11 maggio 2010

GESTIONE RIFIUTI IN VALLE D'AOSTA: UN DOSSIER DA RIAPRIRE

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo:

Gestione rifiuti in Valle d’Aosta: un dossier da riaprire.

Mentre non solo la comunità scientifica ma anche gli economisti riconoscono l’utilità sociale, ambientale ed economica della strategia nota come “Rifiuti Zero”, improntata al riciclo totale, in Valle d'Aosta si continua a perseguire la vecchia strada del ciclo integrato e della “distruzione” dei rifiuti con aumento dei costi per i cittadini (TIA o TARSU che sia), oltre che dei costi ambientali e sanitari. In Valle d’Aosta la scelta politica seguita fino ad oggi è quella di garantire il business a chi produce o gestisce i nuovi impianti. Non sono state prese in considerazione le nuove alternative concrete, efficaci e ormai collaudate positivamente sia in termini ambientali che sanitari ed economici. Abbiamo ancora tempo per modificare le scelte fatte, fermando la costruzione del gassificatore o pirogassificatore e rivedendo il relativo Piano regionale. Questo sarà possibile solo se i cittadini potranno essere informati sui fatti e i dati in modo completo. Cambiare strada è possibile creando occupazione, risparmio di denaro pubblico, riducendo le tasse e recuperando materia. Perché scegliere il peggio (o quanto meno il meno peggio) come strategia ad alto costo, quando si può avere il meglio con bassi costi? Quando si affronta la questione rifiuti si finisce nella peggiore ipocrisia e nella sudditanza alle grandi lobby che trascurano l’interesse generale.
In Italia, il paese con più sanzioni da parte dell’Unione Europea in tema di rifiuti, le lobby hanno abilmente cambiato il senso delle parole e, come dice Paul Connett (consulente Onu per la questione rifiuti), con una politica corrotta si pretende di usare “macchine magiche” (termovalorizzatori, gassificatori, torce al plasma, ecc...) per chiudere il ciclo dei rifiuti, senza organizzare una raccolta differenziata di qualità. A livello regionale, nei piani energetici si parla del trattamento dei rifiuti come principale fonte di energia rinnovabile su cui puntare. Questa scelta è scellerata, sia sotto il profilo economico, sia sotto quello della salute dei cittadini.

Nuovi studi: il rapporto IEFE Bocconi 2010
Nelle scorse settimane è stato pubblicato il rapporto dell’IEFE della Bocconi sull’analisi economica della gestione rifiuti. Si tratta di un raffronto completo tra i vari metodi e le diverse strategie. Questo studio evidenzia come non sia puramente una questione di natura ambientale bensì economica (soprattutto alla luce della crisi di sistema che si sta attraversando, ma anche rispetto al costo sanitario nel lungo periodo), la necessità di puntare su riduzione, riuso, riparazione e ricerca di miglioramento dei prodotti di scarto e quindi sulla strategia “Rifiuti Zero”.


Il cattivo esempio valdostano. Cosa vogliono fare.

In Valle d'Aosta, invece di valutare i dati edi fatti si tira diritto per costruire le “macchine magiche” che rendono solo a chi le costruisce e le gestisce, a discapito delle casse pubbliche, delle tasche dei cittadini e dei costi ambientali e sanitari. Il “ciclo integrato” scelto della Regione Valle d’Aosta propende verso la strada della gassificazione o pirogassificazione (anche cambiando nome alla “macchina magica” la sostanza non cambia). Costruire questo mix tecnologico costerà alla comunità, sia in termini economici (oltre 50.000.000 di Euro e il preannunciato aumento delle tasse ai cittadini), sia in termini di salute. Il gestore costruirà gli impianti, i valdostani pagheranno la raccolta dei rifiuti all'impresa incaricata e sosterranno anche i costi di macchine voraci da alimentare a rifiuti. Non è infatti un caso che in Valle d'Aosta i progetti di potenziamento della raccolta differenziata approvati prevedono una raccolta ancora di bassa qualità (così, i contributi CONAI saranno decurtati e la fatica dei cittadini mal ricompensata). Questo è il ciclo integrato valdostano!

Le alternative ci sono e sono collaudate.
Non solo nella lontana San Francisco, portata ad esempio da Paul Connett, ma molto vicine a noi, in Italia. Si tratta di miriadi di comuni che hanno puntato sulla raccolta differenziata raggiungendo percentuali del 80-90%. Tutto ciò smentisce nei fatti il concetto secondo cui tanta raccolta differenziata significa aumento dei costi! E ci sono due esempi: il Centro di Vedelago dell’imprenditrice Carla Poli e la Cooperativa sociale Apas di Palermo, che dimostrano che la partita rifiuti, fuori dal ciclo integrato e centrata sulla strategia di Rifiuti Zero non solo è possibile, ma anche occasione di risparmio per le casse pubbliche, per i cittadini, fonte di nuova occupazione e di salvaguardia della salute e delle risorse. Il Centro di Vedelago ha dimostrato che i rifiuti sono in realtà una risorsa che può rendere dal punto di vista economico. La Cooperativa Sociale Apas di Palermo ha dimostrato che si può creare occupazione, soprattutto per i soggetti disagiati, raggiungendo altissimi livelli di raccolta differenziata. I rifiuti conferiti alle piattaforme per il recupero-riuso-riciclo non sono un costo per le casse pubbliche e per i cittadini, bensì un guadagno, in quanto costituiscono di fatto materia prima.
Qualcuno può obiettare che in Valle d'Aosta la raccolta differenziata spinta non si può fare per due ragioni: perché costa troppo e perché i valdostani non la vogliono fare. La risposta che si può dare è la seguente:
- la raccolta differenziata “porta a porta” la reggono le casse di piccoli comuni da 15 mila abitanti e quindi la può sostenere tranquillamente anche un comune più grande;
- la raccolta differenziata non è un costo ma un'entrata in quanto recupera materia prima che si vende per il riciclo-recupero-riuso;
- la raccolta differenziata può anche essere realizzata su larga scala come “indifferenziata”, adottando successivamente un semplice impianto di smistamento;
- parte dei costi per una vera differenziata “porta a porta” avrebbero una ricaduta sociale in quanto si creerebbe nuova occupazione;
- i cittadini risparmierebbero, anche molto, su quanto oggi (e domani con il nuovo impianto di Brissogne) pagano in tasse al proprio Comune o alla Regione.

Se i Valdostani venissero a conoscenza che al posto di una “macchina magica” che brucia risorse (naturali ed economiche) e rischia di seminare sostanze cancerogene sulle loro teste, vi è la possibilità di creare un centro come quello di Vedelago ed un sistema che dà occupazione (magari con cooperative sociali come la Apas), sarebbero certamente favorevoli ad una scelta alternativa.

Paul Connett, quando è stato in Valle d'Aosta, ha ribadito quale sia il percorso corretto, cioè il percorso “Rifiuti Zero”.

Ci chiediamo perché la Terza commissione regionale abbia invece stabilito che a Brissogne non c’è posto per il Centro riciclo di Vedelago, mentre quello per il gassificatore o pirogassificatore c’è?
Perché tra le tante consulenze che la Regione Valle d'Aosta ha commissionato in passato non ha mai pensato di darne una a Paul Connett?
Perché nonsono tenuti in conto i suggerimenti di Gianluigi Salvador, esperto di rifiuti, che ha formalizzato in più occasioni la possibilità di gestire a Riciclo Totale l'intero ciclo dei rifiuti?
E ancora, come mai su questo tema non sono stati fatti dei dibattiti pubblici, coinvolgendo gli imprenditori e gli esperti del recupero-riciclo-riuso anziché solo commissioni di esperti con componenti che prima o poi lavorano, guarda caso, proprio per le ditte che costruiscono le “macchine magiche”?


Le alternative ci sono e si possono attuare.

Queste prevedono un guadagno per le casse pubbliche, per la salute dei cittadini, e riducono i margini di business di ciò che sta dietro al mercato dei rifiuti. Adesso, proprio partendo dall'ultimo studio in materia (il citato rapporto IEFE Bocconi 2010), è possibile confrontarsi pubblicamente, dando ai cittadini le informazioni necessarie per valutare e ai loro rappresentanti dei cittadini nei Comuni di compiere scelte consapevoli ed eque. Si può procedere su questa strada senza perdere tempo ulteriore, oppure si dica chiaramente che la scelta delle “macchine magiche” a Brissogne si fa perché conta più il business di alcuni, rispetto al risparmio di risorse naturali e di soldi pubblici, e alla salute e alla dignità dei cittadini.

Andrea Piccirilli - Aosta


Per ulteriori informazioni visita il sito del Comitato Rifiuti Zero Vda
Per scaricare il nuovo rapporto visita il sito www.iefe.unibocconi.it
Per scaricare il rapporto Ispra 2009 sui rifiuti visita il sito >>>



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