5 gennaio 2010

PER CAPIRE QUALE POSSA ESSERE IN FUTURO IL RUOLO DELL'ORR (OSSERVATORIO REGIONALE RIFIUTI)

Partecipate ai 4 sondaggi in materia di scenari smaltimento rifiuti qui accanto.

Bastano quattro semplici click!

Per leggere le ultime notizie sull'argomento, leggete i blog che seguono.

Firma e fai firmare la petizione per creare un Centro regionale di compostaggio per la frazione organica.

Scarica il modulo >>>
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http://www.ildenaro.tv/frontend.php/content/show/ContentId/2378


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http://www.consiglio.regione.vda.it/banche_dati/video_on_demand_dettaglio_i.asp?ID=3281&flash=1


Nella riunione del Consiglio Regionale di mercoledì 13 e giovedì 14 gennaio 2010 avrà luogo la discussione anche della seguente interpellanza:


I sottoscritti Consiglieri regionali del Gruppo “VdA Vive - Renouveau”, pregano di iscrivere all'ordine del giorno del prossimo Consiglio la seguente

INTERPELLANZA

APPRESO dell'abbandono da parte del rappresentante delle associazioni ambientaliste dell'Osservatorio regionale sui rifiuti;

RICORDATO l'importante ruolo che la legge regionale n. 31 del 3 dicembre 2007 (Nuove disposizioni in materia di gestione rifiuti) affida all’Osservatorio regionale dei rifiuti al fine di garantire la piena attuazione degli obiettivi di gestione dei rifiuti urbani previsti dalla sopraccitata legge e da quelli indicati nel Piano regionale di gestione dei rifiuti;

RICORDATI anche i continui cambi di orientamento in materia di trattamento rifiuti manifestati in questi mesi dalla Giunta regionale;

SOTTOLINEATA l'importanza che tale organismo potrebbe assumere come supporto all'azione dell’Amministrazione regionale e come strumento di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento di enti, imprese e cittadini in questo fondamentale settore;

i sottoscritti Consiglieri regionali

INTERPELLANO

la Giunta regionale per sapere:

1)quali ragioni hanno motivato l'abbandono da parte del rappresentante delle associazioni ambientaliste dell'Osservatorio regionale sui rifiuti;

2)come si intendono organizzare i lavori dell'Osservatorio nel prosieguo dell’attività dello stesso.


Alberto BERTIN
Giuseppe CERISE



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Il littering è il termine che contraddistingue la cattiva abitudine di gettare o abbandonare rifiuti in giro, che diventa sempre più un problema nei luoghi pubblici.

Molti comuni cercano misure adatte per combattere il littering.

Le bottiglie per bevande di PET rappresentano in media lo cinque percento del littering.

La parte degli imballaggi per bevande sull‘intero littering è semplicemente di 16 percento.
In Germania, dove dall‘introduzione del deposito sono abbandonati per strada molti più cartoni plastificati che bottiglie di PET.

PET è un materiale valido ecologicamente, che si può riutilizzare ottimamente e smaltire al 100 percento senza pericolo.

4 gennaio 2010

SCENARI FUTURI: MODELLO SAN FRANCISCO ALL'AVANGUARDIA

Il modello adottato in America a San Francisco (California) in materia di gestione e smaltimento rifiuti e per la diffusione e l'accesso a internet senza fili - a prezzo contenuto - può essere un valido modello a cui ispirarsi.

Partecipate ai sondaggi qui accanto ed esprimete la vostra valutazione.

Per leggere le ultime notizie sull'argomento >>>



Si al diritto al riciclo totale dei materiali.

http://www.sfenvironment.org/
http://www.sfenvironment.org/our_programs/topics.html?ssi=3&ti=5

Si al diritto fondamentale all'accesso alla rete in ogni punto del nostro territorio regionale, che costituisce un diritto base per la democrazia e per le pari opportunità dei cittadini utili a favorire conoscenza e mobilità sociale.

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30 dicembre 2009

MAXI VERTICI E COSTI SPROPOSITATI

Alcune agenzie stampa ben informate indicano in 45.000 le persone che hanno viaggiato per partecipare al summit di Copenhagen, speranzose che fosse il luogo e l’evento dove il nuovo Trattato sul clima avrebbe visto la luce.
Risultati tangibili non sono stati raggiunti anche perchè i paesi più influenti non vogliono più un accordo globale, ma preferiscono incontri con numero limitato di partecipanti e posizioni pre-confezionate. Inoltre è stato osservato come il sistema politico americano imponendo il consenso del Congresso su ogni impegno internazionale di fatto blocca l’autonomia del Presidente pro-tempore. Anche la politica dell’Unione Europea è stata deficitaria: avrebbe potuto bocciare la proposta USA, appoggiando con forza la posizione “o un accordo serio o niente”, ottenendo almeno il consenso dei paesi non industrializzati e invece niente di questo è avvenuto.
Un vertice dai maxi costi e dai mini risultati.

Come contribuire ad uscire dall'impasse:

-indicare i Paesi che devono ridurre le emissioni di gas serra e non lo fanno

- organizzare campagne informative per non comperare prodotti provenienti da tali Paesi

- spiegare ai consumatori nei vari paesi che potrebbero, con qualche piccolo costo personale, punire gli inquinatori e non far dormire più sonni tranquilli ai loro governi.

27 dicembre 2009

SCENARI E DECISIONI NON PARTECIPATIVE...

Firma e fai firmare la petizione per creare un Centro regionale di compostaggio per la frazione organica.

Scarica il modulo >>>
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Lettera aperta - Confronto negato su temi importanti.

Scenari in materia di smaltimento rifiuti in Valle d’Aosta (pirogassificatore) e decisioni non partecipative.

La democrazia partecipativa attribuisce a tutti i cittadini livelli di responsabilità e consapevolezza maggiori, consentendo loro di essere coinvolti nelle varie fasi del processo decisionale, che per sua natura è dialettico e dinamico e consente di interagire in un confronto continuo fra le idee in campo e gli scenari possibili. Dispiace prendere atto del mancato radicamento nelle nostre istituzioni dell’abitudine al confronto nei processi decisionali importanti come quelli che riguardano le grandi opere pubbliche o la gestione dei rifiuti, materia in cui, scelte sbagliate, possono incidere direttamente sulle tariffe e quindi sul portafoglio dei cittadini. Pur se il dibattito pubblico non è la sede in cui assumere decisioni che spettano ai vari decisori politici (sindaci, Comunità montane, giunta regionale), non consentire una modalità di confronto in vista di decisioni importanti è un segnale negativo. Esistono rappresentanti di comitati (Comitato Rifiuti Zero Vda) e di associazioni (Legambiente vda, Codacons vda, ecc.) attivi sul tema specifico, che non sono stati coinvolti, neppure attraverso l’Osservatorio regionale sui rifiuti.
Compiono, invece, un buon lavoro quelle amministrazioni pubbliche che riescono attraverso processi di progettazione condivisa a coinvolgere tutti le parti attive presenti sul proprio territorio.

Andrea Piccirilli
Aosta


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La difficile costruzione delle regole sulla sussidiarietà
Tocca agli operatori del diritto rispondere alla chiamata


da www.labsus.org Lunedì 28 Dicembre 2009 | Fabio Giglioni

Un punto di domanda ricorrente tra i cittadini che intendono avvalersi del principio di sussidiarietà orizzontale continua a restare quello relativo alle regole da seguire. Il principio, infatti, comincia a essere conosciuto, ma permangono incertezze sulle modalità da far valere concretamente. E tali dubbi pervadono anche amministratori e dirigenti che, a fronte di un principio costituzionale abbastanza preciso, si trovano poi ad applicare istituti e regole che spesso contrastano con quei principi e, di fronte all’incertezza e alle responsabilità che ne conseguono, preferiscono percorrere strade già conosciute.
L’atto giuridico più idoneo a regolare la sussidiarietà è il negozio volontario
Il contrasto tra principi e regole concrete da applicare negli ordinamenti liberali e democratici deve trovare un’armonizzazione negli interventi del legislatore o della giurisprudenza. Il legislatore può intervenire dando una concreta applicazione del principio che s’intende far valere costruendo un sistema di regole appropriato, abrogando quelle in contrasto o innovandole. La voce flebile del legislatore...Qualcosa è stato fatto in questo senso negli anni più recenti e la sezione norme di questa rivista lo dimostra. Tuttavia è fin troppo evidente che gli interventi del legislatore si concentrano in specifici settori, innovando su alcune politiche. Interventi generali e generalizzanti sono difficili da rintracciare e, perfino, da ipotizzare: la fattispecie dell’articolo 118, comma 4 della Costituzione è, infatti, così ampia che la definizione di regole valide per ogni circostanza appare un’impresa quasi impossibile. E anche se si tentasse questa via si avrebbero due inconvenienti: il primo consisterebbe nel rischio di ridurre gli spazi di autonomia di istituzioni e cittadini che, invece, costituiscono il presupposto indefettibile delle relazioni di sussidiarietà (al massimo, il legislatore potrebbe intervenire per definire un metodo di confronto più che dei contenuti veri e propri come ha fatto la regione Toscana); il secondo sarebbe quello di accrescere, paradossalmente, lo stato di incertezza dell’applicazione del principio dal momento che la generalizzazione delle regole amplia il grado di astrattezza entro cui far ricadere le fattispecie concrete, cosicché ci si domanderà sempre se siano proprio quelle fattispecie rivendicate dai cittadini a dover essere interpretate secondo le regole astratte costruite (si pensi in proposito all’applicazione dell’istituto della dichiarazione di inizio attività che ha avuto positivo seguito solo quando è applicato in specifici settori dove vi è una disciplina di riferimento che richiama questo istituto e che invece ha avuto scarso successo come applicazione dell’art. 19 della legge numero 241 del 1990 dove si aveva la pretesa di sostituirlo a qualsiasi procedimento di autorizzazione).Peraltro, fondandosi le esperienze di sussidiarietà su un’alleanza tra istituzioni e cittadini, è naturale supporre che l’atto giuridico che suggella per eccellenza questo fenomeno debba essere il negozio volontario (intese, patti, accordi comunque denominati), sicché sembrerebbe più logico aspettarsi che il legislatore concentri la propria attenzione sulla capacità di questi accordi di derogare alle ordinarie regole da seguire da parte degli amministratori definendo condizioni e campi di applicazione....e la penna incerta dei giudici L’altro strumento per elaborare un corredo di regole comuni che armonizzi il contrasto tra principi nuovi e istituti già vigenti è, come detto, la giurisprudenza. Tale constatazione è vera in generale e tanto più nel diritto amministrativo che proprio dalla giurisprudenza trova origine e alimento; oltretutto, nel caso specifico, il contributo della giurisprudenza è quanto mai auspicabile proprio in ragione dei limiti che il legislatore incontra. Su questo piano si può constatare che la giurisprudenza amministrativa riconosce al principio una valenza giuridica propria, come autorevolmente riconosciuto di recente dal Consiglio di Stato nella sentenza numero 6094 del 2009. Ciononostante il contributo della giurisprudenza alla costruzione delle regole da applicare è ancora scarso e ciò sembrerebbe principalmente dovuto alla pretesa di privilegiare una sola delle due letture possibili del principio. Del resto, la stessa giurisprudenza amministrativa (vd. la sentenza del TAR Sardegna numero 2407 del 2007) ha chiarito che il principio può essere declinato positivamente o negativamente. Positivamente, il principio dovrebbe essere utilizzato per legittimare una distribuzione asimmetrica delle risorse pubbliche per favorire solo i cittadini che abbiano intrapreso iniziative che soddisfino interessi generali; negativamente, il principio verrebbe invocato per delimitare la sfera d’intervento dei poteri pubblici in favore dei privati che vedono ampliata la propria o comunque preservata da interventi restrittivi delle autorità pubbliche. La prima declinazione appare particolarmente problematica perché potenzialmente in contrasto con alcuni principi cardini del diritto amministrativo: il principio di legalità, il principio di imparzialità e con quelli che reggono la responsabilità dei dipendenti pubblici; la seconda declinazione si modella su una visione tradizionale dei rapporti tra poteri pubblici e soggetti privati che ricalca lo schema del paradigma bipolare del diritto amministrativo. È probabilmente questa la ragione per cui la giurisprudenza, sebbene non neghi la possibile doppia lettura del principio, finisca per privilegiare solo la seconda.Da un punto di vista giuridico l’interpretazione negativa del principio può poggiare su basi giuridiche più solide ma, allo stesso tempo, si può ben dire che si tratta di una scelta riduttiva della valenza del principio. Per quanto sia vero, infatti, che l’interpretazione positiva del principio apra una serie di problemi con istituti tradizionali del diritto amministrativo, la circostanza che il principio sia sancito in sede costituzionale obbliga comunque gli interpreti ad adeguare la lettura di quel principio con gli altri menzionati: si tratta di un’operazione difficile, ma che deve essere tentata per consentire un’applicazione fedele del dettato costituzionale. È proprio accettando questa sfida che sarà possibile costruire le regole che sembrano necessarie per dare più solida applicazione al principio.E la dottrina?In questo senso sarebbe anche auspicabile un supporto maggiormente costruttivo della dottrina che dovrebbe contribuire a creare le premesse culturali necessarie a sostenere interpretazioni più coraggiose da parte della giurisprudenza, come anche è avvenuto in passato. Tanto più che a ben vedere qualche piccolo spiragliointeressante la giurisprudenza lo ha fatto intravedere in passato (ad esempio nella sentenza del TAR Liguria numero 1479 del 2003).È necessario intraprendere azioni concrete di contaminazione tra dottrina e giurisprudenza affinché il principio possa dotarsi di quelle regole che rendano più sicure le iniziative dei cittadini: in gioco non sono solo gli interessi di qualche gruppo, particolarmente meritevole, ma gli interessi di chi abbia a cuore la qualità stessa della nostra democrazia.

24 dicembre 2009

E' NATALE ...

E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.

E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.

E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.

E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.

E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.

E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.



Madre Teresa di Calcutta



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