Sono una semplice
cittadina del tutto estranea ai partiti politici. Faccio parte,
insieme ad altre quattro persone, del Comitato promotore del
Referendum sul pirogassificatore.
Ho scelto di dedicarmi
alla questione del trattamento dei rifiuti in Valle, perché, come
tanti, sono convinta che il pirogassificatore sia una scelta
sbagliata, così come, del resto, indicato nelle Linee Guida
dell’Unione Europea che sconsigliano i trattamenti a caldo dei
rifiuti (incenerimento/pirogassificazione) nei territori di montagna,
dove la dispersione degli inquinanti è scarsa, anche per l’effetto
dell’inversione termica. Penso che scelte che hanno forti
ripercussioni sulla salute e sull’ambiente non abbiano alcun colore
politico, ma siano assolutamente trasversali. Penso che la questione
è assolutamente tecnica e non politica. Studiandola dal punto di
vista legislativo, osservando e analizzando i modelli virtuosi di
gestione dei rifiuti, leggendo gli studi sui danni alla salute
dell’incenerimento, ci si può facilmente fare un’idea
spassionata e oggettiva.
Questo è il Referendum
di noi cittadini. Non lasciamo che la si butti in bassa politica. Non
è nell’interesse di noi cittadini che la si butti in bassa
politica. Il nostro interesse è che si compia la scelta migliore in
materia di rifiuti rispetto all’economicità, ai rischi per la
salute, all’immagine turistica e dell’agricoltura tipica, a una
strategia vincente per il futuro della Valle d’Aosta. E’
purtroppo in atto una precisa strategia di comunicazione che tende ad
annullare il merito della questione. Che tende a far passare il
messaggio “il Referendum è un banco di prova per le elezioni
regionali”, vaghe insinuazioni del tipo “qualcosa bolle in
pentola”. Ma quale pentola?
No, non è così: il
Referendum serve per esprimersi su una questione di merito ben
precisa, cioè il sì o il no ai trattamenti a caldo dei rifiuti in
Valle (incenerimento/pirogassificazione).
Il Referendum è massima
espressione di democrazia, poiché dà voce alla popolazione e nella
sua forma propositiva (prevista solo in Trentino e Val d’Aosta)
mette in atto un diritto particolare sancito dalla legislazione
regionale valdostana.
Il Referendum è
un’occasione di crescita culturale per i valdostani, perché la
democrazia e la forza di una comunità si sostanziano nell’accesso
all’informazione e non nel loro coinvolgimento in sterili baruffe
politiche.
Il Referendum non c’entra
nulla con la politica.
Non svilite la comunità
valdostana, l’intelligenza dei valdostani, l’onestà
intellettuale dei valdostani. Fate sì che le persone si informino,
studino, partecipino alle occasioni informative. E possano arrivare
al 18 novembre consapevoli e informati, per condividere una scelta
che avrà conseguenze per i prossimi 23 anni.
Siamo almeno in 11.000
cittadini ad aver manifestato perplessità sul pirogassificatore.
Sono 127.000 i valdostani chiamati in causa da questa scelta
cruciale.
Non riducete la questione
a schermaglie tra 4 politici di maggioranza e di opposizione. E’
una strategia comunicativa che non fa bene alla Valle.
Occorre che si
organizzino tante occasioni informative sul tema dei possibili
scenari di gestione dei rifiuti. In modo che i valdostani arrivino al
Referendum informati, cresciuti culturalmente e lo trasformino in
quello e solo quello che una consultazione referendaria, sia che
vinca il sì, sia che vinca il no, deve essere: una festa di
autentica democrazia.
A.G.
Lettera a la Stampa del 21/09/2012
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