2 agosto 2016

INTRODURRE LE BUONE PRATICHE ANCHE AD AOSTA

Capannori adotta un sistema di tariffazione puntuale (TIA), calcolato non  in base al peso del rifiuto, ma alla frequenza del ritiro e al volume del sacco. Un sistema vantaggioso per le utenze con risparmi economici rilevanti sia per le famiglie che, ancor più, per le attività commerciali. Questo modello ha consentito al comune di raggiungere livelli di differenziata dell' 80%  e godere di ulteriori punteggi attribuiti dalla regione per l'autocompostaggio. Tra le caratteristiche del modello, anche il colore del sacco per l'indifferenziato, che non è nero, ma grigio trasparente, per permettere una prima ispezione; il sacco è dotato di un sistema di identificazione del cittadino con un livello di attendibilita' attorno al 100%.

I punti essenziali della strategia " versio rifiuti zero" sono: la responsabilità estesa del produttore per quei prodotti che non sono recuperabili, il concetto di fabbrica dei materiali e  la riprogettazione  degli stessi (ad esempio, si producono  pallet in plastica, carta per consumo alimentare, ecc). 

Per quanto riguarda l'imballaggio se recuperato incide in modo significativo sui conseguenti vantaggi per i comuni: ad esempio, il costo di una plastica di pregio come il polietilene è di circa 400-500 euro/tonnellata. 

L'attivismo e l' informazione sono fondamentali per una corretta prevenzione e per il necessario cambiamento. 

16 giugno 2016

PARLAMENTO ITALIANO ESPROPRIATO DEI POTERI SUI TRATTATI COMMERCIALI

La posizione del Governo italiano su CETA e TTIP, i due trattati commerciali negoziati dalla Commissione Europea rispettivamente con Canada e Stati Uniti.

Il CETA, considerato un precedente del TTIP sia come obiettivi che come profilo, è stato concluso nel settembre 2014 ed è ormai sulla via della ratifica parlamentare. Con una netta inversione di rotta, l’Italia ha scelto di sostenere la posizione della Commissione Europea che vorrebbe escludere i Parlamenti dalla ratifica finale, limitando il processo di approvazione al solo Parlamento Europeo.

Secondo il Ministro Calenda, “per i vantaggi che porterà, il CETA dovrebbe essere concluso nel più breve tempo possibile”, senza che gli Stati membri possano intervenire con un voto a livello nazionale. Posizione non condivisa dalla Campagna Stop TTIP Italia, che ha denunciato le potenziali ricadute negative di una simile deriva. La stessa presidente della Camera, Laura Boldrini, ha accolto e rilanciato la nostra richiesta di ratifica nazionale aprendo una vertenza con il Governo a seguito delle email di appello ricevute dai cittadini.

“Abbiamo scelto di mobilitarci” sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia, “perché è inaccettabile che venga impedita una discussione aperta e democratica su trattati commerciali come il  CETA che avranno impatti non indifferenti sulla vita di tutti i cittadini. La posizione del Governo italiano forza addirittura gli articoli del Trattato di Lisbona, un deroga che non possiamo ignorare perché potrebbe trasformarsi in un pericoloso precedente in vista di altri negoziati, vedi TTIP”.

“Persino il Governo tedesco spinge per una ratifica del Parlamento” chiarisce Elena Mazzoni, del coordinamento nazionale di Stop TTIP Italia, “così come richiesto da altre assemblee legislative, come quella austriaca e ungherese. Al solito il Governo Renzi per bocca del suo Ministro allo Sviluppo Economico si mostra dipendente dalle decisioni della Commissione Europea, rompendo con le posizioni più ragionevoli di altri Paesi membri”.

“Due anni di campagna nazionale, collegata con le reti europee e statunitensi, hanno dimostrato come la società civile possa fare la differenza nel rafforzamento dei diritti democratici dei cittadini e delle cittadine” sottolinea Marco Bersani, del coordinamento nazionale di Stop TTIP Italia “pur rimanendo fermamente contrari ai trattati TTIP e CETA, che crediamo vadano bocciati proprio per il loro contenuto e per gli impatti che avranno sul nostro tessuto economico e sociale, riteniamo ineludibile un coinvolgimento del nostro Parlamento su questi temi. Ogni forzatura è un ulteriore strappo della legittimità democratica del nostro Paese”.

Campagna Stop TTIP Italia

Web – www.stop-ttip-italia.net

Facebook – www.facebook.com/StopTTIPItalia

Twitter – @StopTTIP_Italia

CONTINUA LA RACCOLTA. IOVOTONOVDA.ORG

Una montagna di firme, superata quota Monte Bianco!
Oltre 5.500 firme, quasi 2.000 elettori hanno sottoscritto i tre quesiti referendari, uno sulla “nuova” Costituzione e due sulla legge elettorale il cosiddetto Italicum.
In particolare oltre 1850 elettrici ed elettori hanno posto la loro firma per sostenere il NO alla Renzi-Boschi-Verdini, la deforma costituzionale che stravolge le basi del nostro sistema democratico. Altrettanti per ogni singolo quesito dell’abominevole legge elettorale ipermaggioritaria.
Una percentuale di adesioni ben superiore a quanto richiesto dalla normativa vigente, proporzionalmente al numero degli iscritti alle liste elettorali della Valle d’Aosta praticamente il doppio!
Ringraziamo tutte le valdostane e tutti i valdostani che hanno finora aderito all’appello dei 56 Costituzionalisti del NO sia nel ruolo di volontarie e volontari per questa campagna referendaria che in quello di elettrici ed elettori informati e consapevoli.
Ma questo ce n’est qu’un début, il Comitato Valdostano del NO continuerà fino a fine mese la raccolta firme e durante tutta l’estate ad informare le cittadine e i cittadini di tutti i rischi e di tutte le incognite a cui ci espone, attualmente, l’applicazione contemporanea delle nuove norme costituzionali ed elettorali.
Quindi invitiamo cittadine e cittadini, associazioni, movimenti politici a mobilitarsi per affiancare il Comitato del NO in questi ultimi giorni di giugno, saremo presenti ancora con punti di raccolta firme ad Aosta ed in vari Comuni della Valle già a partire da questo fine settimana.

Venerdì pomeriggio e Sabato ad Aosta in Place des Franchises ed in via Aubert,  sempre Sabato a Saint-Vincent in via Chanoux, Lunedì mattina al mercato di Châtillon, nei giorni seguenti ancora ad Aosta, Saint-Vincent, Hône.

Per informazioni e per offrire collaborazione abbiamo attivato il sito www.iovotonovda.org e la pagina Facebook “Comitato Vda per il NO Referendum costituzionale - NO Italicum”.



Per il comitato valdostano per il NO al referendum sulle modifiche costituzionali

Valeria Fadda, Luca Scacchi e Domenico Palmas

15 giugno 2016

ACQUA: BENE COMUNE.OPINIONI A CONFRONTO IL 17-18 GIUGNO A ST. VINCENT



Pubblica: la nostra acqua a cinque anni dal referendum


Sono passati cinque anni dallo storico referendum sull’acqua pubblica del giugno 2011. Si può dire “sono già passati” oppure “sono appena passati”, ma è comunque un periodo significativo.
È tempo di bilanci per valutare sia i progressi di questo quinquennio che le criticità emerse nella gestione della risorsa potabile, così come è il momento di discutere degli effetti reali che l’esito della consultazione popolare ha avuto sui processi di privatizzazione.
Il dopo referendum è stato segnato da eventi clamorosi e da processi meno spettacolari ma pur sempre gravidi di conseguenze: tentativi di elusione sul piano legislativo, pronunce giurisprudenziali, esperienze amministrative di ripubblicizzazione del servizio idrico e avvio di un percorso legislativo oggi fortemente dibattuto, per non citarne che alcuni. Ma anche fuori dall’Italia il nostro referendum ha avuto un grande impatto ed è stato spesso presentato come un caso esemplare.
Nel frattempo, alle motivazioni economiche e sociali che tanta parte hanno avuto nel far lievitare nel 2011 la partecipazione popolare nella raccolta delle firme, nella campagna referendaria e nella mobilitazione per il voto, si è aggiunta anche una crescente preoccupazione per gli aspetti ecologici complessivi e per la conservazione di una quantità adeguata di acqua buona e pulita per tutti.
Insomma, è tempo di discutere seriamente delle politiche idriche fra studiosi di varia estrazione e soggetti impegnati a vario titolo a difesa dell’acqua pubblica, evitando eccessi ideologici, esasperate fumisterie accademiche e culto tecnocratico. È l’occasione per una lettura critica delle scelte, delle regole e degli enti che governano in questo momento l’acqua e la somministrano, per orientare meglio le strategie e i comportamenti dei prossimi anni.
La cittadina di Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, è stata scelta come sede per fare il punto, in una cornice accogliente, sulle politiche e sulla legislazione dell’acqua pubblica con una nutrita serie di incontri, seminari e conferenze nell’arco di due intere giornate dal titolo “Pubblica: la nostra acqua a 5 anni dal referendum”, promosse e coordinate dall’International University College di Torino.

L’iscrizione è  gratuita e l’invito è aperto a chiunque abbia a cuore le sorti della ‘nostra’ acqua.

11 giugno 2016

ACQUA PUBBLICA: FERMARE IL DECRETO MADIA!

Acqua Pubblica - Buon compleanno referendum!

5 anni fa abbiamo vinto contro le privatizzazioni di Ronchi, oggi fermiamo il decreto Madia!

In questi giorni il referendum sull'acqua bene comune e per la difesa dei servizi pubblici compie 5 anni. Sono stati anni vissuti pericolosamente. Anni in cui l'esito referendario è stato ripetutamente messo sotto attacco dai Governi succedutisi alla guida del Paese. Solo la persisente mobilitazione del movimento per l'acqua ha finora evitato che venisse completamente stravolto.
Il 12 e 13 giugno 2011, infatti, oltre 26 milioni di persone si recarono alle urne per bloccare il progetto del Governo Berlusconi di definitiva privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici locali.
10 giorni prima della scadenza referendaria l'allora Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, pubblicava sul suo profilo Facebook il seguente post: “Referendum. Vado a votare sì all’acqua pubblica ...".
Ora Matteo Renzi è Segretario del PD, Presidente del Consiglio e il PD è il principale partito di maggioranza.
Quali migliori condizioni per attuare l'esito referendario e rispettare la volontà popolare?
Ma qual'era la volontà popolare?
Così la riassumeva la Corte costituzionale: "rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua."
Invece il Governo ha deciso di muoversi lungo una direzione contraria, soprattutto con i decreti attuativi della legge Madia, i cui obiettivi espliciti, riportati nella relazione di accompagnamento, sono “la riduzione della gestione pubblica ai soli casi di stretta necessità” e il “rafforzamento del ruolo dei soggetti privati”.
Il decreto Madia sui servizi pubblici locali vieta, inoltre, la gestione pubblica per i servizi a rete, quindi acqua inclusa, e ripristina l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato.
E' significativo che proprio mentre milioni di italiane e italiani stanno per votare le future amministrazioni delle loro città, il Governo discuta un decreto che, di fatto, viola l'art. 75 della Costituzione e sposta la gestione dei servizi pubblici dai consigli comunali ai consigli di amministrazione. Bloccare questo progetto è innanzitutto una questione di democrazia.
Per cui in questi giorni sono in programma decine di iniziative diffuse sui territori e prosegue la raccolta firme sulla petizione popolare per il ritiro di questi decreti nell'ambito del “Firma Day” promosso dalla campagna sui referendum sociali e costituzionali.
Inoltre, come movimento per l'acqua, contestiamo lo stravolgimento della legge per la ripubblicizzazione dell'acqua compiuta dalla maggioranza alla Camera il 20 Aprile scorso.
Per questo nei giorni in cui ricorre il 5° compleanno del referendum nelle iniziative in programma intendiamo ribadire la richiesta di ritiro immediato del decreto Madia e il ripristino del testo originario della legge per l'acqua.
Roma, 10 Giugno 2016.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua