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FILM "TRASHED: OPINIONI A CONFRONTO SUL DOCUMENTARIO TRASMESSO ANCHE IN RAI
PUNTI DI VISTA ....
La Sig.a Paola Muraro dell'associazione ATIA-ISWA Italia si lamenta con la Rai Tv per la messa in onda del documentario "TRASHED".
Nel documentario rileva la presenza di alcune notizie false e fuorvianti, per esempio l’affermazione di Vyvian Howard secondo la quale la diossina presente nel mondo è generata fra il 50 e l’80% dall’incenerimento dei rifiuti. Questa è smentita da risultati di numerosi Enti di Ricerca internazionali, che dimostrano il contrario. Solo a titolo di esempio, rilevazioni e studi di ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente italiano) dimostrano che dall’anno 2000 nel nostro Paese le diossine prodotte dai termovalorizzatori sono inferiori allo 0,05% di quelle complessivamente emesse dalle diverse fonti (residenze, traffico, industrie, generazione elettrica…). Altri studi recenti compiuti in Italia, dimostrano che le diossine emesse dai moderni termovalorizzatori sono comprese tra l’1 ed il 2% dei limiti imposto dalla normativa europea (e non 1.300 volte superiori, come viene affermato nel servizio).
La città di San Francisco ha deliberato nel 2000 di voler raggiungere l’obiettivo Rifiuti Zero nel 2020, ma ad oggi, pur avendo posto in atto un eccellente sistema di recupero di materie attraverso una efficace raccolta differenziata, smaltisce in discarica ogni anno poco meno di 500 kg di rifiuto per ogni suo abitante: più del doppio di quanto viene smaltito in Italia. Ciò dimostra che un sistema virtuoso come quello di San Francisco non può rinunciare agli impianti di smaltimento, a supporto di quelli di recupero.
Supportare le affermazioni sulla nocività dell’incenerimento con le immagini dei bambini vietnamiti, nati in zone bombardate col Napalm, erbicidi e defoglianti (il famigerato Agent Orange) contenenti diossine, è sicuramente d’effetto, ma non può che essere considerato distorsivo della realtà perché privo di ogni correlazione con il tema del servizio.
Certamente altre parti del documentario sono condivisibili e generano allarme in tutti noi, come quella riguardante l’inquinamento dei mari causato dalle plastiche per gli impatti che la loro diffusione genera nell’ecosistema.
In Italia è sempre più difficile realizzare le opere infrastrutturali necessarie ad assicurare la gestione di servizi essenziali, come quello dei rifiuti. Questo stato di cose ha portato molta parte del Paese a non essere più autosufficiente nella gestione dei rifiuti, con conseguenti gravi pericoli di ordine sanitario che incombono sulle popolazioni.
In mancanza del coraggio, da parte degli amministratori pubblici, di gestire il dissenso dei comitati che teorizzano che la soluzione debba essere ricercata nel superamento dell’attuale modello attraverso il progetto Rifiuti Zero
(progetto questo che non è stato realizzato in nessuna parte del Mondo), la soluzione principale è oggi quella di esportarli in Paesi come la Germania, l’Olanda, la Svezia ed altri del Nord Europa, con pesanti ripercussioni economiche a carico dei cittadini e dello Stato.
Questo stato di cose non è presente con la stessa cruenza in altri Paesi, in particolare quelli nord-europei, perché la fiducia nelle Istituzioni e negli Organi di controllo è, per i loro cittadini, una certezza che non può e non deve essere messa in discussione.
ATIA-ISWA Italia
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La replica di Rossano Ercolini
L'intervento della presidente di ISWA Italia, Paola Muraro
di fronte ad un fatto di “normale informazione” proposto da RAI 3 che ha
ritenuto di programmare la visione del film-documentario TRASHED
(premiato tra l’altro da CINEAMBIENTE TORINO 2013) ripropone il
“riflesso condizionato” soprattutto di questa associazione che è quello
di difendere le “ragioni sindacali” dei “fabbricanti e gestori di
inceneritori”.
Anzichè mettere in luce tutte le gravi “criticità” dei
processi di smaltimento (compresi quelli con recupero di energia che
comunque ricadono per la normativa europea dentro questa tipologia) per
enfatizzare l’attuazione delle buone pratiche di raccolta differenziata
porta a porta finalizzata a riciclo/compostaggio, di riparazione/riuso e
soprattutto di graduale “exit strategy” dal modello usa e getta si
“indigna” perchè il film (visto da centinaia di migliaia di italiani e
“sponsorizzato” da Zero Waste Italy per il coraggio culturale e
l’indipendenza di giudizio) si atteggia a “difensore d’ufficio” della
lobby dell’incenerimento.
Intanto: la RAI 3 ha fatto bene (grazie
dirigenza) a “passare” questo “documento” in quanto, comunque
“registrazione” di una diffusa preoccupazione da parte della opinione
pubblica circa TUTTE LE GESTIONI DEI RIFIUTI INCENTRATE SUGLI
SMALTIMENTI (in discarica o/e negli inceneritori). Saranno poi gli
spettatori a formulare le loro “conclusioni”. Per anni abbiamo assistito
impotenti alla deformazione informativa tutta sbilanciata a favore
della “trufffa” della “termovalorizzazione” (che non esiste nei dettati
normativi europei e nazionali ma che è stata inventata dalle “pubblic
relations” delle lobbyes dell’incenerimento (ricordate Piero Angela con
Quark schiacciato a favore degli inceneritori e peggio ancora Veronesi a
“Che tempo che fa” ?).
Ora che gli inceneritori di TUTTA EUROPA sono in
crisi per effetto della diffusione delle buone pratiche (anche in
Italia e in… Danimarca!) non stupisce che la “loro” rappresentanza li
difenda per “partito preso”. E dire che ISWA international ed Italia
cerca di “accreditarsi” come sostenitrice di “zero waste…in discarica”
con lo scopo malcelato di favorire l’altra forma di smaltimento :
l’incenerimento.
E il tutto senza dire che comunque gli inceneritori
necessitano comunque di ben 2 tipi di discariche: una per le ceneri del
forno ed una per le tossiche ceneri del camino. Non a caso TRASHED fa
vedere tra l’altro la lotta oltre che contro le discariche per rifiuti
“tal quali” (in Libano ed in Indonesia) anche di un gruppo di cittadini
inglesi contro una micidiale discarica per ceneri.
Nel merito la presidente di ISWA Italia che si scaglia contro la
strategia rifiuti zero (eppure abbiamo detto che la sua associazione
“scimmiotta” la freseologia degli “zero waste (forse per esigenze di
marketing?) ed anzi a più riprese noi “vituperati” siamo stati oggetto di
ripetuti inviti ai suoi “ambigui” convegni” per un’ancronistica
“sviolinata” a favore dei “malmessi” inceneritori (anche la Danimarca ha
definito una graduale “exit strategy dall’incenerimento”!) approccia in
modo approssimativo alcuni argomenti.
1-gli inceneritori non sarebbero più un pericolo sanitario rilevante;
2-la strategia rifiuti zero non sarebbe credibile nè a livello internazionale che nazionale/europeo
Sul primo argomento addirittura vorrebbe “crocifiggere” l’ex
presidente mondiale di ISDE Vivyen Howard uno stimatissimo scienziato
che correttamente afferma che gli inceneritori sarebbero i principali
responsabili fino ad oggi delle micidiali diossine. Si controdeduce che
dal 2001 le diossine non sono più causate per l’80% dalle combustioni di
rifiuti (impianti per RSU, per rifiuti ospedaliere e per “biomasse
trattate”) ma anche e soprattutto da altre fonti. Howard non entra nel
dettaglio della evoluzione degli “inventari” ma fa una affermazione che
riguarda almeno fino al 1994 che MOSTRA in tutti i paesi
industrializzati che l’incenerimento dei rifiuti valeva complessivamente
molto vicino a questa percentuale. E’ vero che con l’evolversi
normativa adesso l’incenerimento (vedi dati USA e della Germania) è
divenuta la SECONDA FONTE DI DIOSSINA (dopo la lavorazione dei metalli:
ricordiamoci dell’ILLVA DI TARANTO!) ma è da considerarsi sempre una
notevole preoccupazione sanitaria. E questo senza sottovalutare il
crimine della combustione all’aperto dei rifiuti (la triste “Terra dei
Fuochi”) e/o delle discariche per rifiuti “tal quali” (come quello
operato fino a pochi mesi fa dal gestore della discarica di
Malagrotta…ma potremmo anche aggiungere di Peccioli in Toscana e di
molti altri casi in Italia nel silenzio di ISWA!)
La presidente, invece,
CI DICA DOVE VANNO LE CENERI TOSSICHE derivanti dalla combustione dei
rifiuti operata dagli inceneritori italiani che nessuno sa dove
finiscano (che rappresentano circa il 30% dei rifiuti bruciati) che in
Germania finiscono nelle miniere di salgemma e in Danimarca invece …in
Norvegia con buona pace della ipocrisia “rifiuti zero in discarica”;
Su San Francisco e sulla pretesa “velleità” di Rifiuti Zero: intanto
semmai è la (ex) inceneritorista Danimarca che produce la più alta quota
procapite di rifiuti in Europa (con oltre 700 kg) seguita a ruota dalla
non proprio cosi’ “virtuosa” Olanda che vi è vicino.San Francisco al
2012 toglieva ben 82% dallo smaltimento (includendo i rifiuti da
demolizione edilizia palesando un sistema diverso di contabilizzazione
dei flussi rispetto a quello europeo che separa i rifiuti solidi urbani
da quelli “speciali”).
Se in Italia si dovesse includere il flusso della
“demolizione” avremmo quote che arrivano a 1000 kg procapite!
Personalmente sono stato a San Francisco ed oltre ad aver visto
all’opera la raccolta porta a porta dei “magnifici tre” e cioè con tre
contenitori (uno per l’organico, uno per il “secco” compresa la carta
oltre a vetro, plastica e metalli, uno per il “residuo” non riciclabile)
negli alberghi, nei ristoranti (ottimo è il training verso cuochi e
camerieri perchè separino lo scarto organico) e nelle residenze ho avuto
modo di visitare l’impianto RECOLOGY che impiega oltre 200 addetti nel
separare i materiali secchi con una capacità “performativa” notevole
abbinando selezione manuale (ben protetta per i lavoratori) con i set di
“lettori ottici”. Ma forse la signora presidente dovrebbe guardare ai
casi italiani: che dire del Veneto che fa praticamente a meno degli
inceneritori con risultati eccellenti nelle raccolte differenziate e
nella riduzione dei rifiuti? Che dire di realtà come per esempio nella
piana di Lucca e dell’empolese Val D’Elsa (rispettivamente 80.000 e
220000 abitanti) dove senza gli inceneritori si gestisce praticamente il
90% del rifiuto in sicurezza dando molti posti di lavoro e a costi
molto più bassi di dove si trovano comuni con gli inceneritori (a Parma
una tonnellata da bruciare costa oltre 150 euro! Ed ora che la città ha
raggiunto il 70% con il porta a porta l’inceneritore brucia solo per
una potenzialità di circa il 40%).
Capannori, poi, attuale meta di
delegazioni da tutta Italia ed Europa che destino avrebbe avuto se la
comunità non opponendosi avesse fatto realizzare gli inceneritori della
Regione Toscana (ricordarsi di quando nel 2008 la magistratura ha poi
fatto chiudere l’inceneritore di Pietrasanta perchè falsificava i dati?
Altro che affidarsi agli inceneritori e al “sistema integrato”?
E’ stato
il non ancora sostituito commissario all’ambiente dell’UE a dire che
RIFIUTI ZERO E’ POSSIBILE ED AUSPICABILE… proprio nel momento in cui il
complesso “governo europeo” sta affermando PER MOTIVI ECONOMICI che nel
“cassonetto c’è una miniera urbana” (il famoso “urban mining” da
applicare al tempo della “scarsità conclamata delle risorse”).
Evidentemente prima l’incenerimento era IMPOPOLARE solo per le comunità
per motivi soprattutto sanitari ed ambientali. Oggi diventa impopolare
anche per motivi economici visto che si “brucia” risorse dall’elevato
valore economico, occupazionale e di mercato.
Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Europe, vincitore del Goldman Environmental Prize 2013
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