gli sprechi. Quello che eventualmente dovesse avanzare in
tavola può essere recuperato per la preparazione di nuove pietanze,
creando zuppe, creme e torte salate: è la cucina degli avanzi figlia
della tradizione e non povera di gusto
7 – Stop agli sprechi energetici
Cerchiamo di consumare meno anche due risorse importanti come elettricità e acqua
non solo per avere bollette più leggere ma soprattutto per impattare di
meno sull’ambiente. Nel primo caso basterà usare la luce artificiale
solo quando manca quella naturale, illuminare solo le stanze
effettivamente occupate stando attenti a non dimenticare luci accese nei
passaggi, non lasciare in stand-by gli elettrodomestici, in particolare
tv e pc, usare solo lampade a risparmio energetico; sembra poca cosa
ma distrazione e automatismi ci portano a trascurare anche gli
accorgimenti più banali. Come anche quello di fare la lavatrice in
fascia notturna.
8 – Risparmiare l’acqua
Nel secondo caso, occhio a non lasciare i rubinetti aperti e a non far scorrere l’acqua a lungo, in particolare quando ci si lava i denti o si lavano i piatti
(un ammollo in acqua bollente consentirà di sgrassare meglio piatti e
stoviglie risparmiando acqua corrente); la doccia è meglio del bagno che
andrebbe riservato a occasioni particolari (in due è meglio);
l’efficienza delle guarnizioni contiene gli sprechi. Bere acqua del
rubinetto è una buona abitudine perché l’industria dell’acqua in
bottiglia non è molto green.
9 – Riciclo e raccolta differenziata
Ricordiamoci però che anche le bottiglie di plastica possono essere
riciclate in casa come contenitori o creando bicchieri e imbuti, fuori
casa per altri usi (dalla plastica si ricavano anche filati); lo stesso
vale per il vetro. Per un corretto riciclo è bene fare la raccolta differenziata.
10 – Usiamo le gambe
L’ultima regola d’oro ben si concilia sia con il buon senso della
nonna – fare movimento fa bene – sia con i consigli dei dietologi – bisognerebbe fare almeno 10.000 passi al giorno,
circa 3 km e comunque camminare a passo sostenuto almeno mezzora al
giorno, soprattutto se si sta cercando di perdere peso. La regola altro
non è che usare il più possibile le gambe per tutti gli spostamenti
evitando di prendere l’auto per andare nel negozio vicino a casa,
andando al lavoro con i mezzi pubblici o in bicicletta.
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Rifiuti, la Valle deve diventare un modello
La vittoria del referendum è stata una tappa fondamentale
verso l’obiettivo di creare un sistema d’eccellenza per la gestione dei
rifiuti. Fermato il pirogassificatore, si apre una fase nuova. Bisogna
operare con determinazione per costruire un sistema di gestione
efficiente, basato sulla massimizzazione della raccolta differenziata e
sui trattamenti a freddo, nonché su un annesso circuito di economia
sostenibile che potrebbe essere molto importante, soprattutto in questo
momento di crisi. Una casa si costruisce bene su fondamenta solide e con
una buona progettazione. Questa fase è cruciale. Per questo, noi
cittadini dobbiamo continuare ad impegnarci sulla questione rifiuti e
sollecitare gli amministratori a concretizzare, con chiara volontà
politica, i nuovi indirizzi di gestione. E a farlo in fretta, senza
lentezze burocratiche, pensando solo ai contenuti e all’interesse
collettivo, nonostante, ahimè, le logiche politiche e l’avvicinarsi di
scadenze elettorali possano mettere un freno all’assunzione tempestiva
delle migliori pratiche. La questione è talmente sostanziale per la
comunità valdostana, che non può che coinvolgere in maniera
collaborativa tutta la società civile: dai cittadini, alle categorie
professionali (agricoltori/allevatori in primis; ma anche
albergatori/ristoratori ecc.), alle associazioni, fino alle competenze
dell’Università, insieme agli amministratori regionali e locali. Per non
parlare degli operatori del settore rifiuti, dei tanti lavoratori che
vanno coinvolti, perché sono loro che devono garantire il funzionamento
del sistema. Ognuno a vario titolo deve sentirsi partecipe: stiamo
costruendo il futuro della Valle! Per progettare e realizzare il nuovo
ci vuole passione e motivazione. E soprattutto, per raggiungerlo,
bisogna credere all’obiettivo cui si tende. L’atteggiamento politico di
negare l’esistenza del «Piano B» è negativo e sbagliato, così come
rivangare in modo miope posizioni superate. Occorre, come in qualsiasi
operazione di start up di una nuova e vincente impresa, voler aprire gli
occhi sui buoni modelli. Osservare comuni quali Capannori o Treviso,
per copiare i migliori sistemi, adattandoli al contesto locale. Come
affermato da Franco Bonesso, presidente del miglior consorzio rifiuti
italiano di Treviso, il loro sistema funziona grazie all’omogeneità dei
criteri organizzativi, nonché a soluzioni impiantistiche a freddo. I 49
comuni appartenenti ai consorzi Priula e Tvtre, sono integrati in un
sistema omogeneo, semplificato da un unico Regolamento sulla tariffa e
sui servizi. La stessa cosa deve essere fatta in Valle: per evitare
sprechi di risorse finanziarie e mal funzionamenti, la Regione deve
fornire indirizzi di coordinamento e soluzioni progettuali di sistema
che permettano ad ogni «subATO» (cioè alle Comunità montane più il
Comune di Aosta), di organizzare al meglio le raccolte e di compiere i
giusti investimenti. In mancanza di tali indirizzi, gli ambiti locali
non avranno un quadro chiaro per compiere le scelte corrette. Gli slogan
della comunicazione ambientale sui rifiuti sottolineano sempre la
responsabilità del cittadino, che deve imparare a differenziare meglio.
Sacrosanto, certo. Ma la prima responsabilità è degli
amministratori/nostri rappresentanti politici. Se gli si fornisce un
sistema efficiente, il cittadino diventa per forza virtuoso e fa bene la
differenziata. Ad esempio organizzando una raccolta porta a porta, con
prelievo presso ogni domicilio anche della frazione umida e istituendo
una tariffazione puntuale (con rilevazione elettronica di ogni utenza
domestica), che incentiva economicamente a produrre meno
indifferenziato, nonché prevedendo controlli e sanzioni. Se si struttura
bene il sistema, il sistema funziona. La responsabilità è degli
amministratori: speriamo non ci deludano, ma che sappiano cogliere, con
passione, la possibilità di miglioramento insita nei momenti di
cambiamento. La Valle d’Aosta deve diventare un modello d’eccellenza e
sostenibilità per la gestione dei rifiuti/risorse, con ricadute positive
sull’immagine turistica, sull’economia e sull’identità della comunità,
orgogliosa di aspirare al meglio.
ANNA GAMERRO AOSTA
La Stampa 21.12.12
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Un ringraziamento per il referendum
Sono una delle tante persone che con il comitato Valle virtuosa
(poi trasformato in associazione) ha raccolto le 11 mila firme per la
petizione popolare contro l’inceneritore, poi le settemila necessarie
per indire il referendum e infine ha sostenuto la vittoriosa campagna
referendaria con il «Comitato promotore del sì». Visto che mi pare
nessuno l’abbia ancora fatto, ho pensato di doverlo fare io: dare un
giusto riconoscimento e ringraziare pubblicamente, oltre che le persone
che si sono recate a votare, anche tutte le organizzazioni,
associazioni, comitati e forze politiche che oltre a Valle virtuosa, che
ha avuto il merito di promuovere il referendum, si sono poi schierate e
messe in gioco per vincerlo. Inizio dalla Cgil regionale che con i suoi
12 mila iscritti è stato l’unico sindacato che si è schierato e
mobilitato per far vincere il Sì; la cooperativa lo Pan Ner che con i
suoi 2500 ha fatto altrettanto; L’associazione L’agrou; Libera valle
Aosta. Il movimento 5 stelle che ha organizzato il comizio in piazza
Chanoux di Beppe Grillo. Tutti i componenti del «Comitato promotore del
si»: Alpe, Pd, Italia dei Valori, Rifondazione comunista; l’Arci,
Legambiente, Gli amici di viale della Pace, l’associazione Loris
Fortuna, il circolo per la Decrescita Felice di Aosta, il Gasarci,
Attac, Gasaosta, Scuola di Pace, Slow Food. Un riconoscimento e un
ringraziamento particolare va inoltre alla trattoria «Des amis» di Quart
e all’«Espace populaire» che ci ha ospitato per decine di riunioni,
iniziative di vario genere, raccolta di fondi con la massima
disponibilità. Sono convinto che tutti siamo consapevoli che con l’aver
impedito che nella nostra regione i rifiuti vengano bruciati, il lavoro
non è finito. Bisogna fare in modo che Governo regionale e Enti locali
si attivino per praticare scelte diverse dal bruciare: ridurre,
differenziare, recuperare, separare da subito la frazione umida,
eccetera. Questo si può fare con proposte, iniziative (vedi quella di
Legambiente che organizza serate per migliorare la nostra capacità di
differenziare), incontrando le categorie produttive e chiedendo loro di
dotarsi di un «codice» di autoregolamentazione per ridurre i vuoti a
perdere, gli imballaggi, i prodotti usa e getta, le rottamazioni
eccetera. In questa direzione devono orientarsi i lavori della
commissione consigliare preposta. Anche se è composta in maggioranza da
consiglieri che sostenevano l’inceneritore, non è detto che,
opportunamente sostenuta dalle iniziative sul territorio, già prima
della fine della legislatura, non possa indicare orientamenti virtuosi e
decisioni praticabili immediatamente. Il lavoro che rimane quindi non
deve prevedere la smobilitazione dei soggetti schierati per la vittoria
del sì, deve esserci invece consapevolezza che ognuno dei soggetti
citati da solo non potrà completare l’opera: il rischio sarebbe la
vanificazione del risultato referendario. Un esempio per tutti ? I
tentativi governativi e non solo di svuotare il referendum per l’acqua
pubblica, l’acqua bene comune, vinto l’anno scorso a giugno cercando in
ogni modo di voler privatizzare il settore con la scusa di risanare le
finanze degli enti locali.
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Troppe domande sul futuro dei rifiuti
Il referendum del 18 novembre ha sancito che in Valle d’Aosta non si
potranno trattare i rifiuti a caldo. E’ il responso dell’espressione
democratica dei valdostani e in tale direzione si è tenuti ad andare. Ad
un mese dal referendum però certi aspetti poco chiari si delineano
meglio. Emerge che per alcuni il voto è stato occasione per manovre
politiche che nulla avevano a che fare con i rifiuti: il caso di Laurent
Viérin è probabilmente solo la punta dell’iceberg. Depurando il quadro
referendario dagli usi impropri che ne sono stati fatti e concentrandosi
sul contenuto essenziale, la scelta tra trattamento a caldo e
trattamento a freddo dei rifiuti, non si deve dimenticare che Valle
Virtuosa e il Comitato del «Sì» hanno assunto degli impegni ben precisi
nei confronti del popolo valdostano: sono stati garantiti non più di
5000 tonnellate all’anno di rifiuti residui da mettere a discarica,
costi del trattamento al massimo di 80 milioni di euro per 20 anni, a
fronte dei 225 previsti col sistema a caldo, chiusura del ciclo in Valle
d’Aosta, senza portare nulla fuori. Tutto questo è stato affermato,
scritto e si può anche rivedere nel filmato predisposto da Valle
Virtuosa. All’indomani del referendum, quando tracciare il percorso del trattamento dei rifiuti in Valle è diventato onore e onere di chi l’ha vinto,
i toni sembrano diventati molto più cauti: dobbiamo conoscere,
capire,…quali e quanti rifiuti…, la frazione residua rimane un problema…
Un altro aspetto che appare contraddittorio è la raccolta porta a
porta, sostenuta dai referendari come premessa indispensabile per
aumentare la differenziata. Si può leggere su «La Stampa» di martedì 18
dicembre che Saint-Cristophe, Comune di cui è vice sindaco Chantal
Certan che, come segretario di Alpe, è stata grande sostenitrice del
«sì», va invece avanti con i progetti di raccolta stradale. «Ma
metteremo le tesserine», afferma la Certan. Anche il Comune di Ayas ha
scelto i molok, «niente porta a porta» perché ritiene il sistema
inadatto ad una realtà turistica dove l’andamento della produzione dei
rifiuti è troppo variabile nel corso dell’anno . Ma quante altre realtà
turistiche ci sono in Valle d’Aosta? La Valle è una regione turistica. E
se si dovesse alla fine scoprire che i numeri garantiti da valle
Virtuosa sono frutto di scenari di fantasia, che i costi saranno molto
più alti e ci saranno molti più residui di quanto affermato? Che valore
avrebbe ancora una scelta fatta basandosi anche su premesse
inattendibili e promesse irraggiungibili? Lo vedremo, spero comunque che
non sia così, che chi si è assunto degli impegni lo abbia fatto
responsabilmente e con la certezza di riuscire a rispettarli
nell’interesse di tutta la popolazione valdostana.
GIUSEPPE BÉTHAZ
SAINT-MARCEL
La Stampa 3.1.2013
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