Paga anche il sindaco in solido per il danno provocato, se non si raggiungono gli obiettivi della differenziata stabiliti dalla legge. Lo ha stabilito in Campania la Corte dei Conti, che ha condannato l'ex sindaco di Marcianise a un corposo risarcimento.
Se la raccolta differenziata non raggiunge i livelli stabiliti dalla legge, il sindaco risponde in solido per il danno erariale provocato. Lo ha sancito la sezione della Campania della Corte dei conti, che ha condannato l'ex sindaco di Marcianise, Filippo Fecondo, e alcuni dipendenti dell'ente, a risarcire più di 450 mila euro.
La sentenza fa riferimento agli anni 2003, 2004 e 2005 in cui i Comuni campani avrebbero dovuto conseguire una percentuale minima del 30 per cento. Quasi nessuno ci riuscì. E la stragrande maggioranza rimase lontana da quella soglia.
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La sentenza in commento rappresenta una seconda tappa giurisdizionale dell'intervento che la Corte dei conti in riferimento alle gravi responsabilità delle amministrazioni territoriali nella genesi e nella gestione dell'emergenza permanente nel settore dello smaltimento dei rifiuti determinatasi in Campania nell'ultimo quindicennio.
La presente pronuncia della sezione giurisdizionale per la Campania, concernente il servizio di gestione dei rifiuti nel comune di M. (n. 1492/2009), segue infatti di pochi mesi un'altra sentenza relativa al comune capoluogo C. (n. 386/2009).
Gli elementi di principale differenziazione tra la sentenza n. 386 e la sentenza n. 1492 sono rinvenibili, in particolare, nella specificità del fondamento oggettivo della richiesta di risarcimento del danno erariale nella sentenza qui commentata.
Nel primo caso (sentenza n. 386/2009), infatti, la responsabilità amministrativa dei convenuti risultava riconducibile con immediatezza al consolidato genus della "trascuratezza degli obblighi istituzionali" (prioritariamente imposti dalla Costituzione,agli artt. 54 e 97,con efficaci richiami a "disciplina e onore nell'esercizio di funzioni pubbliche" nonché a "buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa"), in quanto gli amministratori locali del comune di Caserta non solo non avevano tempestivamente ed adeguatamente contestato e fatto valere reiterati inadempimenti del soggetto gestore del servizio di igiene urbana, ma avevano altresì aderito a richieste di adeguamento dei corrispettivi e a proposte di transazione migliorativa pervenute dal medesimo gestore.
Nella fattispecie esaminata dalla Corte nella pronuncia n. 1492/2009, per altro verso, il danno pubblico sarebbe derivato, secondo la Procura, dal mancato rispetto degli obblighi inerenti il raggiungimento da parte del comune di M. delle percentuali minime di raccolta differenziata, con riferimento agli anni 2003, 2004 e 2005. I convenuti sono stati condannati complessivamente al pagamento della somma complessiva di circa € 450.000, di cui € 405.000 in favore del comune di M. ed € 45.000 in favore dell'erario.
Fonte: il sole 24 ore
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