15 giugno 2016

ACQUA: BENE COMUNE.OPINIONI A CONFRONTO IL 17-18 GIUGNO A ST. VINCENT



Pubblica: la nostra acqua a cinque anni dal referendum


Sono passati cinque anni dallo storico referendum sull’acqua pubblica del giugno 2011. Si può dire “sono già passati” oppure “sono appena passati”, ma è comunque un periodo significativo.
È tempo di bilanci per valutare sia i progressi di questo quinquennio che le criticità emerse nella gestione della risorsa potabile, così come è il momento di discutere degli effetti reali che l’esito della consultazione popolare ha avuto sui processi di privatizzazione.
Il dopo referendum è stato segnato da eventi clamorosi e da processi meno spettacolari ma pur sempre gravidi di conseguenze: tentativi di elusione sul piano legislativo, pronunce giurisprudenziali, esperienze amministrative di ripubblicizzazione del servizio idrico e avvio di un percorso legislativo oggi fortemente dibattuto, per non citarne che alcuni. Ma anche fuori dall’Italia il nostro referendum ha avuto un grande impatto ed è stato spesso presentato come un caso esemplare.
Nel frattempo, alle motivazioni economiche e sociali che tanta parte hanno avuto nel far lievitare nel 2011 la partecipazione popolare nella raccolta delle firme, nella campagna referendaria e nella mobilitazione per il voto, si è aggiunta anche una crescente preoccupazione per gli aspetti ecologici complessivi e per la conservazione di una quantità adeguata di acqua buona e pulita per tutti.
Insomma, è tempo di discutere seriamente delle politiche idriche fra studiosi di varia estrazione e soggetti impegnati a vario titolo a difesa dell’acqua pubblica, evitando eccessi ideologici, esasperate fumisterie accademiche e culto tecnocratico. È l’occasione per una lettura critica delle scelte, delle regole e degli enti che governano in questo momento l’acqua e la somministrano, per orientare meglio le strategie e i comportamenti dei prossimi anni.
La cittadina di Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, è stata scelta come sede per fare il punto, in una cornice accogliente, sulle politiche e sulla legislazione dell’acqua pubblica con una nutrita serie di incontri, seminari e conferenze nell’arco di due intere giornate dal titolo “Pubblica: la nostra acqua a 5 anni dal referendum”, promosse e coordinate dall’International University College di Torino.

L’iscrizione è  gratuita e l’invito è aperto a chiunque abbia a cuore le sorti della ‘nostra’ acqua.

11 giugno 2016

ACQUA PUBBLICA: FERMARE IL DECRETO MADIA!

Acqua Pubblica - Buon compleanno referendum!

5 anni fa abbiamo vinto contro le privatizzazioni di Ronchi, oggi fermiamo il decreto Madia!

In questi giorni il referendum sull'acqua bene comune e per la difesa dei servizi pubblici compie 5 anni. Sono stati anni vissuti pericolosamente. Anni in cui l'esito referendario è stato ripetutamente messo sotto attacco dai Governi succedutisi alla guida del Paese. Solo la persisente mobilitazione del movimento per l'acqua ha finora evitato che venisse completamente stravolto.
Il 12 e 13 giugno 2011, infatti, oltre 26 milioni di persone si recarono alle urne per bloccare il progetto del Governo Berlusconi di definitiva privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici locali.
10 giorni prima della scadenza referendaria l'allora Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, pubblicava sul suo profilo Facebook il seguente post: “Referendum. Vado a votare sì all’acqua pubblica ...".
Ora Matteo Renzi è Segretario del PD, Presidente del Consiglio e il PD è il principale partito di maggioranza.
Quali migliori condizioni per attuare l'esito referendario e rispettare la volontà popolare?
Ma qual'era la volontà popolare?
Così la riassumeva la Corte costituzionale: "rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua."
Invece il Governo ha deciso di muoversi lungo una direzione contraria, soprattutto con i decreti attuativi della legge Madia, i cui obiettivi espliciti, riportati nella relazione di accompagnamento, sono “la riduzione della gestione pubblica ai soli casi di stretta necessità” e il “rafforzamento del ruolo dei soggetti privati”.
Il decreto Madia sui servizi pubblici locali vieta, inoltre, la gestione pubblica per i servizi a rete, quindi acqua inclusa, e ripristina l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato.
E' significativo che proprio mentre milioni di italiane e italiani stanno per votare le future amministrazioni delle loro città, il Governo discuta un decreto che, di fatto, viola l'art. 75 della Costituzione e sposta la gestione dei servizi pubblici dai consigli comunali ai consigli di amministrazione. Bloccare questo progetto è innanzitutto una questione di democrazia.
Per cui in questi giorni sono in programma decine di iniziative diffuse sui territori e prosegue la raccolta firme sulla petizione popolare per il ritiro di questi decreti nell'ambito del “Firma Day” promosso dalla campagna sui referendum sociali e costituzionali.
Inoltre, come movimento per l'acqua, contestiamo lo stravolgimento della legge per la ripubblicizzazione dell'acqua compiuta dalla maggioranza alla Camera il 20 Aprile scorso.
Per questo nei giorni in cui ricorre il 5° compleanno del referendum nelle iniziative in programma intendiamo ribadire la richiesta di ritiro immediato del decreto Madia e il ripristino del testo originario della legge per l'acqua.
Roma, 10 Giugno 2016.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

1 maggio 2016

FIRMA ANCHE TU PER LE DUE INIZIATIVE DI LEGGE POPOLARE REGIONALE

Anche nei prossimi giorni sarà possibile firmare ad Aosta (vie centrali - Piazza Chanoux piazza des Franchises) per per le due LiP su Trasporti e Democrazia. 

5 maggio pomeriggio (zona centrale di Aosta)
7 maggio pomeriggio (zona centrale di Aosta)
Per vedere il testo dei due disegni di legge visita il link sottoriportato:

https://www.facebook.com/notes/la-valle-daosta-riparte/i-testi-delle-due-leggi/1147699331917404

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Link ultimo intervento della dott.sa Gentilini a Torino il 29 aprile 2016
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FERMIAMO IL CONSUMO DEL SUOLO IN TUTTA EUROPA

Fermare il consumo di suolo in tutta Europa: tocca a noi organizzarci, anche in Valle d'Aosta ...

Il 2015 - anno internazionale del suolo - ha permesso di porre concretamente l'attenzione sul degrado cui è sottoposto questo elemento fondamentale per la vita dell'essere umano e dell'intero pianeta. All'aumento della consapevolezza della perdita di questa risorsa, non è corrisposta un'equivalente azione di salvaguardia. Il Forum Salviamo il Paesaggio, con tutte le sue associazioni e reti di persone, si trova ad essere impegnato su molteplici fronti al fine di far rispettare anche livelli minimi di protezione.
In Italia, per esempio, ci si è occupati della modifica in profondità del Disegno di legge atto Camera 2039 denominato “Contenimento del Consumo del suolo e riuso del suolo edificato” che, contrariamente al suo titolo, contiene norme disastrose che vanno nella direzione opposta alla salvaguardia del suolo. 
Non va meglio a livello europeo. Dopo il ritiro, nel 2014, della proposta di direttiva sul suolo, le istituzioni europee continuano a non prendere in considerazione alcuna altra opzione. Il ritmo di perdita di suolo fertile continua indisturbato e senza limiti. Tocca quindi ai cittadini europei e alle loro associazioni il compito di essere attori primari e prendere le iniziative necessarie a promuovere "dal basso" la protezione dei suoli all'interno dell'intero continente europeo. 
Per questo motivo nel 2015 è stata creata People4Soil - una grande campagna a cui aderiscono oltre 200 associazioni in tutta Europa - con l’obiettivo di affermare il ruolo determinante che i suoli hanno nel creare le condizioni sociali, ambientali, sanitarie ed economiche in grado di risolvere le enormi problematiche relative alla sicurezza alimentare, al cambiamento climatico, alla riduzione della povertà e a delineare i contorni di un equilibrato modello sostenibile.
Entro settembre 2016, sarà presentata la richiesta formale di una proposta d'iniziativa europea sul suolo. La proposta d'iniziativa dei cittadini europei (ICE) è lo strumento di partecipazione e di democrazia introdotto dal Trattato di Lisbona del dicembre 2009, il cui regolamento attuativo è stato definito nel 2011. Con esso i cittadini dell’UE possono chiedere di dibattere proposte legislative su specifiche tematiche. 
Quattro sono le regole da rispettare:
a) una proposta d’iniziativa deve rientrare in un settore di competenza dell’Unione Europea ed essere coerente con i valori dell’Unione; 
b) l’iniziativa deve raccogliere le firme (sotto forma cartacea o elettronica) di almeno un milione di sostenitori in rappresentanza di almeno un quarto del numero degli Stati membri (attualmente minimo sette); 
c) le firme devono essere raccolte in un lasso di tempo inferiore a dodici mesi dal momento della registrazione dell’iniziativa; 
d) il numero minimo di firme richiesto per ogni Stato membro è equivalente al numero dei loro deputati eletti al Parlamento Europeo moltiplicato per 750 (per l’Italia circa 55mila).
Stiamo dunque entrando nel vivo dell'iniziativa e dobbiamo essere pronti a rispondere rapidamente ed efficacemente. Ciò implica che tutti i membri del Forum - ogni persona fisica e ciascuna delle oltre 1.000 organizzazioni aderenti - siano in grado di raccogliere le firme a sostegno dell'iniziativa e a tale scopo invitiamo tutte e tutti a contattare People4Soil (www.people4soil.eu) per confermare la piena disponibilità a contribuire alla riuscita della petizione europea e a indicare, se possibile, un minimo obiettivo "personale" cui impegnarsi.
A breve saranno fornite le informazioni sull'evoluzione della campagna e le modalità su come raccogliere le firme.


>>> Tomaso Montanari

20 aprile 2016

ADOTTIAMO UNA AREA VERDE VICINO A CASA. AL VIA UN NUOVO REGOLAMENTO COMUNALE

Meglio tardi che mai! 
Da alcuni giorni sul sito del Comune di Aosta è disponibile il nuovo regolamento per adottare una aiuola o una piccola area verde vicino a casa. Il regolamento approvato è, di sicuro, un passo avanti nella direzione giusta, anche se a una prima lettura appare complicato e di non facile applicazione.
Per avere le prime informazioni il cittadino interessato viene inviato alla ricerca dell'ufficio competente e l'impatto è un po' burocratico. 
Si tratta di  adottare un aiuola oppure un pezzetto di terra che rimarrebbe abbandonato a se stesso e durante la stagione estiva magari neanche innaffiato, nonostante la presenza dell'impianto di irrigazione a pioggia regolarmente installato. 

Si riportano le principali problematiche rilevato nella zona di viale della Pace:


L'impianto di irrigazione non risulta funzionante (già non dal 2015) e non è stato effettuato il ripristino di alcune siepi disseccate.



Carenza di terra: non risulta ripristinata la terra diminuita a seguito di assestamento e neppure integrata con del nuovo compost (disponibile gratuitamente presso il centro trattamento di Brissogne).



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Ecco alcune foto della zona di viale della Pace meritevoli di attenzione e di opere di manutenzione ordinaria.



14 aprile 2016

SI AD UN CAMBIO NELLE SCELTE ENERGETICHE

Commissione regionale Pastorale sociale del Piemonte - Arcidiocesi di Torino

A proposito di Referendum.

Domenica 17 aprile 2016 i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi per porre un termine fisso e non prorogabile alle trivellazioni nel mare prossimo alle coste per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi. 

Questo Referendum è stato promosso dalla maggior parte delle Regioni italiane toccate dal mare.

Ad un primo pensiero potremmo dire che non ci riguarda poiché in Piemonte non c’è il mare, tuttavia questa Commissione vuole porre all’attenzione dei nostri concittadini alcune questioni che riguardano anche i piemontesi. Le coste italiane con il loro paesaggio e il loro mare bellissimo sono un bene di tutta la nostra patria, sono patrimonio comune a tutti e come tale va tutelato a fronte di uno sfruttamento che può recare danni al paesaggio, al patrimonio biologico marino, alle popolazioni locali che vivono di pesca e di turismo e rischia di produrre un inquinamento difficile da sanare.

La nostra Commissione ha già espresso tutte le sue perplessità sul progetto di effettuare trivellazioni sul nostro territorio nelle province di Biella, Novara e Vercelli e quindi, anche in comunione col parere delle Commissioni della PSL delle Regioni coinvolte, reitera anche in questa circostanza le proprie inquietudini a fronte di un disegno che fa parte di un modo di procedere non condivisibile. Infatti se le popolazioni che vivono in un territorio, che lo hanno fin qui abitato e coltivato esprimono a tutti i livelli un netto diniego a questi progetti, non si vede l’opportunità e la giustezza di decisioni che saranno assunte dall’alto in nome di interessi superiori tutti da verificare e valutare.

Questo referendum può risultare, se partecipato quel tanto da ottenere il quorum, un forte segnale politico affinché le scelte economiche ed energetiche nel nostro paese cambino radicalmente, aprendo, davvero, l’era delle energie rinnovabili e con esse gli stili di vita, i modelli produttivi e di consumo diventino tutti più improntati al risparmio ed all’efficienza energetica e alla sobrietà, nel rispetto degli obiettivi di Cop 21 e nello spirito della Laudato Sì’ di Papa Francesco che desideriamo mettere in pratica.

L’invito è dunque quello di dare corpo e sostanza alla proposta delle Regioni andando a votare perché l’ambiente ci interessa, il mare ci interessa e interessa non solo a noi ma al nostro futuro e a quello dei nostri figli. 

Democrazia è partecipazione.

SE AMATE IL MARE DOMENICA 17 APRILE 2016
NON ANDATE AL MARE.  ANDATE A VOTARE.

5 aprile 2016

AL VIA GLI APPUNTAMENTI INFORMATIVI IN VISTA DEL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016 - INVITO AL VOTO


Ecco i prossimi appuntamenti informativi in vista del referendum del 17 aprile 2016.

I volontari possono presentarsi quindici minuti prima dell'orario di avvio del banchetto.
Aosta
07 aprile 2016 giovedìPiazza des franchises15-19Altra vda
08 aprile 2016 venerdìPorte pretoriane15-19Altra vda
09 aprile 2016 sabatoMattino
mercato
9.30-13.20Possibile
09 aprile 2016 sabatoPomeriggio
Porte pretoriane
15-19Possibile
12 aprile 2016 martedìPiazza des franchises14-19.30Valle Virtuosa
Alta Valle
6 aprile 2016 mercoledìMercato Courmayeur
Legambiente
7 aprile 2016 giovedìMercato Morgex
Legambiente
13 aprile 2016 mercoledìMercato Courmayeur
Legambiente
Bassa Valle
09 aprile 2016 sabatoMercato Pont Saint Martin9.00-13.00Meetup Bassa Valle

16 marzo 2016

OSSERVATORIO COMUNALE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI: OCCORREANCORA MIGLIORARE LA DIFFERENZIATA


Per l'anno 2015 il tasso di raccolta differenziata si è attestato al 56,45%. Nei primi mesi del 2016 con la raccolta dell'organico si è raggiunta quota 63%. Le cifre sono state fornite dal dirigente comunale Marco Framarin nel corso della prima riunione del ricostituito osservatorio comunale dei rifiuti. Ci sono margini per  avvicinarsi all'80%, ma è importante differenziare bene. 
Nel 2015 il numero di utenti che svolgono il compostaggio domestico è passato a 710.
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L’Osservatorio si occupa della raccolta rifiuti nel Comune ma con la possibilità di interfacciarsi con altri enti, per migliorare la qualità dei rifiuti di Aosta. 

La percentuale di raccolta differenziata si attesta a circa il 64%. 

I componenti dell’Osservatoio sono 9: il consigliere Comunale Nicola Prettico (UV), la Consigliera Comunale Carola Carpinello (Altra VdA), Corrado Collomb (funzionario comunale), Jean Louis Quendoz (responsabile Ditta Quendoz), Luca Ronco (Associazione Artigiani VdA), Giuseppe Sagaria (Ascom Confcommercio VdA), Paolo Gino (Valle Virtuosa), Federica Lidia Rinaldi (Legambiente), Andrea Piccirilli (Associazione Consumatori).


LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE A LIVELLO REGIONALE: AL VIA LA RACCOLTA FIRME

Leggi di iniziativa popolare: ammissibili le cinque proposte di legge depositate presso il  Consiglio Regionale della Valle d'Aosta


Mercoledì 16 marzo 2016, si è riunita la Commissione regionale per i procedimenti referendari, composta da Mario Dogliani, Elisabetta Palici di Suni Prat e Francesco Dassano, per verificare l'ammissibilità delle cinque proposte di legge di iniziativa popolare, di cui quattro da sottoporre a referendum propositivo, presentate alla Presidenza del Consiglio Valle a gennaio 2016.
La Commissione, ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale 19/2003, ha deliberato l'ammissibilità di tutte e cinque le proposte: 
la prima contiene disposizioni per una ferrovia moderna e un efficiente sistema pubblico integrato dei trasporti; 
La seconda è volta alla riorganizzazione del servizio sanitario e alla riduzione dei tempi di attesa; 
La terza concerne il rafforzamento degli strumenti di partecipazione e di democrazia; 
La quarta riguarda l'incremento occupazionale e il coordinamento delle politiche del lavoro; 
La quinta è tesa a modificare la legge regionale n. 19/2003, che disciplina l'iniziativa legislativa popolare, il referendum propositivo, abrogativo e consultivo, ai sensi dell'articolo 15 dello Statuto speciale.
Da oggi i proponenti potranno quindi procedere alla raccolta delle firme per la presentazione al Consiglio delle proposte di legge (le firme devono essere 1.500 per la proposta di legge semplice mentre devono essere 5.261 – il 5% degli elettori della regione al 31 dicembre 2015 – per le proposte da sottoporre a referendum propositivo).
Dopo il deposito delle firme da parte dei proponenti e la verifica delle stesse da parte della Segreteria generale, inizierà l'iter legislativo vero e proprio in Consiglio, con l'assegnazione alle Commissioni consiliari competenti e il successivo esame in Aula. 
Per quanto riguarda le proposte da sottoporre a referendum, qualora il Consiglio Valle non approvi la proposta di legge nel suo complesso o non recepisca i principi ispiratori dell'iniziativa, la proposta di legge di iniziativa popolare viene sottoposta a referendum propositivo.
Se viene raggiunto il quorum del 45% e vi è la maggioranza dei voti validi, la legge entra in vigore. Per quanto concerne, invece, la proposta semplice, l'iter si conclude con il voto in Consiglio regionale.

9 marzo 2016

VOTA SI AL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016

 VOTA SI PER FERMARE LE TRIVELLE

Vota SI al Referendum del 17 aprile 2016


Per fermare le azioni e i progetti finalizzati alla ricerca e allo sfruttamento, su terraferma o in mare, di combustibili fossili e non rinnovabili

Per diffondere un nuovo modello di sviluppo economico eco-compatibile, equo, ed equilibrato che, attraverso la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni e degli stili di vita, tenda al principio di sostenibilità, arrestando il processo di riscaldamento globale in corso ed il conseguente cambiamento climatico planetario

Per difendere la vita delle persone, la loro salute, la qualità della terra, dell’aria, dell’acqua, del cibo, quali elementi imprescindibili del benessere collettivo, oltre che individuale

Per continuare in Valle d'Aosta  il percorso che ha reso possibile, nella nostra regione, la vittoria al referendum contro il pirogassificatore, dimostrando che sono i territori, le collettività locali e regionali, a doversi esprimere e, se necessario, ad opporsi alla realizzazione di progetti inutili e dannosi.

Vademecum
http://www.notriv.com/wp-content/uploads/2016/03/PERCHE-DOBBIAMO-VOTARE-SI-AL-REFERENDUM-DEL-17-APRILE-2016.pdf


3 marzo 2016

CARO- PARCHEGGI: CONTINUA LA RACCOLTA FIRME


Continua la raccolta firma  petizione CONTRO IL CARO PARCHEGGI. La richiesta è di modificare la delibera comunale che ha aumentato fino al 180% le tariffe parcheggio nelle zone blu. 

Quanto deciso dal Comune è un vero e proprio salasso  e sta mettendo in ginocchio gli automobilisti, ma anche le attività commerciali.

FIRMA ANCHE TU. 

LUOGHI RACCOLTA FIRME: BAR VIALE DELLA PACE E PRESSO GLI ALTRI NEGOZI IN ZONA.

1 marzo 2016

rifiuti zero

Gestione rifiuti: depositati nuovi studi sull'argomento. Occorre riaprire il dibattito e rivedere le posizioni.
Mentre non solo la comunità scientifica ma anche gli economisti riconoscono l’utilità sociale, ambientale ed economica di strategia come “Rifiuti Zero” improntata al Riciclo Totale, in Valle d'Aosta si continua a perseguire la strada del ciclo integrato e della “distruzione” dei rifiuti (e quindi dell’ambiente e della salute).
Ecco perché ad Aosta (come ovunque si persegua il “ciclo integrato” con “macchine magiche”) aumentano i costi sui cittadini (TIA o TARSU che sia), oltre che i costi ambientali e sanitari.
Perché nel capoluogo regionale la scelta politica è stata quella di garantire il business a chi produce e gestisce lo smaltimento dei rifiuti. Le alternative concrete e efficaci ci sono, sono ormai collaudate e valutate positivamente ed ultimi in termini ambientali, sanitari ed economici da sempre più ampi settori, in ultimo in un rapporto della Bocconi.
Si è ancora in tempo per cambiare strada in Valle d'Aosta, fermando la costruzione del Gassificatore/Pirogassficatore e rivedendo il relativo Piano regionale. Se i cittadini conoscono i fatti ed i dati possono pretendere dall'Amministrazione regionale di cambiare strada: creando occupazione, risparmio di soldi pubblici, riduzione della tassa, risparmio/recupero della materia, tutela ambientale e della salute.
Perché scegliere il peggio (o meno peggio) come strategia ad alto costo, quando si può avere il meglio con bassi costi?
Mentre la comunità scientifica ci mette in allarme, con studi sempre più avanzati sui rischi definitivi non solo del “clima globale” ma anche della nostra “salute individuale”, gli amministratori fanno finta di non capire e confermano scelte scellerate. Sembra che territorio, natura e salute non contino nulla davanti alle esigenze del business economico.
Quando poi si deve affrontare la questione “rifiuti” si finisce nel peggio dell’ipocrisia e della sudditanza alle grandi lobby che piegano
non solo l’interesse generale, ma anche le casse pubbliche e della comunità. In Italia, che non a caso è il Paese con più sanzioni da parte dell’Unione Europea in tema di rifiuti, hanno abilmente cambiato il senso delle parole e, come dice Paul Connett (consulente Onu per la questione rifiuti), con una politica corrotta pretendono di usare “macchine magiche” (termovalorizzatori, gassificatori, torce al plasma, ecc...) per chiudere il ciclo dei rifiuti, senza bisogno di organizzare una raccolta differenziata di qualità. Nei Piani Energetici approvati dalle varie Regioni, si parla del trattamento dei rifiuti, ad esempio, come principale fonte di energia rinnovabile su cui puntare. E questa scelta è scellerata, sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo della salute dei cittadini.
Non si considerano nemmeno gli ultimi studi della Bocconi, nella cecità assoluta delle varie Amministrazioni coinvolte. Infatti proprio nelle scorse settimane è stato pubblicato il rapporto dell’IEFE della Bocconi sull’analisi economica della gestione rifiuti, compiendo un raffronto tra i vari metodi e le diverse strategie. Questo studio evidenzia che non sia puramente una questione di natura ambientale bensì “economica” (soprattutto alla luce della crisi di sistema che si sta attraversando, ma anche rispetto al costo sanitario a lungo periodo), la necessità di puntare su Riduzione, Riuso, Riparazione e Ricerca di miglioramento dei prodotti di scarto e quindi sulla strategia “Rifiuti Zero” cioè il Riciclo totale, anziché perseguire con il ciclo integrato e la “distruzione” dei rifiuti. In Valle d'Aosta, invece di valutare i dati ed i fatti si tira diritti per costruire le “macchine magiche” che rendono solo a chi costruisce e li gestisce a discapito delle casse pubbliche, delle tasche dei cittadini e dei costi ambientali e sanitari.

Il cattivo esempio valdostano. Cosa vogliono fare.
Qui il “ciclo integrato” è stata la scelta della Regione ha fatto intraprendere verso la strada della gassificazione/pirogassificazione o pirogassificazione (anche cambiando nome alla “macchina magica” la sostanza non cambia). Ad Aosta si sceglie lo smaltimento con recupero energetico tramite un gassificatore/pirogassificatore che può smaltire di tutto. Costruire questo mix tecnologico costerà alla comunità, sia in termini economici (soldi pubblici, tasse ai cittadini con i previsti annunciati aumenti), sia in termini di salute.
Il risultato economico, oltre a quello ambientale e sanitario, pare non interessi a nessuno: il gestore costruisce gli impianti, i valdostani pagheranno la raccolta dei rifiuti all'impresa incaricata e pagheranno anche i costi di macchine voraci da alimentare a rifiuti. Non è infatti un caso che in Valle d'Aosta i progetti di potenziamento della raccolta differenziata approvati prevedono una raccolta differenziata di bassa qualità (già sapendo che, così, i contributi CONAI al Comune saranno decurtati e la fatica dei cittadini mal finalizzata). Questo è il ciclo integrato valdostano!

Le alternative ci sono e sono collaudate.
Non solo nella lontana San Francisco che ha indicato Paul Connett, ma molto vicine a noi, in Italia. Si tratta di miriadi di Comuni che hanno puntato sulla raccolta differenziata raggiungendo percentuali del 80/90%. Tutto ciò smentisce nei fatti il concetto secondo cui tanta raccolta differenziata significa aumento dei costi! E ci sono due esempi, il Centro di Vedelago dell’imprenditrice Carla Poli e la Cooperativa sociale Apas di Palermo, che dimostrano che la “partita” rifiuti, fuori dal ciclo integrato e centrata sulla strategia di Rifiuti Zero non è solo solo possibile, ma occasione di risparmio delle casse pubbliche, di risparmio per i cittadini, di nuova occupazione, di salvaguardia della salute e delle risorse.
Il Centro di Vedelago ha dimostrato che i “rifiuti” sono in realtà una risorsa che può “rendere” dal punto di vista economico puntato su recupero, riuso e riciclo. La Cooperativa Sociale Apas a Palermo ha dimostrato che si può creare occupazione, soprattutto per i soggetti disagiati, raggiungendo altissimi livelli di raccolta differenziata che conferiti alle piattaforme per il recupero-riuso-riciclo non sono un costo per le casse pubbliche e per i cittadini, bensì un “entrata”, un guadagno, in quanto per le imprese che recupereranno e ricicleranno i cosiddetti “rifiuti” sono di fatto materia prima.
Attivare un circuito di innovazione industriale e tecnologica, parte da un assunto: non dobbiamo chiederci cosa si fa del residuo. Dobbiamo semplicemente organizzare una raccolta differenziata che non preveda residuo da smaltire, ma frazioni separate in modo che i materiali possano essere avviati ai giusti circuiti di recupero, riciclo della materia. L’umido pulito, compostato a terra o in impianti aerobici, va collegato alla produzione agricola, può aumentare la qualità delle produzioni locali e qualificare il territorio, quindi ancora una volta significa occupazione e significa introito e non spesa. Dopo aver differenziato i materiali più “nobili” all’80-90% il restante è “secco residuo” che va ad ulteriore trattamento meccanico e successivo riciclo, salvo piccole frazioni.
Per aumentare la possibilità di riciclare si può fare riferimento al metodo di estrusione di Vedelago, che produce sabbie sintetiche certificate, utilizzabile in diversi settori, dall’edilizia, all’arredamento. A valle e in parallelo a tutto ciò si devono prevedere programmi di ricerca sui materiali e sugli imballaggi. Nuovi progetti, anche universitari, capaci di influenzare le scelte dell’industria. Non è utopia, è nuova iniziativa, nuova conoscenza. Guadagnare con percorsi di economia reale, anziché con la speculazione finanziaria e spesa pubblica. Significa sottrarre materia alla combustione e ridare la funzione di “servizio pubblico” alle aziende speciali o comunali. Qualcuno può anche dire che la raccolta differenziata spinta non si può fare per due ragioni: perché fatta davvero porta a porta costa troppo e perché i valdostani non la vogliono fare. La risposta anche qui è semplice:
la raccolta differenziata porta a porta la reggono le casse di piccoli comuni da 15/20 mila abitanti e quindi la può reggere tranquillamente anche un grande Comune;
la raccolta differenziata non è un costo ma un entrata in quanto è “materia prima” che si vende per il riciclo-recupero-riuso;
la raccolta differenziata può anche essere fatta su larga scala come “indifferenziata” ed adottando un semplice impianto di smistamento;
parte dei costi per una vera differenziata porta a porta avrebbero una ricaduta sociale in quanto vi sarebbe nuova occupazione;
i cittadini risparmierebbero, anche molto, di quanto oggi (e domani con la nuova “macchina magica” a Brissogne) pagano in tassa al Comune o alla Regione
anche i Valdostani se sapessero che al posto di una “macchina magica” che brucia risorse (naturali ed economiche) e rischia di seminare nano particelle cancerogene, sulle loro teste, vi è un centro come quello di Vedelago ed un sistema che da occupazione (magari con cooperative sociali come la Apas), sarebbero certamente favorevoli.

Paul Connett, quando è stato in Valle d'Aosta ha ribadito quale sia il percorso corretto cioè Rifiuti Zero. Ci chiediamo perché la Terza commissione regionale abbia invece stabilito che a Brissogne non c’è posto per il Centro riciclo di Vedelago, mentre il posto per gassificatore/pirogassificatore c’è! Perché tra le tante consulenze che la Regione Valle d'Aosta ha fatto in passato e si appresta a fare nei prossimi giorni non ha mai pensato di darne una a Paul Connett? Perché non si tengono tenuto conto dei suggerimenti di Gianluigi Salvador, esperto di rifiuti, che ha formalizzato in più occasioni la possibilità di gestire a Riciclo Totale l'intero ciclo dei rifiuti? Come mai su questo tema non sono stati fatti “dibattiti pubblici” coinvolgendo gli imprenditori e gli esperti del recupero-riciclo-riuso anziché Commissioni di esperti con componenti che prima o poi lavorano, guarda caso, per ditte che costruiscono le “macchine magiche”?

Le alternative ci sono e si possono attuare.
Prevedono un guadagno per le casse pubbliche, a partire dalla tasche e dalla salute dei cittadini, e riducono i margini di business di ciò che sta dietro al mercato dei rifiuti (e della farmaceutica).
Adesso proprio partendo dall'ultimo studio in materia è possibile confrontarsi pubblicamente dando ai cittadini le informazioni necessarie per valutare, oltre che far sì che i rappresentanti dei cittadini nei Comuni compiano le proprie scelte consapevolmente e senza nascondersi dietro i “non sapevo”. Si può procedere su questa strada senza perdere tempo ulteriore, oppure si dica chiaramente che la scelta delle “macchine magiche” a Brissogne si fa perché conta più il business di alcuni, rispetto al risparmio di risorse naturali e di soldi pubblici, oltre che rispetto alla salute e alla dignità dei cittadini.

http://amicidelviale.blogspot.com

VIDEO RETE ST VINCENT SCENARI RIFIUTI

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OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.
http://www.vallevirtuosa.it




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OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

28 febbraio 2016

REFERENDUM: NON TRIVELLIAMO IN MARE ENTRO LE MIGLIA MARINE.

REFERENDUM: NON TRIVELLIAMO IN MARE ENTRO LE MIGLIA MARINE.

Il quesito riguarda le trivellazioni entro le 12 miglia marine: chiede di eliminare l’allungamento della validità del permesso fino alla fine del giacimento, per tornare alla normale scadenza dell’autorizzazione (di solito quinquennale).

Entro il 9 Marzo 2016 la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità di altri due quesiti, richiesti da varie regioni, perché non accolti dalla legge di dicembre 2015. In aprile è previsto il giudizio di merito. Questo significa che, se uno o entrambi i q uesiti vengono riammessi, dovranno essere votati in un’altra tornata referendaria.
Democrazia diretta a rischio, attraverso la tagliola del quorum del 50%, molto più difficile da raggiungere se le date delle votazioni sono due o tre (con i ballottaggi) prima dell’estate e ancora altre in autunno (Referendum sulle controriforma costituzionale e legge elettorale).

Le promotrici del Referendum trivelle sono le Regioni; quindi le associazioni non possono costituire Comitati per il Si col diritto agli accessi televisivi. Ma comunque, per fare la campagna informativa si costituiscono “Comitati vota SI per fermare le trivelle” in tutte le regioni, province e comuni dove qualche persona e/o associazione si renda disponibile.

PARCHEGGI: I COSTI AUMENTANO IN MODO SPROPORZIONATO - A RISCHIO LE ATTIVITA ECOMONICHE PRESENTI IN ZONA

E' ancora possibile firmare la petizione predisposta da un commerciante operante in zona per chiedere l'annullamento della delibera comunale che ha aumentato fino al 180% le tariffe parcheggio nelle zone blu. Alcuni ritocchi sono da fare ma quanto deciso dal Comune è un vero e proprio salasso che sta mettendo in ginocchio gli automobilisti, ma anche le attività commerciali.
Sonia Bionaz, titolare del Bar del Viale in viale della Pace, ad Aosta è diretta e concreta. Si tratta di un vero e proprio attacco a chi opera sul territorio.
In Viale della pace gli aumenti pensati e attuati dal sindaco, Fulvio Centoz, e dai vertici dell'Aps sono del 180%: mezz'ora di sosta è passata da 50 centesimi a 1 euro e 40. 
Da alcuni giorni occorre pagare 70 centesimi per una sosta di 5 minuti, il tempo per accompagnare il bambino a scuola, o per prendere un caffé che gli viene a costare più di un aperitivo insomma si puo parlare di  danni economici derivanti dalla 'fuga' dai parcheggi e si stanno facendo sentire...

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http://www.codacons.vda.it/?p=2266

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21 febbraio 2016

CORRETTA GESTIIONE DEI RIFIUTI: INCONTRI NELLA COMUNITA EVANCON

Il meetup Bassa Valle d'Aosta ha in programma alcuni incontri pubblici in Bassa Valle nella comunità montana Evançon,  per analizzare alcuni aspetti in merito ad una corretta gestione dei rifiuti ed in particolare in merito al rinnovo dell'appalto di raccolta, che ad oggi salvo cambiamenti in corso d'opera prevede l'installazione di contenitori interrati cosidetti "Molok" nei comuni di Challand St Anselme e Brusson.
Il primo incontro avrà luogo a Montjovet  presso Hotel Nigra in data 11 marzo 2016 ore 21,00.


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http://www.notriv.com/2016/02/26/perche-dobbiamo-votare-si-al-referendum-no-triv-del-17-aprile/

8 febbraio 2016

ECONOMIA CIRCOLARE: AL SENATO AL VIA CONSULTAZIONE PUBBLICA

Economia circolare: la Commissione Ambiente del Senato avvia una consultazione pubblica sulle proposte della Commissione europea

Documentazione online fino al 1° aprile 2016
La Commissione Ambiente del Senato - presieduta dal sen. Giuseppe Marinello - ha deciso di avviare una consultazione pubblica per acquisire informazioni e valutazioni delle parti interessate al pacchetto di misure sull'economia circolare, presentato dalla Commissione europea il 2 dicembre scorso.
Con l'espressione "economia circolare" Bruxelles indica un modello produttivo nel quale le risorse vengono utilizzate da imprese e consumatori in modo sostenibile, mantenendo quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e riducendo al minimo la produzione dei rifiuti. Il pacchetto è composto da una Comunicazione e da quattro proposte per la revisione di direttive già in vigore.
L'iniziativa della Commissione Ambiente del Senato è aperta a tutti coloro - cittadini, autorità, imprese, Università, centri di ricerca - che desiderano partecipare al processo decisionale europeo con osservazioni sul merito delle proposte legislative. I contributi - inviati all'indirizzo di posta elettronica economiacircolare@senato.it - saranno presi in considerazione ai fini dell'elaborazione del parere da trasmettere alla Commissione europea nel quadro del dialogo politico.
La consultazione pubblica resterà aperta fino al 1° aprile 2016. Tutta la documentazione è disponibile nel sito www.senato.it. Nel mese di maggio la Commissione Ambiente organizzerà una conferenza per discutere gli esiti della consultazione.

7 febbraio 2016

LAVORI DI MANUTENZIONE E DI RIPRISTINO ? SOLO UNO SU QUATTRO


Solo questo lavoro di ripristino è stato fatto a gennaio 2016...per glialtri lavori quanti anni ancora passeranno...?


31 gennaio 2016

GESTIONE RIFIUTI VDA: L'ASSOCIAZIONE VALLE VIRTUOSA RIBADISCE DUBBI E PERPLESSITA'

http://www.vallevirtuosa.it/nuovo-piano-rifiuti-come-gettare-al-vento-lennesima-occasione/

http://www.zerowasteitaly.org/report-prestazioni-capitali-europee/



Novità dal Piemonte:
Iren acquisice il controllo dell'inceneritore del Gerbido. Iren sale così all'80% di Trm, la società che gestisce il Gerbido. Aveva già il 49%. Ora ha comprato il 51% di F2i, il fondo con cui, nel 2012, aveva acquistato dal Comune di Torino l'80% delle quote. Costo dell'operazione: 94,5 milioni di euro. Entro il 2020, l'inceneritore diventerà l'unico impianto regionale e servirà tutto il Piemonte. Nel 2015, ha bruciato oltre 38 mila tonnellate di immondizia della Liguria. Per il 2016 per i primi sei mesi ne arriveranno altre 35 mila.