18 gennaio 2018

REGISTRO TUMORI IN VDA - DA DOVE SI LEGGONO I DATI?

L’Assessorato della sanità, salute e politiche sociali della Regione autonoma Valle d’Aosta e l’Azienda USL della Valle d’Aosta informano che, mercoledì 5 aprile 2017, a Catanzaro in occasione del congresso AIRTum (Associazione Italiana Registri Tumori) è stato ratificato l’accreditamento del Registro Tumori regionale da parte dell’Assemblea nazionale dei Direttori dei Registri Tumori, a seguito della valutazione favorevole espressa della Commissione Accreditamento dell’AIRTum la scorsa settimana. 

Anche lo IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) ha comunicato che i dati del Registro saranno pubblicati sul Cancer Incidence in Five Continents – Volume XI, accreditando di conseguenza il Registro anche a livello internazionale. 


L’Accreditamento A.I.R.Tum riguarda i dati relativi agli anni 2007-2012. Si ricorda che l’istituzione del Registro Tumori della Regione autonoma Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, avvenuta con deliberazione della Giunta Regionale, ha stabilito che la gestione di competenza fosse demandata all’Azienda U.S.L. della Valle d’Aosta. 
I dati del Registro Tumori (incidenza, mortalità, prevalenza e sopravvivenza) sono molto importanti in quanto strumento fondamentale per la programmazione politica e per la pianificazione delle attività socio-sanitarie. Nel primo semestre di questo anno è prevista l’elaborazione di un report, nel quale saranno presentati all’opinione pubblica, i primi risultati dell'attività del Registro regionale.

I Registri Tumori sono infatti strutture impegnate nella raccolta di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio. Quanto raccolto include il tipo di cancro diagnosticato, l’età e il sesso del malato, le condizioni cliniche in cui si trova, i trattamenti che ha ricevuto e sta ricevendo e l'evoluzione della malattia. Questi dati, trattati nel rispetto della normativa sulla privacy e utilizzati in forma anonima e disaggregata, sono essenziali per la ricerca sulle cause del cancro, per la valutazione dei trattamenti più efficaci, per la progettazione di interventi di prevenzione e per la programmazione delle spese sanitarie. 

Attualmente sono attivi 43 Registri di cui 38 sulla popolazione e 5 specializzati che seguono complessivamente circa 28 milioni di italiani, corrispondenti al 47% della popolazione residente totale.


L’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali dichiara che questo risultato testimonia la bontà dell’impegno lavorativo profuso da tempo dall’Azienda USL della Valle d’Aosta e di tutto lo staff del Dipartimento di prevenzione, rendendo utilizzabili i dati a fini clinico-epidemiologici e di programmazione sanitaria. Alla luce dell’importante lavoro epidemiologico svolto, sarà necessario rinforzare ulteriormente i rapporti tra Amministrazione regionale, i portatori di interesse e le Associazioni di volontariato che operano, nel settore, con grande attenzione e dedizione su tutto il territorio valdostano per realizzare insieme attività di prevenzione e garantire efficienza nella presa in carico del paziente oncologico.

Il Direttore generale pro tempore dell’USL sottolinea l'importanza del risultato ottenuto, ringrazia gli operatori del Dipartimento di Prevenzione impegnati nelle attività del Registro Tumori e garantisce l'impegno aziendale affinché il lavoro sinora fatto possa essere implementato e consolidato allo scopo di favorire percorsi di promozione della salute, prevenzione primaria, diagnosi precoce di malattia e cure appropriate per la popolazione valdostana.

19 dicembre 2017

CVA: DIBATTITO IN CONSIGLIO REGIONALE IN MERITO ALLE DECISIONI CIRCA LA QUOTAZIONEO MENO IN BORSA



RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. 
intervento in Parlamento del 21 dicembre 2017 
Grazie Presidente, nel mio intervento focalizzerò la mia attenzione sulla questione che riguarda la mia regione, la Valle d'Aosta, e approfitterò del tempo a disposizione per anticipare anche la dichiarazione di voto. Voglio innanzitutto sottolineare un fatto che giudichiamo positivamente. Il Governo, per voce del viceministro Morando, ha pubblicamente riconosciuto che in questi anni alla Valle d'Aosta è stata chiesta una compartecipazione eccessiva al ripianamento del debito dello Stato. Questa affermazione, che condividiamo senz'altro avendola più volte denunciata all'interno di quest'Aula e non solo, è certamente suffragata dai fatti. Un dato per tutti fornito in questi giorni dalla regione: negli ultimi sei anni la Valle d'Aosta ha concorso alla finanza pubblica dello Stato per un totale di un miliardo e 256 milioni di euro. Un dato che se vogliamo capire meglio dobbiamo rapportare a quella che è la popolazione valdostana e ne dedurremmo che, appunto, fatta la proporzione tra questa cifra e la popolazione valdostana, ad ogni valdostano, dall'ultimo neonato al più anziano, e come se fossero stati prelevati in questi anni la bellezza di circa 10.000 euro a testa.

Dunque, il confronto tra la regione e il Governo alla luce di questa Legge di bilancio si è svolto con un comune obiettivo: quello di rendere più equa questa situazione. Dirò più avanti le contrarietà sulle traduzioni concrete di questa volontà ma sono certo della buona fede che ha guidato l'azione del Governo e riconosco lo sforzo fatto nel reperire le risorse finanziarie che hanno portato alla formulazione dell'emendamento che ci riguarda. Per spiegare meglio però perché non condividiamo l'emendamento governativo, così come è stato formulato, è bene fare qualche passo indietro. All'origine di queste iniquità che descrivevo, c'è il decreto legge n. 95 del 2012 sul quale grava una sentenza dalla Corte costituzionale, la n. 77 del 2015. Tale sentenza, riferendosi al contributo richiesto alla regione, afferma che, virgolettato, “esso è espressamente circoscritto, temporalmente, fino al 2017”. Ora, sulla base di questa sentenza è in corso un nuovo ricorso conto il decreto del MEF del 9 maggio scorso che si basa sostanzialmente su una diversa interpretazione dell'applicabilità, o meno, di questa legge nell'anno in corso. Su questo contenzioso avremo la sentenza nel prossimo mese di marzo ma una cosa appare chiara, almeno a me che non sono un fine giurista ma un semplice montanaro, che se quella sentenza dice che il contributo è espressamente circoscritto fino al 2017 non si può certo pensare che vi siano altri accantonamenti a carico della regione dal 2018 in avanti. Ora stranamente l'emendamento governativo, dove ho l'impressione che la mano del funzionariato forse abbia prevalso su quella della politica, pur prevedendo una riduzione, anche significativa, degli accantonamenti riconferma fino al 2020 e oltre, facendo, a mio avviso paradossalmente, esplicito riferimento alla sentenza della Corte costituzionale che, come dicevo, li circoscrive fino al 2017. È quindi prevedibile, dati i precedenti, che questa impostazione genererà altri contenziosi dai quali ne deriverà che, delle due l'una, o lo Stato o la regione dovranno rimettere mano ai loro bilanci.

Ecco perché, signor Presidente, signori del Governo, il mio voto alla manovra sarà un voto di astensione mentre confermo la volontà di rinnovare, se sarà posta come immagino, la fiducia al Governo. Un voto di fiducia che vuole essere un auspicio soprattutto. Io, appunto, mi auguro che, anche perché credo sia interesse sia dello Stato sia dalla regione Valle d'Aosta, si utilizzi anche quest'ultimo scampolo di legislatura per continuare un confronto e trovare soluzioni diverse da quelle che oggi discutiamo. Si darebbe tra l'altro, così, seguito anche all'ordine del giorno del senatore Laniece, accolto dal Governo come raccomandazione, che ad oggi risulta disatteso. Grazie.


22 novembre 2017

EUROPA: LIBERTA' O NEGAZIONE DELLE LIBERTA'

L’Unione Europea nega più libertà e pluralismo!

Che immagine dell’Europa ci viene trasmessa in queste settimane dalle massime istituzioni continentali?
Dinanzi al caso del Regno Unito, difficile non rimanere colpiti e irritati dalla volontà di “farla pagare” a una popolazione che in piena autonomia ha deciso di uscire dall’Unione così come, alcuni decenni prima, aveva scelto di entrare nella Comunità stessa. 
Non si comprende come gli eurocrati possano giustificare il loro disprezzo per una volontà espressa democraticamente e basata su ben precise argomentazioni. 
Nell’affrontare la Brexit, í responsabili dell’Unione sono apparsi privi della minima disponibilità a fare autocritica, ad ammettere che un’antica società di tradizione liberale non poteva lasciarsi dominare da qualche grigio commissario, né poteva subire un modello di giustizia e comunità politica in cui non si riconosce.
Ugualmente imbarazzante è il modo in cui, in queste settimane, gli eurocrati hanno appoggiato l’azione repressiva condotta in Catalogna dal governo spagnolo.
Si può ritenere illegale (secondo la Costituzione del 1978) il referendum convocato dalla Generalitat catalana, oppure si può pensare che l’ordinamento spagnolo non possa ignorare il diritto internazionale, che è sovraordinato rispetto a quello costituzionale e garantisce il diritto di auto determinazione di ogni popolo.
Ma al di là di queste discussioni, è inammissibile che nell’Europa del 2017 la Guardia Civil picchi normali cittadini intenti a votare e che tribunali controllati politicamente mettano in prigione esponenti dell’opposizione e responsabili di associazioni culturali. 
Molti giuristi spagnoli (tra il costituzionalista Javier Pérez Royo, dell’Università di Siviglia) hanno condannato senza mezzi termini l’arresto privo di ogni base legale degli esponenti della società civile e del governo catalano. 
A Bruxelles, però, Jean-Paul Juncker e gli altri suoi sodali hanno fatto a gara nel sostenere il governo di Mariano Rajoy e le sue scelte.
Se oggi l’Unione è orientata a censurare le scelte della popolazione (come nel Regno Unito) e a difendere riemergenti tentazioni autoritarie, questa istituzione è la negazione di quella che avrebbe dovuto darci più libertà e pluralismo. Non c’è da stupirsi, allora, se l’euroscetticismo dilaga ormai un po’ ovunque.

4 novembre 2017

CONSUMO SUOLO: IL DISEGNO DI LEGGE DIVENTI LEGGE ENTRO IL 2018

Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri competenti
dei Presidenti di Coldiretti, FAI-Fondo Ambiente Italiano, INU,  Legambiente LIPU, Slow Food, Touring Club Italiano e WWF Italia
Il disegno di legge sul consumo di suolo diventi legge entro fine legislatura.

Salutiamo con favore e speranza la piena consapevolezza, emersa in occasione degli Stati Generali del Paesaggio (del 25 e 26 ottobre scorsi), nelle dichiarazioni pubbliche del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e del Ministro Dario Franceschini che il nostro Paese non può continuare a limitarsi a registrare un preoccupante e persistente consumo del suolo senza dotarsi di uno strumento normativo che eviti nuovi sfregi al territorio italiano.
Questa consapevolezza deve tramutarsi ora in un’assunzione di responsabilità da parte del Governo nel concordare un’azione con il Parlamento per fare in modo che il disegno di legge sul «Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato», ora all’esame del Senato, diventi legge prima della fine della legislatura.
In termini assoluti il consumo di suolo in Italia ha già intaccato dal secondo dopoguerra a oggi circa 21.000 chilometri quadrati del nostro territorio, con un valore di suolo consumato pro-capite che passa dai 167 metri quadrati del 1950 per ogni italiano, a quasi 350 metri quadrati nel 2013 e continua ad avanzare al ritmo di 30 ettari al giorno: 
occorre agire adesso!

Il disegno di legge sul consumo del suolo, ricordiamo, derivava da una prima iniziativa governativa, a fine del 2012 – nella passata legislatura - ed è stato integrato e riproposto in questa legislatura con una plurima paternità governativa. Malgrado ciò è rimasto fermo a Montecitorio per ben 3 anni e 3 mesi. E ora (fine ottobre) è da 518 giorni all’esame del Senato. Il disegno di legge è, dunque, nelle mani del Parlamento da 4 anni e 7 mesi.
Ora sono in discussione nelle Commissioni Ambiente e Agricoltura riunite del Senato delle importanti modifiche migliorative che se accolte: permetteranno al Paese di dotarsi di una legge che riconosce il suolo quale bene comune e risorsa limitata; consentiranno di indirizzare le trasformazioni sulla rigenerazione urbana invece che sul consumo di suoli agricoli o verdi; porranno un limite al consumo del suolo; renderanno obbligatorio ilcensimento degli edifici e delle aree libere.
Riteniamo che sia indispensabile dotare il Paese di una norma innovativa ed efficace sul consumo di suolo. Ma questo presuppone che nel patto tra Governo e due rami del Parlamento sui disegni di legge da approvare a fine legislatura ci sia anche il ddl sul «Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato» che, dopo le modifiche del Senato, deve essere approvato senza modifiche dalla Camera dei Deputati.
La finestra temporale è stretta perché sta già iniziando la sessione di Bilancio 2018 al Senato ed entro la prossima primavera le Camere verranno sciolte per andare alle elezioni nazionali. C’è poco tempo ma se ci sono l’impegno e la convinzione del Governo e dei due rami del Parlamento, esistono numerosi precedenti che ci dimostrano come ciò sia possibile. Facciamo che sia possibile, chiediamo alle istituzioni di essere coerenti perché alle parole seguano i fatti.

Roberto Moncalvo, Presidente Coldiretti
Andrea Carandini, Presidente FAI - Fondo Ambiente Italiano
Silvia Viviani, Presidente INU- Istituto Nazionale di Urbanistica
Rossella Muroni, Presidente Legambiente
Fulvio Mamone Capria, Presidente LIPU
Gaetano Pascale, Presidente Slow Food
Franco Iseppi, Presidente Touring Club Italiano
Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia

Roma, 31 ottobre 2017


Il presente comunicato è inviato dall’Ufficio Stampa del WWF Italia in rappresentanza di tutte le assiciazioni citate.

---


Al via un prototipo di tessuto double-face per riscaldare e raffreddare il corpo umano

Un tessuto nanostrutturato composto di rame, carbonio e polietilene che ha due lati, uno 'invernale' e uno 'estivo'. L'obiettivo è ridurre i consumi energetici degli impianti di climatizzazione.
Invece di riscaldare e raffrescare gli ambienti interni agli edifici, non varrebbe la pena riscaldare o raffreddare le persone che li abitano? E' partita da questa domanda la ricerca di un team del Dipartimento di Materials Science and Engineering dell'Università di Stanford, con l'obiettivo di trovare una soluzione per ridurre i consumi energetici legati agli impianti di climatizzazione.

Tessuto nanostrutturato

Ne è nato un tessuto nanostrutturato composto di rame, carbonio e polietilene che è in grado di modificare la temperatura corporea di chi lo indossa.
Lo studio è iniziato nel 2016, quando il team guidato dal professore Yi Cui era riuscito a sviluppare un particolare tessuto che riusciva a raffreddare la pelle grazie a un involucro trasparente e impermeabile all'acqua che aveva la caratteristica di catturare ed eliminare le radiazioni infrarosse dal corpo. Rispetto a un tradizionale tessuto, la soluzione nanotecnologica riusciva ad abbassare di un paio di gradi la temperatura interna.

Soluzione 'bi-modale' caldo/freddo


Da qui, l'idea di invertire il processo e riuscire a sviluppare una soluzione 'bi-modale' che potesse essere utilizzata sia in inverno sia in estate, con risultati opposti. I ricercatori hanno così scoperto che il tessuto, indossato con lo strato di rame rivolto verso l'esterno, era in grado di catturare il calore e riscaldare la pelle nei giorni freddi. Posizionando invece lo strato di carbonio all'esterno si ottiene il risultato opposto, quello di raffreddare il corpo.

2 novembre 2017

CVA SPA - VERSO LA QUOTAZIONE IN BORSA? ELEMENTI DI APPROFONDIMENTO.


Una serata di approfondimento per capire qualcosa di più sulla società CVA spa e per maggiori informazioni sulla discussa quotazione in Borsa della stessa.



*Chasing pavements: è come cercare di raggiungere qualcosa pur già sapendo in partenza che sarà destinato ad un fallimento. 
Come voler  provare lo stesso, perchè si ha una speranza senza fondamento.

AOSTA - TRAMONTO - 29 OTTOBRE 2017