4 marzo 2010

GIOVANNA ZANCHI: PIROGASSIFICAZIONE & ALTERNATIVE - NOTE A MARGINE DELLA RIUNIONE DEL 20 GENNAIO 2010


Rifiuti: pirogassificazione & alternative


Così com'è stata riportata da alcuni giornali all'indomani dell'incontro pubblico di Quart il 20 gennaio scorso, la pirolisi e la gassificazione sembravano avvicinare a grandi passi la Valle d'Aosta alla quadratura del cerchio in ambito di gestione rifiuti. Ovviamente non è così, anche se, indubbiamente, questo nuovo orientamento apre uno spiraglio ed “è senz'altro meglio” del progetto originario dell'Amministrazione Regionale di realizzare un inceneritore.

In premessa un'annotazione doverosa: ci scusiamo con i lettori, ma i tempi di uscita del nostro giornale ci lasciano spesso “a rincorrere le notizie”; però, forse, rende un piccolo servizio ai cittadini anche il fatto di riprendere temi caldi proprio quando si sono già un po' intiepiditi, aiutando così a tener vivo il dibattito.

Tornando al tema, l'incontro -che si spera non conclusivo- è stato senza dubbio di spessore (anche se gli interventi degli esperti invitati dalla Giunta, Giuseppe Genon del Politecnico di Torino e Pietro Capaldi del Cnr, non erano esattamente calibrati per essere davvero comprensibili “alla cittadinanza”). Il presidente Rollandin e l'assessore Zublena hanno spiegato che per smaltire i rifiuti indifferenziati in Valle d’Aosta la pirogassificazione rappresenta una “tecnologia innovativa compatibile con la realtà valdostana”. Semplificando molto: i rifiuti indifferenziati subiscono un trattamento termico che li trasforma in gas, il quale, come tale, diviene combustibile utilizzabile per produrre energia. Le potenzialità di questa nuova tecnologia sono reali, ma lo sono anche le incognite. Tecnicamente (e dal punto di vista normativo) gli impianti di pirolisi sono degli inceneritori, recuperano energia come i moderni inceneritori ma, anche, inquinano come i moderni inceneritori. I consulenti della Regione hanno spiegato che il grande vantaggio è che si tratta di impianti versatili (possono essere costruiti anche di piccole dimensioni) e flessibili, con emissioni nell'aria “di qualità migliore rispetto ad un inceneritore” perché le sostanze pericolose contenute nei rifiuti vengono captate preventivamente.

Nulla da eccepire, quindi, se la soluzione al problema deve essere trovata nel confronto inceneritore-pirolisi. Il punto sollevato da altri esperti (saranno pure ambientalisti ma nulla può delegittimare l'autorità delle loro posizioni, basate su anni di studio delle problematiche legate alla gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti) è che questa della pirolisi non è l'unica opzione possibile e non necessariamente la migliore per il nostro territorio. Michele Bertolino, responsabile interregionale del settore rifiuti di Legambiente, ha ricordato che la legge impone di arrivare quanto prima ad una raccolta differenziata del 65%, il che porterebbe la produzione dei rifiuti in Valle d'Aosta a 25 mila tonnellate l'anno; questa prospettiva è del resto in linea con l'impegno preso dall’assessore Zublena a realizzare un serio piano regionale di riduzione dei rifiuti. Secondo Bertolino, quindi, è necessario prendere in considerazione anche soluzioni “esterne” alle Valle d'Aosta, un'ipotesi di cui il presidente Rollandin non vuole neppure sentire parlare, insistendo sulla chiusura del ciclo dei rifiuti interamente all'interno del territorio regionale. “In realtà - si legge in un recente comunicato di Legambiente Valle d'Aosta - il rifiuto indifferenziato, trattato e trasformato in combustibile (CDR-Q, combustibile da rifiuti di qualità), è esportabile e, da un punto di vista ambientale generale, è probabilmente la soluzione meno inquinante e meno costosa anche considerando l’impatto del trasporto.

Come ha ammesso il professor Genon, prima di escludere anche questa ipotesi si rende quindi necessario fare un LCA (life cycle assesment), cioè una valutazione del ciclo nel suo complesso.” Magari, aggiungiamo noi, sarebbe politicamente molto corretto affidare questa “valutazione del ciclo vitale” ad esperti “super partes”, magari scelti congiuntamente dall'Amministrazione regionale e dalle associazioni/comitati, ambientalisti e non, che da anni si confrontano con gli amministratori su questa scelta cruciale per il futuro del territorio valdostano e la sua vocazione turistica.

Il Comitato Rifiuti Zero, che ugualmente insiste sulla necessità di un LCA, concorda sul fatto che, se si volesse a qualunque costo chiudere il ciclo in Valle, la pirolisi sarebbe la tecnica più praticabile al momento. “Questa però - sottolinea C.R.Z.- non è la sola alternativa: si potrebbe anche costruire un impianto a freddo (TMB), dal quale poi la frazione residuale (il CDR-Q) potrebbe essere portata fuori valle e utilizzata nei cementifici al posto di altri combustibili più inquinanti”. Dal dibattito è in effetti emersa l’utilità di un pretrattamento meccanico biologico e la necessità della raccolta differenziata della frazione umida per ridurre ulteriormente la parte indifferenziata. Del resto, come evidenziato dalla presentazione delle tecnologie di pirogassificazione, la presenza della frazione umida nel materiale da bruciare rappresenta un ovvio svantaggio.

Alla luce di queste considerazioni, Legambiente e Comitato Rifiuti Zero invitano i cittadini a firmare la petizione che chiede appunto di raccogliere tutto l’organico prodotto in città e di trattarlo in un impianto di compostaggio. La consegna delle firme è fissata per il 28 febbraio.


Giovanna Zanchi


Articolo apparso sul giornale le Travail Febbraio 2010
Si ringrazia la redazione per l'autorizzazione


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