12 gennaio 2022

SPIKE E VACCINI A MRNA

Prof. Paolo Bellavite può spiegare  brevemente, come funzionano i vaccini a mRNA?

Questi vaccini funzionano inserendo, tramite una particella lipidica, un acido nucleico nella cellula. Quando vi è entrato, l’acido nucleico insegna alla cellula a produrre una proteina denominata spike, che è propria del virus. A quel punto la cellula, producendo la proteina spike, la espone sulla propria membrana e va in questo modo a stimolare il sistema immunitario, che la riconosce come estranea.

Il problema qual è? Come ho scritto in diversi articoli, mentre nella teoria proposta dalle case farmaceutiche queste spike sarebbero prodotte solamente dalle cellule del sistema immunitario e si tratterebbe semplicemente di un’autostimolazione del medesimo, nella realtà dei fatti le spike sono prodotte anche da altre cellule e in molte parti del corpo – compresi il cuore, i vasi sanguigni, il pancreas, il fegato e la tiroide – e, quindi, si possono verificare reazioni gravi contro tali cellule, che hanno prodotto la spike, dato che si comportano come se fossero state infettate dal virus. La differenza è che se ci fosse il virus, sarebbe questi a riprodursi, con la spike del vaccino si riproduce la spike. Però, dal punto di vista pratico e biologico, il risultato è il medesimo.
Non sappiamo inoltre come si controlla questo prodotto, che resta in circolo qualche giorno, né come si comporta la spike. Non si comprende come mai in alcuni soggetti il vaccino sia come assumere acqua fresca e, in altri, si abbiano reazioni anche gravi, perfino a distanza di tempo – dato che si somma il problema dell’autoimmunità. 

Le spike, infatti, assomigliano ad alcune proteine del nostro corpo e, quindi, il sistema immunitario, prima, si rivolge contro le spike e, poi, per motivo di similitudine, può rivolgersi contro gli stessi tessuti del corpo. Ecco, quindi, scattare il fenomeno autoimmunitario. Le miocarditi pare siano dovute all’innescarsi di questo meccanismo. E infatti non insorgono nei primissimi giorni, ma a distanza di qualche tempo».

estratto di una intervista di Simona Frigerio al prof. Paolo Bellavite



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