7 gennaio 2013

OPINIONI A CONFRONTO. PER CRESCERE...

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Rifiuti, la Valle deve diventare un modello

La vittoria del referendum è stata una tappa fondamentale verso l’obiettivo di creare un sistema d’eccellenza per la gestione dei rifiuti. Fermato il pirogassificatore, si apre una fase nuova. Bisogna  operare con determinazione per costruire un sistema di gestione efficiente, basato sulla massimizzazione della raccolta differenziata e sui trattamenti a freddo, nonché su un annesso circuito di economia sostenibile che potrebbe essere molto importante, soprattutto in questo momento di crisi. Una casa si costruisce bene su fondamenta solide e con una buona progettazione. Questa fase è cruciale. Per questo, noi cittadini dobbiamo continuare ad impegnarci sulla questione rifiuti e sollecitare gli amministratori a concretizzare, con chiara volontà politica, i nuovi indirizzi di gestione. E a farlo in fretta, senza lentezze burocratiche, pensando solo ai contenuti e all’interesse collettivo, nonostante, ahimè, le logiche politiche e l’avvicinarsi di scadenze elettorali possano mettere un freno all’assunzione tempestiva delle migliori pratiche. La questione è talmente sostanziale per la comunità valdostana, che non può che coinvolgere in maniera collaborativa tutta la società civile: dai cittadini, alle categorie professionali (agricoltori/allevatori in primis; ma anche albergatori/ristoratori ecc.), alle associazioni, fino alle competenze dell’Università, insieme agli amministratori regionali e locali. Per non parlare degli operatori del settore rifiuti, dei tanti lavoratori che vanno coinvolti, perché sono loro che devono garantire il funzionamento del sistema. Ognuno a vario titolo deve sentirsi partecipe: stiamo costruendo il futuro della Valle! Per progettare e realizzare il nuovo ci vuole passione e motivazione. E soprattutto, per raggiungerlo, bisogna credere all’obiettivo cui si tende. L’atteggiamento politico di negare l’esistenza del «Piano B» è negativo e sbagliato, così come rivangare in modo miope posizioni superate. Occorre, come in qualsiasi operazione di start up di una nuova e vincente impresa, voler aprire gli occhi sui buoni modelli. Osservare comuni quali Capannori o Treviso, per copiare i migliori sistemi, adattandoli al contesto locale. Come affermato da Franco Bonesso, presidente del miglior consorzio rifiuti italiano di Treviso, il loro sistema funziona grazie all’omogeneità dei criteri organizzativi, nonché a soluzioni impiantistiche a freddo. I 49 comuni appartenenti ai consorzi Priula e Tvtre, sono integrati in un sistema omogeneo, semplificato da un unico Regolamento sulla tariffa e sui servizi. La stessa cosa deve essere fatta in Valle: per evitare sprechi di risorse finanziarie e mal funzionamenti, la Regione deve fornire indirizzi di coordinamento e soluzioni progettuali di sistema che permettano ad ogni «subATO» (cioè alle Comunità montane più il Comune di Aosta), di organizzare al meglio le raccolte e di compiere i giusti investimenti. In mancanza di tali indirizzi, gli ambiti locali non avranno un quadro chiaro per compiere le scelte corrette. Gli slogan della comunicazione ambientale sui rifiuti sottolineano sempre la responsabilità del cittadino, che deve imparare a differenziare meglio. Sacrosanto, certo. Ma la prima responsabilità è degli amministratori/nostri rappresentanti politici. Se gli si fornisce un sistema efficiente, il cittadino diventa per forza virtuoso e fa bene la differenziata. Ad esempio organizzando una raccolta porta a porta, con prelievo presso ogni domicilio anche della frazione umida e istituendo una tariffazione puntuale (con rilevazione elettronica di ogni utenza domestica), che incentiva economicamente a produrre meno indifferenziato, nonché prevedendo controlli e sanzioni. Se si struttura bene il sistema, il sistema funziona. La responsabilità è degli amministratori: speriamo non ci deludano, ma che sappiano cogliere, con passione, la possibilità di miglioramento insita nei momenti di cambiamento. La Valle d’Aosta deve diventare un modello d’eccellenza e sostenibilità per la gestione dei rifiuti/risorse, con ricadute positive sull’immagine turistica, sull’economia e sull’identità della comunità, orgogliosa di aspirare al meglio.

ANNA GAMERRO AOSTA
La Stampa 21.12.12
 
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Un ringraziamento per il referendum


Sono una delle tante persone che con il comitato Valle virtuosa (poi trasformato in associazione) ha raccolto le 11 mila firme per la petizione popolare contro l’inceneritore, poi le settemila necessarie per indire il referendum e infine ha sostenuto la vittoriosa campagna referendaria con il «Comitato promotore del sì». Visto che mi pare nessuno l’abbia ancora fatto, ho pensato di doverlo fare io: dare un giusto riconoscimento e ringraziare pubblicamente, oltre che le persone che si sono recate a votare, anche tutte le organizzazioni, associazioni, comitati e forze politiche che oltre a Valle virtuosa, che ha avuto il merito di promuovere il referendum, si sono poi schierate e messe in gioco per vincerlo. Inizio dalla Cgil regionale che con i suoi 12 mila iscritti è stato l’unico sindacato che si è schierato e mobilitato per far vincere il Sì; la cooperativa lo Pan Ner che con i suoi 2500 ha fatto altrettanto; L’associazione L’agrou; Libera valle Aosta. Il movimento 5 stelle che ha organizzato il comizio in piazza Chanoux di Beppe Grillo. Tutti i componenti del «Comitato promotore del si»: Alpe, Pd, Italia dei Valori, Rifondazione comunista; l’Arci, Legambiente, Gli amici di viale della Pace, l’associazione Loris Fortuna, il circolo per la Decrescita Felice di Aosta, il Gasarci, Attac, Gasaosta, Scuola di Pace, Slow Food. Un riconoscimento e un ringraziamento particolare va inoltre alla trattoria «Des amis» di Quart e all’«Espace populaire» che ci ha ospitato per decine di riunioni, iniziative di vario genere, raccolta di fondi con la massima disponibilità. Sono convinto che tutti siamo consapevoli che con l’aver impedito che nella nostra regione i rifiuti vengano bruciati, il lavoro non è finito. Bisogna fare in modo che Governo regionale e Enti locali si attivino per praticare scelte diverse dal bruciare: ridurre, differenziare, recuperare, separare da subito la frazione umida, eccetera. Questo si può fare con proposte, iniziative (vedi quella di Legambiente che organizza serate per migliorare la nostra capacità di differenziare), incontrando le categorie produttive e chiedendo loro di dotarsi di un «codice» di autoregolamentazione per ridurre i vuoti a perdere, gli imballaggi, i prodotti usa e getta, le rottamazioni eccetera. In questa direzione devono orientarsi i lavori della commissione consigliare preposta. Anche se è composta in maggioranza da consiglieri che sostenevano l’inceneritore, non è detto che, opportunamente sostenuta dalle iniziative sul territorio, già prima della fine della legislatura, non possa indicare orientamenti virtuosi e decisioni praticabili immediatamente. Il lavoro che rimane quindi non deve prevedere la smobilitazione dei soggetti schierati per la vittoria del sì, deve esserci invece consapevolezza che ognuno dei soggetti citati da solo non potrà completare l’opera: il rischio sarebbe la vanificazione del risultato referendario. Un esempio per tutti ? I tentativi governativi e non solo di svuotare il referendum per l’acqua pubblica, l’acqua bene comune, vinto l’anno scorso a giugno cercando in ogni modo di voler privatizzare il settore con la scusa di risanare le finanze degli enti locali. 
 

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Troppe domande sul futuro dei rifiuti


Il referendum del 18 novembre ha sancito che in Valle d’Aosta non si potranno trattare i rifiuti a caldo. E’ il responso dell’espressione democratica dei valdostani e in tale direzione si è tenuti ad andare. Ad un mese dal referendum però certi aspetti poco chiari si delineano meglio. Emerge che per alcuni il voto è stato occasione per manovre politiche che nulla avevano a che fare con i rifiuti: il caso di Laurent Viérin è probabilmente solo la punta dell’iceberg. Depurando il quadro referendario dagli usi impropri che ne sono stati fatti e concentrandosi sul contenuto essenziale, la scelta tra trattamento a caldo e trattamento a freddo dei rifiuti, non si deve dimenticare che Valle Virtuosa e il Comitato del «Sì» hanno assunto degli impegni ben precisi nei confronti del popolo valdostano: sono stati garantiti non più di 5000 tonnellate all’anno di rifiuti residui da mettere a discarica, costi del trattamento al massimo di 80 milioni di euro per 20 anni, a fronte dei 225 previsti col sistema a caldo, chiusura del ciclo in Valle d’Aosta, senza portare nulla fuori. Tutto questo è stato affermato, scritto e si può anche rivedere nel filmato predisposto da Valle Virtuosa. All’indomani del referendum, quando tracciare il percorso del trattamento dei rifiuti in Valle è diventato onore e onere di chi l’ha vinto, i toni sembrano diventati molto più cauti: dobbiamo conoscere, capire,…quali e quanti rifiuti…, la frazione residua rimane un problema… Un altro aspetto che appare contraddittorio è la raccolta porta a porta, sostenuta dai referendari come premessa indispensabile per aumentare la differenziata. Si può leggere su «La Stampa» di martedì 18 dicembre che Saint-Cristophe, Comune di cui è vice sindaco Chantal Certan che, come segretario di Alpe, è stata grande sostenitrice del «sì», va invece avanti con i progetti di raccolta stradale. «Ma metteremo le tesserine», afferma la Certan. Anche il Comune di Ayas ha scelto i molok, «niente porta a porta» perché ritiene il sistema inadatto ad una realtà turistica dove l’andamento della produzione dei rifiuti è troppo variabile nel corso dell’anno . Ma quante altre realtà turistiche ci sono in Valle d’Aosta? La Valle è una regione turistica. E se si dovesse alla fine scoprire che i numeri garantiti da valle Virtuosa sono frutto di scenari di fantasia, che i costi saranno molto più alti e ci saranno molti più residui di quanto affermato? Che valore avrebbe ancora una scelta fatta basandosi anche su premesse inattendibili e promesse irraggiungibili? Lo vedremo, spero comunque che non sia così, che chi si è assunto degli impegni lo abbia fatto responsabilmente e con la certezza di riuscire a rispettarli nell’interesse di tutta la popolazione valdostana.

GIUSEPPE BÉTHAZ 
SAINT-MARCEL  
La Stampa 3.1.2013  


 


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