25 febbraio 2018

PER UNA PROPOSTA DI LEGGE NAZIONALE PER LA TUTELA DEL SUOLO E DEL PAESAGGIO

FORUM NAZIONALE
SALVIAMO IL PAESAGGIO
“Una proposta di legge per la tutela del suolo e del paesaggio italiano 

(ora la politica non ha più scuse)”.

GIOVEDÌ 1 MARZO 2018


ORE 11.00
Istituto della Enciclopedia Italiana

Intervengono:
Paolo Berdini, Domenico Finiguerra, Paolo Maddalena, Manlio Lilli, Alessandro Mortarino, Michele Munafò, Riccardo Picciafuoco, Federico Sandrone.
Luca Mercalli e Paolo Pileri (video).

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Il suolo è da intendersi come lo strato superficiale della Terra, la pelle viva del pianeta Terra. 
Una pellicola fragile. Nel suolo vivono miliardi di creature viventi, un quarto della biodiversità di tutto il pianetaIl suolo è una risorsa finita non rinnovabile e per questo preziosa almeno al pari dell’acqua, dell’aria e del sole. 

Secondo l’ISPRA il consumo di suolo in Italia non conosce soste, e continua sistematicamente e ininterrottamente, a ricoprire aree naturali e agricole con asfalto e cemento, fabbricati residenziali e produttivi, centri commerciali, servizi e strade. 
Il suolo consumato è passato dal 2,7% degli anni ’50 al 7,6% stimato per il 2016. In termini assoluti, il consumo di suolo si stima abbia intaccato ormai oltre 23.000 chilometri quadrati del nostro territorio: una superficie pari all'Emilia Romagna. 
Poiché il nostro Paese è per circa il 35% a carattere montuoso, la cementificazione ha eroso le aree di pianura, le più fertili, che rappresentano circa il 23% dell’intera superficie del nostro Paese (quasi un quarto) e un’ampia parte di quel restante 42% di superficie composto di colline di altezza inferiore agli 800 metri.

ISPRA evidenzia inoltre, i costi generati dal consumo di suolo in termini di perdita di servizi ecosistemici (l’approvvigionamento di acqua, cibo e materiali, la regolazione dei cicli naturali, la capacità di resistenza a eventi estremi e variazioni climatiche, il sequestro del carbonio e i servizi culturali e ricreativi), solitamente non contabilizzati. 
In sintesi il dato nazionale evidenzia che la perdita economica di servizi ecosistemici è compresa tra i 538,3 e gli 824,5 milioni di euro l’anno, che si traducono in una perdita per ettaro compresa tra i 36.000 e i 55.000 euro. 

Secondo l’ISTAT nel nostro Paese sono presenti oltre 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700 mila capannoni dismessi, 500 mila negozi definitivamente chiusi, 55 mila immobili confiscati alle mafie. “Vuoti a perdere” che snaturano il paesaggio e le comunità a contorno.

Tutto ciò a fronte di un andamento demografico che indica una crescita debole, tanto è vero che nel triennio 2012-2016 le morti hanno superato le nascite; nel 2017 la popolazione italiana era 60.579.000 persone, circa 86 mila in meno rispetto al 2016, sostanzialmente stabile dal 2014.

Gran parte degli edifici di nuova costruzione oggi in vendita nel nostro Paese sono stati costruiti diversi anni fa e registrano nel 2015 un invenduto pari a 90.500 unità (abitazioni ancora in costruzione e non ancora sul mercato escluse). Nel contempo sono presenti immobili vetusti e quasi inutilizzabili che avrebbero invece bisogno di essere ristrutturati e riqualificati con evidenti benefici sia economici sia di decoro e senza gravare sul suolo libero.

La crisi economico-finanziaria di questi anni ha sedimentato in seno agli istituti bancari una grande quantità d’immobili, pignorati in parte a cittadini “impoveriti” e, in prevalenza, alle imprese del settore impegnate in operazioni edilizie fallite per esubero di offerta. 
Non a caso i principali istituti di credito hanno aperto un filone “real estate” per smaltire un patrimonio in progressiva svalutazione che grava sui loro bilanci. Le principali sofferenze derivano dal comparto costruzioni e immobiliare, con il 41,7% dei prestiti deteriorati: una quota molto importante, che denuncia un’economia sbilanciata, troppo esposta su questo settore. 

Il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e forestali ci ricorda, inoltre, che il nostro Paese è in grado, oggi, di produrre appena l’80-85% del proprio fabbisogno primario alimentare, contro il 92% del 1991. Significa che se, improvvisamente, non avessimo più la possibilità di importare cibo dall’estero, ben 20 italiani su 100 rimarrebbero a digiuno e che quindi, a causa della perdita di suoli fertili, il nostro Paese oggi non è in grado di garantire ai propri cittadini la sovranità alimentare. Tanto che la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) si è ridotta a circa 12,7 milioni di ettari, mentre nel 1991 era quasi 18 milioni di ettari.

A livello globale la Terra negli ultimi 40 anni ha perso un terzo del suo terreno coltivabile - a causa dell’erosione o dell’inquinamento - con conseguenze definite disastrose in presenza di una domanda di cibo che sale alle stelle: quasi il 33% del terreno mondiale adatto o ad alta produzione di cibo è stato perduto a un tasso che supera di gran lunga il ritmo dei processi naturali in grado di sostituire il suolo consumato.
7.145 sono i comuni italiani (l’88,3 % del totale) interessati da qualche elemento di pericolosità territoriale; tra questi il 20,3 % (1.640 comuni) presentano aree ad elevato (P3) o molto elevato (P4) rischio frana, il 19,9 % (1.607 comuni) presentano aree soggette a pericolosità idraulica (P2) mentre il 43,2 % (3.893 comuni) presentano un mix dei rischi potenziali (P2, P3, P4).

Per queste ragioni il contrasto al consumo di suolo dovrebbe essere considerato una priorità e diventare una delle massime urgenze dell’agenda parlamentare, ma la "Politica" fino ad oggi non è stata neppure in grado di approvare al Senato una "timida" legge per contenere il consumo di suolo agricolo. 

Per questi motivi il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio (più noto come Forum Salviamo il Paesaggio) - Rete civica nazionale cui aderiscono attualmente oltre 1.000 organizzazioni e molte migliaia di cittadini a livello individuale - ha ritenuto indispensabile elaborare un proprio originale testo normativo, in conformità con i dettami costituzionali, volto a mettere fine al consumo di suolo e non limitarlo al suo semplice “contenimento”, da proporre come riferimento per iniziative parlamentari tese a dotare il nostro Paese di una chiara, inequivocabile, costruttiva normativa a tutela dei suoli ancora liberi, compresi quelli all’interno dell’area urbanizzata, utile a risolvere anche i problemi dell’enorme patrimonio edilizio inutilizzato ed in stato di abbandono. 

Tra l’ottobre 2016 e il gennaio 2017 all’interno del Forum è stato costituito un apposito gruppo di lavoro tecnico-scientifico multidisciplinare, formato da 75 esperti di varie discipline: architetti, urbanisti, docenti universitari, ricercatori, pedologi, geologi, agricoltori, agronomi, tecnici ambientali, giuristi, avvocati, giornalisti/divulgatori, psicanalisti, tecnici di primarie associazioni nazionali, sindacalisti, paesaggisti, biologi ecc.

Il 3 febbraio scorso il testo normativo è stato reso pubblico.

Il Forum Salviamo il Paesaggio invita la società civile e il mondo ambientalista a sostenere e promuovere la trasformazione della proposta normativa in legge. 
Invitiamo anche tutte le forze politiche a valutarlo e indicare la loro condivisione e l'impegno a sostenerlo fin dalle prime ore della prossima legislatura ...

24 febbraio 2018

MORTI EVITABILI...

Comunicato n° 118 del 20 febbraio 2018
Interpellanza sulla riduzione del tasso della "mortalità evitabile"

Nella seduta consiliare del 20 febbraio 2018, il gruppo ALPE ha interpellato l'Assessore alla sanità in merito alla riduzione del tasso della "mortalità evitabile", ovvero dei decessi avvenuti prima dei 75 anni per cause prevenibili o trattabili con interventi di prevenzione primaria, diagnosi precoce e terapia o altra assistenza sanitaria.
Osservato come il rapporto MEV 2018 collochi la Valle d'Aosta fra le peggiori regioni d'Italia e che i dati, sia per i maschi che per le femmine, siano di gran lunga peggiori rispetto alla media italiana ponendoci al diciottesimo posto, il Capogruppo ha chiesto di conoscere le valutazioni in merito, se nell’ultimo triennio l’Amministrazione regionale abbia assegnato all’Azienda USL obiettivi attinenti alla problematica in questione e quali misure si intendano attuare per mutare la preoccupante classifica, che mette in luce le criticità della prevenzione sanitaria in Valle d'Aosta.
L'Assessore alla sanità, concordato sul fatto che i dati dicono che la quota di decessi vede la Valle d'Aosta in difficoltà, ha spiegato che gli interventi per far fronte alla mortalità evitabile sono suddivisi in tre gradi di prevenzione, partendo dalla promozione di corretti stili di vita, passando dalla diagnosi precoce al ricorso alle strutture sanitarie. Vista la complessità dei temi da affrontare, Luigi Bertschy ha affermato l'importanza di effettuare una lettura differenziata dei dati per cause di mortalità, in modo da fare una valutazione analitica, riscontrare le criticità e mettere in atto gli interventi dovuti.
L'Assessore ha riferito che i dati del rapporto MEV 2018 si riferiscono al 2015 sulla mortalità evitabile in Valle d’Aosta, confermando il dato medio nazionale che vede i maschi superare le femmine di grande misura su questa specifica mortalità: i maschi valdostani deceduti hanno perso, mediamente, 25,97 giorni di vita contro i 13,68 delle femmine; i corrispondenti valori medi nazionali per i maschi sono di 23,36 giorni e per le femmine 13,42 giorni. La Valle d’Aosta, ha sottolineato Bertschy, presenta valori inferiori alla media nazionale e per entrambi i generi per la componente “trattabile”, ma registra, nel 2015, dei livelli particolarmente elevati, al confronto delle altre Regioni, per la componente “prevenibile”. Diversa e opposta è invece la situazione per le cause di morte che potevano essere evitate con maggiore prevenzione; il differenziale rispetto alla media nazionale è quindi più elevato anche se è più ampio tra i maschi valdostani che non tra le valdostane.
L'Assessore ha evidenziato che sono stati già programmati a livello regionale, e in parte attuati, progetti di prevenzione primaria, che vedranno i loro frutti nel corso dei prossimi anni poiché l’effetto degli interventi non possono che essere stimati nel medio periodo.
Luigi Bertschy ha quindi parlato del Piano regionale della prevenzione 2016/2020, specificando le varie azioni che riguardano direttamente e indirettamente la riduzione della mortalità evitabile, articolate in sei programmi.
Il Capogruppo di ALPE, nella replica, ha affermato che questa situazione preoccupa tutti e esige un cambio di marcia. La risposta dell'Assessore, per Albert Chatrian, ha solo delle buone intenzioni e a fare la differenza sono i dati, non ci sono a monte priorità e non sono specificate le modalità per raggiungere gli obiettivi. Chatrian ha sostenuto che è arrivato il momento di essere più coraggiosi, di smettere di affrontare esclusivamente l'ordinaria amministrazione e di darsi finalmente delle priorità per fermare il trend negativo del sistema Valle d'Aosta.


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https://www.12vda.it/cronaca/giudiziaria/casin%C3%B2-ed-aeroporto-protagonisti-nellapertura-dellanno-giudiziario-della-corte

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9 febbraio 2018

BASTA CONDONI: IDEA CRIMINALE!

articolo tratto da green report del 7 febbraio 2018

Salvini si smarca: «No a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi», Renzi: «Berlusconi è prevedibile, il condono edilizio è la proposta che spunta sempre nell'ultimo mese»

Berlusconi promette un nuovo condono edilizio. Grasso: «È una idea criminale»
Legambiente: basta condoni e promesse di legittimare gli abusi. Wwf: pessimo affare per l’Italia e le casse degli Enti Locali
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Eravamo stati facili profeti, nel commentare la proposta di legge sul consumo di suolo avanzata ieri dal Forum Salviamo il Paesaggio, a dire che sarà difficile che il Parlamento che uscirà dalle elezioni del 4 marzo – che i sondaggi dicono che rischia di essere dominato dai Partiti dei condoni e da chi ha bloccato le proposte di legge sul consumo di suolo – accolga con favore il progetto, A confermare clamorosamente i nostri sospetti  è stato Silvio Berlusconi, ormai senza freni, che oggi a Radio 24  ha pronunciato una frase che in qualsiasi altro Paese civile verrebbe definita istigazione a delinquere: «Bisogna cambiare le regole: chi deve costruire una casa o aprire un’attività commerciale non dovrà più aspettare anni per permessi e licenze. Dovrà dichiarare l’inizio dell’attività e assumersi la responsabilità di rispettare le leggi. Solo dopo verranno i controlli». E’ evidentemente un nuovo colossale condono e Berlusconi risponde sprezzante: «Chiamatelo come volete, l’importante è che si cambino queste regole attuali». 

Ferma la risposta di Pietro Grasso per Liberi e Uguali: «Berlusconi ha proposto un altro condono edilizio. Come se il territorio italiano non fosse già abbastanza ferito e fragile. Niente più condoni. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo. È l’idea dell’illegalità che diventa condonata, così come chi evade le tasse è giustificato perché le tasse sono alte. Questa idea dell’illegalità è una idea criminale».

Grasso ha parlato della nuova ipotesi di condono edilizio insieme a Rossella Muroni e Lucio Cavazzoni, che è stato presidente del principale distributore di cibo biologico in Italia, che hanno presentato le idee di Liberi e Uguali per l’ambiente e hanno parlato di «Mettere in sicurezza il territorio dai rischi idrogeologici, non di condonare abusi edilizi».

Dal nuovo condono berlusconiano prende anche le distanze da destra il suo alleato Matteo Salvini, che ha cercato subito di smarcarsi: «Rilanciare l’edilizia è fondamentale, togliendo burocrazia e tagliando tasse folli come l’Imu su capannoni e negozi sfitti. Bisogna anche bloccare le aste giudiziarie al ribasso, che falsano il mercato. Ma dico no, dico fortemente no, a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi: il nostro territorio è già troppo cementificato, occorre abbattere tutte le costruzioni abusive, a partire dalle zone più a rischio».

Sulla questione interviene anche il segretario del PD Matteo Renzi: «Berlusconi propone un condono edilizio. E capisci che mancano tre settimane alle elezioni: lui ormai è prevedibile, il condono edilizio è la proposta che spunta sempre nell’ultimo mese. Sempre quella, la fantasia al potere. Salvini aspetta di conoscere la nazionalità del colpevole dell’ultimo fatto di cronaca. Se per caso è italiano e non è di colore, propone nei giorni pari di uscire dall’Euro e nei giorni dispari di rilanciare contro il condono edilizio e contro Berlusconi. Del resto l’alleanza che quei due hanno fatto vale solo per prendere i seggi, mica per governare».

Il direttore generale di Legambiente , Stefano Ciafani, è sconsolato: «Non sono bastati gli scempi consumati finora, gli ecomostri che devastano il territorio, le vittime del dissesto idrogeologico alimentato anche dall’abusivismo edilizio, gli affari delle ecomafie. Ancora una volta in Italia si vogliono premiare i furbi e per raccogliere voti, in questa campagna elettorale, torna la promessa di un nuovo e scellerato condono edilizio, che non guarda in faccia nessuno e che dimentica le illegalità consumate fino ad oggi, giustificando l’abusivismo di necessità. Una promessa, gravissima e irresponsabile, che non fa bene a nessuno, agli italiani, all’ambiente e ai territori e a tutti coloro che rispettano la legge. Il Paese ha bisogno di ben altre cose: di interventi concreti di messa in sicurezza dei territori, di legalità, riqualificazione del patrimonio edilizio e rigenerazione urbana, e interventi di risanamento ambientale, non più rimandabili, per evitare tristi pagine come quella di Bagnoli. Sono questi gli interventi e le sfide di cui si dovrebbe parlare e che dovrebbero essere al centro della prossima legislatura, e non l’assurda e insensata politica dei condoni».

Legambiente ricorda che «Secondo gli esperti, i tre 3 condoni sono stati una sciagura per le casse dello Stato e dei comuni con una spesa per urbanizzazioni colossale a fronte di quanto pagato dagli abusivi» e Cifani aggiunge: «La politica dei condoni ogni volta produce un nuovo abusivismo, moltiplica i cantieri illegali, saccheggia ed espone a nuovi rischi i territori, blocca i tentativi coraggiosi di procedere agli abbattimenti, che se pure con difficoltà in qualche parte d’Italia si cominciano a fare. L’abbattimento delle costruzioni fuorilegge è la migliore cura preventiva contro il vecchio e nuovo abusivismo. Alla prossima legislatura chiediamo una modifica normativa per far passare la competenza sugli abbattimenti dai comuni allo stato attraverso le prefetture».

Il Cigno Verde ricorda che «In Italia l’abusivismo edilizio rimane una vera e propria piaga. Accanto al vecchio abusivismo, nasce imperterrito, ogni anno, quello nuovo. Secondo le stime del Cresme Consulting, nel 2016, tra nuove costruzioni e ampliamenti di edifici esistenti, gli abusi commessi sarebbero circa 17.000. Sul fronte dei sequestri e le ordinanze di demolizione, stando ai dati raccolti in Ecomafia 2017 nel 2016, nel ciclo del cemento, sono state accertate 4.426 infrazioni, sono state denunciate 5.662 persone e compiuti 11 arresti, mentre i sequestri sono stati 1.166. La Campania si conferma la regione leader per quanto riguarda il cemento illegale, con il 17,3% dei reati, seguita dalla Puglia con il 10,1%, dalla Calabria con il 9,3% e dal Lazio con l’8,5%».

Non nasconde la sua indignazione per l’indecente proposta di Berlusconi nemmeno il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta: «Pensavamo che dopo l’uscita di scena del Ddl Falanga e lo stop alla legge regionale campana che introduceva il concetto di “abuso di necessità” l’idea di un nuovo condono edilizio fosse finalmente uscito di scena: evidentemente ci sbagliavamo. Un nuovo eventuale condono non solo legittima comportamenti illegali autorizzando a dilapidare il capitale naturale e paesaggistico del nostro Paese, ma favorisce edificazioni selvagge che provocano o amplificano il dissesto idrogeologico, mettendo rischio anche la sicurezza dei cittadini. Inoltre penalizza proprio le persone oneste che rispettano la legge, a vantaggio di quanti invece commettono abusi; senza considerare l’effetto annuncio che da il via, immediatamente, a nuovi sfregi del territorio.  Una delle priorità della prossima legislatura deve essere quella di approvare al più presto una legge per lo stop al consumo del suolo, una priorità a cui la legislatura appena conclusa colpevolmente non  è riuscita a ha voluto dare una risposta e che rappresenta una vera emergenza nazionale».

Il Wwf evidenzia che secondo i dati di uno studio del Cresme 2015 che si riferivano all’ultimo condono del 2003, »il condono edilizio è anche un pessimo affare per le casse pubbliche. Il Cresme rilevava nel 2015 che, a fronte di un importo medio di 15mila euro versato per ogni singolo abuso, gli enti locali ne hanno spesi in media 100mila per portare strade, fognature e altre infrastrutture ai nuclei illegali».

Il Wwf ricorda anche i dati Istat: «Ancora oggi bisogna frenare i ladri di territorio: se nel 2012 si edificavano 14 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, si arriva a quasi 20 ogni 100 nel 2016 (di cui 48 su 100 al Sud). Non ci possiamo permettere di fare consumare altro suolo libero, bene comune e risorsa scarsa in Italia».

Sulla base di elaborazioni del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila che da anni collabora con il Wwf, è emerso che ormai in Italia non è più  possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza incontrare un’area urbana e che dal 1950 al 2000, nella fascia di 1 km dai siti tutelati dall’Europa della Rete Natura 2000, l’urbanizzazione è salita da 8.400 a 44.000 ettari, con un incremento medio del 420%. Ancora oggi il consumo di suolo viaggia a un ritmo di circa 30 ettari al giorno, 3 m2 l secondo. Secondo L’Ispra, l’espansione urbana nel territorio è salita dall’1,8% degli anni ‘50 al 7,6% del 2016 , che sale al 10%, se si calcola anche la infrastrutturazione.

Caserta conclude: «Porre fine alla rapina del territorio non è solo questione di sostenibilità e di resilienza dei sistemi naturali, ma di credibilità delle Istituzioni. Il condono edilizio del 2003 (il terzo condono in 18 anni, gli altri nel 1985 e nel 1994) secondo l’allora ministro dell’economia e delle finanze Giulio Tremonti (Governo Berlusconi, ndr), non solo sarebbe dovuto essere l’ultimo, ma avrebbe dovuto sanare un malcostume italiano: nella realtà è si è verificato l’esattamente il contrario».

https://vigneviniequalita.edagricole.it/legislazione-normativa/legge-diniziativa-popolare-arrestare-consumo-suolo/

https://www.pressenza.com/it/2018/02/legge-diniziativa-popolare-arrestare-consumo-suolo/

http://www.casaeclima.com/ar_34005__dibattito-pubblico-grandi-opere-giornata-confronto-torino.html?mc_cid=3d328aee1b&mc_eid=5b9c9837f9

3 febbraio 2018

18 gennaio 2018

REGISTRO TUMORI IN VDA - DA DOVE SI LEGGONO I DATI?

L’Assessorato della sanità, salute e politiche sociali della Regione autonoma Valle d’Aosta e l’Azienda USL della Valle d’Aosta informano che, mercoledì 5 aprile 2017, a Catanzaro in occasione del congresso AIRTum (Associazione Italiana Registri Tumori) è stato ratificato l’accreditamento del Registro Tumori regionale da parte dell’Assemblea nazionale dei Direttori dei Registri Tumori, a seguito della valutazione favorevole espressa della Commissione Accreditamento dell’AIRTum la scorsa settimana. 

Anche lo IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) ha comunicato che i dati del Registro saranno pubblicati sul Cancer Incidence in Five Continents – Volume XI, accreditando di conseguenza il Registro anche a livello internazionale. 


L’Accreditamento A.I.R.Tum riguarda i dati relativi agli anni 2007-2012. Si ricorda che l’istituzione del Registro Tumori della Regione autonoma Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, avvenuta con deliberazione della Giunta Regionale, ha stabilito che la gestione di competenza fosse demandata all’Azienda U.S.L. della Valle d’Aosta. 
I dati del Registro Tumori (incidenza, mortalità, prevalenza e sopravvivenza) sono molto importanti in quanto strumento fondamentale per la programmazione politica e per la pianificazione delle attività socio-sanitarie. Nel primo semestre di questo anno è prevista l’elaborazione di un report, nel quale saranno presentati all’opinione pubblica, i primi risultati dell'attività del Registro regionale.

I Registri Tumori sono infatti strutture impegnate nella raccolta di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio. Quanto raccolto include il tipo di cancro diagnosticato, l’età e il sesso del malato, le condizioni cliniche in cui si trova, i trattamenti che ha ricevuto e sta ricevendo e l'evoluzione della malattia. Questi dati, trattati nel rispetto della normativa sulla privacy e utilizzati in forma anonima e disaggregata, sono essenziali per la ricerca sulle cause del cancro, per la valutazione dei trattamenti più efficaci, per la progettazione di interventi di prevenzione e per la programmazione delle spese sanitarie. 

Attualmente sono attivi 43 Registri di cui 38 sulla popolazione e 5 specializzati che seguono complessivamente circa 28 milioni di italiani, corrispondenti al 47% della popolazione residente totale.


L’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali dichiara che questo risultato testimonia la bontà dell’impegno lavorativo profuso da tempo dall’Azienda USL della Valle d’Aosta e di tutto lo staff del Dipartimento di prevenzione, rendendo utilizzabili i dati a fini clinico-epidemiologici e di programmazione sanitaria. Alla luce dell’importante lavoro epidemiologico svolto, sarà necessario rinforzare ulteriormente i rapporti tra Amministrazione regionale, i portatori di interesse e le Associazioni di volontariato che operano, nel settore, con grande attenzione e dedizione su tutto il territorio valdostano per realizzare insieme attività di prevenzione e garantire efficienza nella presa in carico del paziente oncologico.

Il Direttore generale pro tempore dell’USL sottolinea l'importanza del risultato ottenuto, ringrazia gli operatori del Dipartimento di Prevenzione impegnati nelle attività del Registro Tumori e garantisce l'impegno aziendale affinché il lavoro sinora fatto possa essere implementato e consolidato allo scopo di favorire percorsi di promozione della salute, prevenzione primaria, diagnosi precoce di malattia e cure appropriate per la popolazione valdostana.

19 dicembre 2017

CVA: DIBATTITO IN CONSIGLIO REGIONALE IN MERITO ALLE DECISIONI CIRCA LA QUOTAZIONEO MENO IN BORSA



RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. 
intervento in Parlamento del 21 dicembre 2017 
Grazie Presidente, nel mio intervento focalizzerò la mia attenzione sulla questione che riguarda la mia regione, la Valle d'Aosta, e approfitterò del tempo a disposizione per anticipare anche la dichiarazione di voto. Voglio innanzitutto sottolineare un fatto che giudichiamo positivamente. Il Governo, per voce del viceministro Morando, ha pubblicamente riconosciuto che in questi anni alla Valle d'Aosta è stata chiesta una compartecipazione eccessiva al ripianamento del debito dello Stato. Questa affermazione, che condividiamo senz'altro avendola più volte denunciata all'interno di quest'Aula e non solo, è certamente suffragata dai fatti. Un dato per tutti fornito in questi giorni dalla regione: negli ultimi sei anni la Valle d'Aosta ha concorso alla finanza pubblica dello Stato per un totale di un miliardo e 256 milioni di euro. Un dato che se vogliamo capire meglio dobbiamo rapportare a quella che è la popolazione valdostana e ne dedurremmo che, appunto, fatta la proporzione tra questa cifra e la popolazione valdostana, ad ogni valdostano, dall'ultimo neonato al più anziano, e come se fossero stati prelevati in questi anni la bellezza di circa 10.000 euro a testa.

Dunque, il confronto tra la regione e il Governo alla luce di questa Legge di bilancio si è svolto con un comune obiettivo: quello di rendere più equa questa situazione. Dirò più avanti le contrarietà sulle traduzioni concrete di questa volontà ma sono certo della buona fede che ha guidato l'azione del Governo e riconosco lo sforzo fatto nel reperire le risorse finanziarie che hanno portato alla formulazione dell'emendamento che ci riguarda. Per spiegare meglio però perché non condividiamo l'emendamento governativo, così come è stato formulato, è bene fare qualche passo indietro. All'origine di queste iniquità che descrivevo, c'è il decreto legge n. 95 del 2012 sul quale grava una sentenza dalla Corte costituzionale, la n. 77 del 2015. Tale sentenza, riferendosi al contributo richiesto alla regione, afferma che, virgolettato, “esso è espressamente circoscritto, temporalmente, fino al 2017”. Ora, sulla base di questa sentenza è in corso un nuovo ricorso conto il decreto del MEF del 9 maggio scorso che si basa sostanzialmente su una diversa interpretazione dell'applicabilità, o meno, di questa legge nell'anno in corso. Su questo contenzioso avremo la sentenza nel prossimo mese di marzo ma una cosa appare chiara, almeno a me che non sono un fine giurista ma un semplice montanaro, che se quella sentenza dice che il contributo è espressamente circoscritto fino al 2017 non si può certo pensare che vi siano altri accantonamenti a carico della regione dal 2018 in avanti. Ora stranamente l'emendamento governativo, dove ho l'impressione che la mano del funzionariato forse abbia prevalso su quella della politica, pur prevedendo una riduzione, anche significativa, degli accantonamenti riconferma fino al 2020 e oltre, facendo, a mio avviso paradossalmente, esplicito riferimento alla sentenza della Corte costituzionale che, come dicevo, li circoscrive fino al 2017. È quindi prevedibile, dati i precedenti, che questa impostazione genererà altri contenziosi dai quali ne deriverà che, delle due l'una, o lo Stato o la regione dovranno rimettere mano ai loro bilanci.

Ecco perché, signor Presidente, signori del Governo, il mio voto alla manovra sarà un voto di astensione mentre confermo la volontà di rinnovare, se sarà posta come immagino, la fiducia al Governo. Un voto di fiducia che vuole essere un auspicio soprattutto. Io, appunto, mi auguro che, anche perché credo sia interesse sia dello Stato sia dalla regione Valle d'Aosta, si utilizzi anche quest'ultimo scampolo di legislatura per continuare un confronto e trovare soluzioni diverse da quelle che oggi discutiamo. Si darebbe tra l'altro, così, seguito anche all'ordine del giorno del senatore Laniece, accolto dal Governo come raccomandazione, che ad oggi risulta disatteso. Grazie.