25 settembre 2012

SMALTIMENTO RIFIUTI E NUOVI IMPIANTI: IL CITTADINO BORTOT PROPONE UNA MORATORIA DI 5 ANNI

Non necessariamente una persona deve fare delle cose per altri scopi. In ogni caso, per sgombrare eventuali strumentalizzazioni, premetto che l’anno prossimo alle regionali non sarò candidato, ho già dato e avuto molto, troppo. Premesso questo, alcune considerazioni sulla lettera di Luigi Sudano presidente del “Comitato Valle responsabile” (La Stampa 8 settembre, u.s.) che auspica la costruzione dell’inceneritore e del direttore dell’ARPA Giovanni Agnesod (La Stampa 9 settembre, u.s.) . Caro dottore, la medicina, come ben lei sa, non è solo una, forse lei ne pratica una sola ma ce ne sono altre, come d’altronde il trattamento dei rifiuti: si possono bruciare, oppure trattare, riciclare, ridurre e poi mettersi d’accordo su cosa fare di quello che rimane. Ho anche paura delle nano particelle, non voglio, se c’è un’alternativa, che dentro o fuori i limiti di legge se ne producano altre e per quanto mi riguarda, per un medico dovrebbe bastare questo. Le macchinazioni ci sono sempre state: basta scegliere da che parte stare, dalla parte di chi le realizza e si nasconde nei paradisi fiscali tipo Lussemburgo, o dalla parte di chi si oppone. Ha visto da chi è costituita la società che eventualmente gestirà l’impianto? L’esperienza non esiste e non serve? Quello che è successo e succede con il nucleare, oppure a Taranto, con l’amianto, quanti negazionisti, anche tra i medici. Si rassicuri, non voglio tornare all’età della pietra, sono per il progresso e lo sviluppo, ma quale? Basta scegliere: i rifiuti si possono bruciare oppure trattare diversamente. Anch’io come lei non ho paura dell’inceneritore, vede ho quasi settant’anni, la mia paura è per i più giovani. Per fortuna non siamo a Taranto ove il lavoro viene contrapposto alla salute. Qui da noi anche per il lavoro non ci sono problemi, anzi. I posti che si creano con la costruzione e la gestione del pirogassificatore, riciclando e recuperando i rifiuti sicuramente aumenteranno con meno soldi e più salute. E lo posso dimostrare. Perché imbarcarsi nella costruzione di un impianto che, in ogni caso, dovrà essere gestito e mantenuto anche quando i filtri non siano così efficaci. Non solo, l’impianto deve comunque essere redditizio anche in caso di diminuzione dei rifiuti. Chi paga? Le autorità che vogliono l’impianto hanno detto “la Regione”, ma la Regione non siamo noi? A lei e alle autorità lancio una sfida: propongo una moratoria: si rimandi di cinque anni la costruzione dell’impianto; si spinga la raccolta differenziata anche sanzionando coloro che non rispettano i vincoli, ma come dice la legge. Poi vediamo “insieme” cosa rimane e cosa fare. Che ne dice ? Vengo alle considerazioni sull’ARPA regionale. Le nomine dei dirigenti dovrebbero essere di competenza del Consiglio Regionale e non del Governo affinché essa risponda del suo operato al Consiglio stesso. In altro periodo e con un’altra gestione l’ARPA non ha trovato l’amianto in certi reparti della Cogne. Eppure secondo centinaia e centinaia di operai che l’avevano sotto il naso e l’hanno respirato esso era ben presente e molti ne sono anche morti. Ora non voglio fare il processo alle intenzioni, voglio solo sapere dall’ARPA che conseguenza ha il cumulo di inquinanti anche se, presi singolarmente, rientrano nella norma di legge. Per essere più chiaro, il cumulo dell’ inquinamento derivante dalla Cogne, dal casello autostradale, dal futuro aeroporto, dall’eventuale inceneritore e dalla altre attività umane presenti nella zona, che conseguenze potrebbe avere sulla salute umana, animale e sulla catena alimentare in Valle d’Aosta? Si possono fare delle ipotesi, degli esami, chiamare degli esperti, chiedere consigli. Quando questo è avvenuto? È chiedere troppo? Alessandro Bortot Nus, 9 settembre 2012 Condividi con facebook

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