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http://comitatosipuofare.blogspot.it/
L’assessore regionale all’Ambiente afferma che la Valle d'Aosta non andrà in emergenza rifiuti. La disponibilità di spazio in discarica permetterebbe di non andare in emergenza rifiuti.
La vita della vecchia discarica è stimabile a circa 18 mesi. I conferimenti di rifiuti indifferenziati sono passati dalle 44 mila tonnellate circa all’anno nel 2012 alle 36 mila tonnellate circa del 2013.
Per l’adeguamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti sono previsti circa tre mesi da oggi.
Urgono decisioni immediate.
La discarica di Brissogne si sta esaurendo (di sicuro durerà meno di 1 anno).
La Regione sta ancora scrivendo il nuovo piano di gestione dei rifiuti ma non riesce ad adottare iniziative concrete, operative.
Valle Virtuosa denuncia lo stato di inerzia. Il terzo lotto dell'attuale discarica di Brissogne, è praticamente esaurito ed il quarto lotto, sebbene già predisposto è inutilizzabile perché, per legge, non può accogliere rifiuti che non siano stati preventivamente trattati e stabilizzati.
Se continua l'attuale impasse la Valle d’Aosta sarà costretta a portare i propri rifiuti fuori Regione con un aumento dei costi di trasporto e di smaltimento che ricadranno sui cittadini.
I tempi stringono...
Occorre partire immediatamente con la raccolta dell’umido nei centri abitati che già fanno il porta a porta (dato che il conferimento dei rifiuti organici differenziati ai centri di compostaggio costa la metà di quanto costerebbe incenerirli) e unificare le 9 sub ato.
Questa suddivisone del territorio valdostano complica la gestione della raccolta, innalza i costi di gestione, impedisce di uniformare il servizio e le tariffe su tutto il territorio regionale.
Rifiuti: Valle d'Aosta, trattamento a freddo e più differenziata
Approvati indirizzi per nuovo piano regionale di gestione
Più
raccolta differenziata, "trattamento a freddo" e meno rifiuti da
destinare in discarica: il Consiglio regionale della Valle d'Aosta ha
approvato a fine luglio i nuovi indirizzi e orientamenti per la
formulazione di una nuova proposta di adeguamento del piano regionale di
gestione dei rifiuti.
A seguito del referendum popolare di due anni or sono, il Consiglio Valle
è giunto a questa decisione in modo unanime prendendo atto della recente evoluzione
normativa comunitaria e nazionale in materia di gestione dei rifiuti,
sempre più volta a ridurre la produzione dei rifiuti e di massimizzarne il riciclo e il
recupero.
Fattori che indirizzano verso soluzioni che hanno un minor
impatto in termini economici e finanziari sulle amministrazioni
pubbliche e, di riflesso, sui cittadini, attraverso l'impiego di
soluzioni impiantistiche più flessibili e modulabili nel corso del
tempo.
In questa ottica, nel rispetto della gerarchia fissata
dall'Unione europea (con la Direttiva 2008/98/CE), al fine di perseguire
la riduzione della produzione dei rifiuti e l'adozione di misure volte
alla massima valorizzazione come materia, la nuova proposta di gestione
dei rifiuti prevede diverse azioni.
Nell'immediato è ritenuto
necessario incrementare le percentuali di raccolta differenziata dei
rifiuti urbani, con l'introduzione della raccolta separata sul
territorio regionale del rifiuto organico (Forsu), secondo quanto
previsto dalla normativa nazionale (articolo 182-ter del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152).
Parallelamente si guarda alla
valorizzazione dei rifiuti indifferenziati (frazione residuale della
raccolta differenziata) mediante la realizzazione di uno o più impianti
per il solo "trattamento a freddo", anche attraverso la previsione di un
impianto di digestione anaerobica della frazione organica con la
produzione di biometano. Infine viene considerata la riduzione della
quantità di rifiuto da destinare in discarica - per prolungarne il più
possibile la durata residua - o da destinare alla valorizzazione
energetica in impianti fuori dalla Regione.
In questo senso
l'introduzione della raccolta della componente "umida" consente
innanzitutto di ridurre il quantitativo di rifiuto da destinare allo
smaltimento, prolungando cosi la vita residua della discarica di
Brissogne, unico impianto regionale ad oggi esistente e operativo, e di
incrementare poi la percentuale di raccolta differenziata nel rispetto
delle finalità fissate dalle normative
nazionali.
http://www.aostasera.it/articoli/2014/09/15/33120/vallevirtuosa-lancia-lallarme-la-discarica-di-brissogne-ha-sei-mesi-di-vita
Giovedi 5 settembre 2014
La Giunta regionale ha approvato i nuovi orientamenti per la gestione dei rifiuti prevedono la raccolta
separata della frazione organica, l'introduzione di tariffe
proporzionali alle quantità conferite e, in più in generale, la
riduzione della produzione e la promozione del riuso.
http://www.aostaoggi.it/politica/1684-il-governo-valdostano-conferma-la-revoca-degli-atti-di-gara-del-pirogassificatore-video.html
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Notizie da Roma
Iniziativa "Sbrocca Italia" voluta da Renzi.
Nel futuro dell’Italia i rifiuti viaggeranno da nord a sud e saranno smaltiti non solo negli inceneritori già attivi, ma anche in impianti nuovi che saranno realizzati nei prossimi anni.
Gasp!
Proseguire con l'incremento della raccolta differenziata, ma, nel tempo, sarà meno conveniente a livello economico.
Gasp 2!
Il decreto "Sblocca Italia" alla voce “ambiente” porta avanti, in merito alla politica di gestione rifiuti, tutte le strategie già messe in piedi dai precedenti governi.
Si favorira' la circolazione dell’immondizia da una regione all’altra, sfruttando gli inceneritori esistenti a livello nazionale in modo che le regioni con più impianti, come quelle del nord Italia, sopperiscano alla mancanza di quelle del sud.
Gasp 3!
Compito del Governo sarà quello di creare un sistema integrato di gestione rifiuti per portare l’Italia all’autosufficienza nel settore, favorendo al contempo la raccolta differenziata e dismettendo progressivamente le discariche.
Gasp 4!
La proposta di una rete nazionale integrata degli inceneritori aveva già creato malumori in regioni come l’Emilia Romagna e la Lombardia, dove, insieme alla Toscana, si concentra il maggior numero degli impianti presenti in Italia.
Gasp 5!
Spalancare le porte dei forni ai rifiuti oltre le regioni danneggerebbe infatti le realtà che da anni hanno avviato una politica di smaltimento rifiuti e di raccolta differenziata nell’ottica di spegnere o ridurre il funzionamento degli impianti, che invece, con l’arrivo di spazzatura da tutta Italia, continuerebbero a bruciare a pieno regime. Con la scusa di semplificare si preferisce speculare per accontentare le potenti lobby del settore.
Letture e compiti delle vacanze.
Le cose da fare a settembre 2014.
La prima cosa che l’Italia deve fare è rinegoziare la sua presenza in Europa. Concordo con le parole di Giulio Sapelli, docente di Storia economica presso l'Università degli Studi di Milano. Se rimaniamo ancelle della Germania, portiamo l’Italia alla miseria e al disastro e non c’è via di scampo, anche perché il ciclo della Germania sta terminando. Bisogna rinegoziare l’intero trattato, altrimenti la crescita non ci sarà. Rinegoziare il Fiscal compact e toglierlo dalla Costituzione.*
*Filippo Astone, La riscossa, Magenes
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L'opinione pubblica, bene informata, è la corte suprema di ogni società.
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L'opinione di Mario Giordano, autore del libro "Non vale una lira".
Se siamo in recessione è colpa dell'euro.
Qualcuno se la prende con i fondi Ue utilizzati male. Qualcuno intona il solito ritornello: colpa delle mancate riforme. Qualcuno si spinge a dire che è colpa degli italiani che non spendono, brutti e cattivi che non sono altro, non capiscono l'importanza di cambiare l'automobile o il guardaroba, adesso che farebbe pure comodo a Renzi e a Draghi. Un economista di Bruxelles tira fuori dal cassetto l'immancabile «elemento psicologico».
Italo Piccoli, sociologo dei consumi, intervistato dal Corriere della Sera, cerca addirittura di suscitare il nostro senso di colpa dicendo che all'origine della crisi c'è il fatto che «siamo legati agli oggetti e non buttiamo via niente»
Ma possibile che nessuno oggi si faccia la domanda più semplice che ci sia? E cioè: la crisi che ci sta affossando non sarà mica colpa dell'euro? Nessuno si fa questa domanda perché la risposta, per quanto preoccupante, sarebbe evidente: tutto il mondo cresce, tranne l'Eurozona.
L'Italia è in recessione, la Francia in stagnazione.
E il rallentamento della Germania è l'ultimo atto del fallimento del sistema: un segnale devastante, purtroppo annunciato da tempo da tutti gli economisti non asserviti alla troika.
E i soloni dell'euro danno lezioni di economia. Questi ultimi, impuniti, non la smettono di distribuire bacchettate a destra e a manca, arrivando a minacciare di toglierci quel po' di sovranità nazionale che ancora ci resta.
Il meccanismo in cui ci hanno cacciato con l'euro è micidiale: sta facendo chiudere le nostre imprese, la nostra economia è stecchita, le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, non c'è all'orizzonte nessuno sprazzo di ripresa o di salvezza, e intanto il debito pubblico continua a crescere a dismisura.
L'austerity non porta a nessun risultato, anche dal punto di vista dei bilanci dello Stato. In effetti solo i fessi potevano credere a quella favola crudele: se nessuno più produce e nessuno più consuma chi le paga le tasse?
I Draghi mangiafuoco di Bruxelles? La Fata Turchina travestita da Juncker? Biancaneve e i sette nani Ue guidati da Brontolo, Tassalo e Taglialo? Che Draghi e Renzi s'incontrino è bello, per carità. Speriamo che il caffè della casa di campagna del presidente Bce sia buono. Ma ci piacerebbe sapere che diavolo si sono detti davvero quei due l'altro ieri. Perché quell'incontro ci inquieta.
Da una parte infatti c'è uno che vuole commissariare l'Italia in nome di una ricetta fallita. E dall'altra c'è un premier italiano che fino a qualche tempo fa sembrava voler sovvertire l'ordine costituito dell'Unione e invece adesso è diventato mansueto come un agnellino, docile ai comandi di Herr Angela e Mr Mario, sempre obbediente.
L'altro giorno quando Draghi ha usato parole durissime contro l'Italia, lui si è affrettato a dire alla Fantozzi: «Sono d'accordo, ha fatto bene». E allora, se siamo d'accordo, continuiamo così, facciamoci del male, avanti tutti insieme allegramente sul treno che corre a folle velocità contro il muro del fallimento. Sul convoglio si discute un sacco. Si capisce, ci sono tante cose da aggiustare: i vagoni sono malandati, c'è la tappezzeria da cambiare, i sedili da ripulire, i finestrini da lavare, le riforme da fare... Per carità: tutte cose doverose. Ma lo vogliamo capire o no che non è per quello che stiamo andando a sbattere? Sono i binari che sono sbagliati. O saltiamo fuori da quelli e cambiamo direzione. Oppure appena avremo messo la tappezzeria nuova sul vagone, appena avuto il tempo di ammirarla, sentiremo il botto. E farà ancor più male del male che fa già oggi.
PUNTI DI VISTA ....
La Sig.a Paola Muraro dell'associazione ATIA-ISWA Italia si lamenta con la Rai Tv per la messa in onda del documentario "TRASHED".
Nel documentario rileva la presenza di alcune notizie false e fuorvianti, per esempio l’affermazione di Vyvian Howard secondo la quale la diossina presente nel mondo è generata fra il 50 e l’80% dall’incenerimento dei rifiuti. Questa è smentita da risultati di numerosi Enti di Ricerca internazionali, che dimostrano il contrario. Solo a titolo di esempio, rilevazioni e studi di ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente italiano) dimostrano che dall’anno 2000 nel nostro Paese le diossine prodotte dai termovalorizzatori sono inferiori allo 0,05% di quelle complessivamente emesse dalle diverse fonti (residenze, traffico, industrie, generazione elettrica…). Altri studi recenti compiuti in Italia, dimostrano che le diossine emesse dai moderni termovalorizzatori sono comprese tra l’1 ed il 2% dei limiti imposto dalla normativa europea (e non 1.300 volte superiori, come viene affermato nel servizio).
La città di San Francisco ha deliberato nel 2000 di voler raggiungere l’obiettivo Rifiuti Zero nel 2020, ma ad oggi, pur avendo posto in atto un eccellente sistema di recupero di materie attraverso una efficace raccolta differenziata, smaltisce in discarica ogni anno poco meno di 500 kg di rifiuto per ogni suo abitante: più del doppio di quanto viene smaltito in Italia. Ciò dimostra che un sistema virtuoso come quello di San Francisco non può rinunciare agli impianti di smaltimento, a supporto di quelli di recupero.
Supportare le affermazioni sulla nocività dell’incenerimento con le immagini dei bambini vietnamiti, nati in zone bombardate col Napalm, erbicidi e defoglianti (il famigerato Agent Orange) contenenti diossine, è sicuramente d’effetto, ma non può che essere considerato distorsivo della realtà perché privo di ogni correlazione con il tema del servizio.
Certamente altre parti del documentario sono condivisibili e generano allarme in tutti noi, come quella riguardante l’inquinamento dei mari causato dalle plastiche per gli impatti che la loro diffusione genera nell’ecosistema.
In Italia è sempre più difficile realizzare le opere infrastrutturali necessarie ad assicurare la gestione di servizi essenziali, come quello dei rifiuti. Questo stato di cose ha portato molta parte del Paese a non essere più autosufficiente nella gestione dei rifiuti, con conseguenti gravi pericoli di ordine sanitario che incombono sulle popolazioni.
In mancanza del coraggio, da parte degli amministratori pubblici, di gestire il dissenso dei comitati che teorizzano che la soluzione debba essere ricercata nel superamento dell’attuale modello attraverso il progetto Rifiuti Zero
(progetto questo che non è stato realizzato in nessuna parte del Mondo), la soluzione principale è oggi quella di esportarli in Paesi come la Germania, l’Olanda, la Svezia ed altri del Nord Europa, con pesanti ripercussioni economiche a carico dei cittadini e dello Stato.
Questo stato di cose non è presente con la stessa cruenza in altri Paesi, in particolare quelli nord-europei, perché la fiducia nelle Istituzioni e negli Organi di controllo è, per i loro cittadini, una certezza che non può e non deve essere messa in discussione.
ATIA-ISWA Italia
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La replica di Rossano Ercolini
L'intervento della presidente di ISWA Italia, Paola Muraro
di fronte ad un fatto di “normale informazione” proposto da RAI 3 che ha
ritenuto di programmare la visione del film-documentario TRASHED
(premiato tra l’altro da CINEAMBIENTE TORINO 2013) ripropone il
“riflesso condizionato” soprattutto di questa associazione che è quello
di difendere le “ragioni sindacali” dei “fabbricanti e gestori di
inceneritori”.
Anzichè mettere in luce tutte le gravi “criticità” dei
processi di smaltimento (compresi quelli con recupero di energia che
comunque ricadono per la normativa europea dentro questa tipologia) per
enfatizzare l’attuazione delle buone pratiche di raccolta differenziata
porta a porta finalizzata a riciclo/compostaggio, di riparazione/riuso e
soprattutto di graduale “exit strategy” dal modello usa e getta si
“indigna” perchè il film (visto da centinaia di migliaia di italiani e
“sponsorizzato” da Zero Waste Italy per il coraggio culturale e
l’indipendenza di giudizio) si atteggia a “difensore d’ufficio” della
lobby dell’incenerimento.
Intanto: la RAI 3 ha fatto bene (grazie
dirigenza) a “passare” questo “documento” in quanto, comunque
“registrazione” di una diffusa preoccupazione da parte della opinione
pubblica circa TUTTE LE GESTIONI DEI RIFIUTI INCENTRATE SUGLI
SMALTIMENTI (in discarica o/e negli inceneritori). Saranno poi gli
spettatori a formulare le loro “conclusioni”. Per anni abbiamo assistito
impotenti alla deformazione informativa tutta sbilanciata a favore
della “trufffa” della “termovalorizzazione” (che non esiste nei dettati
normativi europei e nazionali ma che è stata inventata dalle “pubblic
relations” delle lobbyes dell’incenerimento (ricordate Piero Angela con
Quark schiacciato a favore degli inceneritori e peggio ancora Veronesi a
“Che tempo che fa” ?).
Ora che gli inceneritori di TUTTA EUROPA sono in
crisi per effetto della diffusione delle buone pratiche (anche in
Italia e in… Danimarca!) non stupisce che la “loro” rappresentanza li
difenda per “partito preso”. E dire che ISWA international ed Italia
cerca di “accreditarsi” come sostenitrice di “zero waste…in discarica”
con lo scopo malcelato di favorire l’altra forma di smaltimento :
l’incenerimento.
E il tutto senza dire che comunque gli inceneritori
necessitano comunque di ben 2 tipi di discariche: una per le ceneri del
forno ed una per le tossiche ceneri del camino. Non a caso TRASHED fa
vedere tra l’altro la lotta oltre che contro le discariche per rifiuti
“tal quali” (in Libano ed in Indonesia) anche di un gruppo di cittadini
inglesi contro una micidiale discarica per ceneri.
Nel merito la presidente di ISWA Italia che si scaglia contro la
strategia rifiuti zero (eppure abbiamo detto che la sua associazione
“scimmiotta” la freseologia degli “zero waste (forse per esigenze di
marketing?) ed anzi a più riprese noi “vituperati” siamo stati oggetto di
ripetuti inviti ai suoi “ambigui” convegni” per un’ancronistica
“sviolinata” a favore dei “malmessi” inceneritori (anche la Danimarca ha
definito una graduale “exit strategy dall’incenerimento”!) approccia in
modo approssimativo alcuni argomenti.
1-gli inceneritori non sarebbero più un pericolo sanitario rilevante;
2-la strategia rifiuti zero non sarebbe credibile nè a livello internazionale che nazionale/europeo
Sul primo argomento addirittura vorrebbe “crocifiggere” l’ex
presidente mondiale di ISDE Vivyen Howard uno stimatissimo scienziato
che correttamente afferma che gli inceneritori sarebbero i principali
responsabili fino ad oggi delle micidiali diossine. Si controdeduce che
dal 2001 le diossine non sono più causate per l’80% dalle combustioni di
rifiuti (impianti per RSU, per rifiuti ospedaliere e per “biomasse
trattate”) ma anche e soprattutto da altre fonti. Howard non entra nel
dettaglio della evoluzione degli “inventari” ma fa una affermazione che
riguarda almeno fino al 1994 che MOSTRA in tutti i paesi
industrializzati che l’incenerimento dei rifiuti valeva complessivamente
molto vicino a questa percentuale. E’ vero che con l’evolversi
normativa adesso l’incenerimento (vedi dati USA e della Germania) è
divenuta la SECONDA FONTE DI DIOSSINA (dopo la lavorazione dei metalli:
ricordiamoci dell’ILLVA DI TARANTO!) ma è da considerarsi sempre una
notevole preoccupazione sanitaria. E questo senza sottovalutare il
crimine della combustione all’aperto dei rifiuti (la triste “Terra dei
Fuochi”) e/o delle discariche per rifiuti “tal quali” (come quello
operato fino a pochi mesi fa dal gestore della discarica di
Malagrotta…ma potremmo anche aggiungere di Peccioli in Toscana e di
molti altri casi in Italia nel silenzio di ISWA!)
La presidente, invece,
CI DICA DOVE VANNO LE CENERI TOSSICHE derivanti dalla combustione dei
rifiuti operata dagli inceneritori italiani che nessuno sa dove
finiscano (che rappresentano circa il 30% dei rifiuti bruciati) che in
Germania finiscono nelle miniere di salgemma e in Danimarca invece …in
Norvegia con buona pace della ipocrisia “rifiuti zero in discarica”;
Su San Francisco e sulla pretesa “velleità” di Rifiuti Zero: intanto
semmai è la (ex) inceneritorista Danimarca che produce la più alta quota
procapite di rifiuti in Europa (con oltre 700 kg) seguita a ruota dalla
non proprio cosi’ “virtuosa” Olanda che vi è vicino.San Francisco al
2012 toglieva ben 82% dallo smaltimento (includendo i rifiuti da
demolizione edilizia palesando un sistema diverso di contabilizzazione
dei flussi rispetto a quello europeo che separa i rifiuti solidi urbani
da quelli “speciali”).
Se in Italia si dovesse includere il flusso della
“demolizione” avremmo quote che arrivano a 1000 kg procapite!
Personalmente sono stato a San Francisco ed oltre ad aver visto
all’opera la raccolta porta a porta dei “magnifici tre” e cioè con tre
contenitori (uno per l’organico, uno per il “secco” compresa la carta
oltre a vetro, plastica e metalli, uno per il “residuo” non riciclabile)
negli alberghi, nei ristoranti (ottimo è il training verso cuochi e
camerieri perchè separino lo scarto organico) e nelle residenze ho avuto
modo di visitare l’impianto RECOLOGY che impiega oltre 200 addetti nel
separare i materiali secchi con una capacità “performativa” notevole
abbinando selezione manuale (ben protetta per i lavoratori) con i set di
“lettori ottici”. Ma forse la signora presidente dovrebbe guardare ai
casi italiani: che dire del Veneto che fa praticamente a meno degli
inceneritori con risultati eccellenti nelle raccolte differenziate e
nella riduzione dei rifiuti? Che dire di realtà come per esempio nella
piana di Lucca e dell’empolese Val D’Elsa (rispettivamente 80.000 e
220000 abitanti) dove senza gli inceneritori si gestisce praticamente il
90% del rifiuto in sicurezza dando molti posti di lavoro e a costi
molto più bassi di dove si trovano comuni con gli inceneritori (a Parma
una tonnellata da bruciare costa oltre 150 euro! Ed ora che la città ha
raggiunto il 70% con il porta a porta l’inceneritore brucia solo per
una potenzialità di circa il 40%).
Capannori, poi, attuale meta di
delegazioni da tutta Italia ed Europa che destino avrebbe avuto se la
comunità non opponendosi avesse fatto realizzare gli inceneritori della
Regione Toscana (ricordarsi di quando nel 2008 la magistratura ha poi
fatto chiudere l’inceneritore di Pietrasanta perchè falsificava i dati?
Altro che affidarsi agli inceneritori e al “sistema integrato”?
E’ stato
il non ancora sostituito commissario all’ambiente dell’UE a dire che
RIFIUTI ZERO E’ POSSIBILE ED AUSPICABILE… proprio nel momento in cui il
complesso “governo europeo” sta affermando PER MOTIVI ECONOMICI che nel
“cassonetto c’è una miniera urbana” (il famoso “urban mining” da
applicare al tempo della “scarsità conclamata delle risorse”).
Evidentemente prima l’incenerimento era IMPOPOLARE solo per le comunità
per motivi soprattutto sanitari ed ambientali. Oggi diventa impopolare
anche per motivi economici visto che si “brucia” risorse dall’elevato
valore economico, occupazionale e di mercato.
Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Europe, vincitore del Goldman Environmental Prize 2013