14 aprile 2016

SI AD UN CAMBIO NELLE SCELTE ENERGETICHE

Commissione regionale Pastorale sociale del Piemonte - Arcidiocesi di Torino

A proposito di Referendum.

Domenica 17 aprile 2016 i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi per porre un termine fisso e non prorogabile alle trivellazioni nel mare prossimo alle coste per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi. 

Questo Referendum è stato promosso dalla maggior parte delle Regioni italiane toccate dal mare.

Ad un primo pensiero potremmo dire che non ci riguarda poiché in Piemonte non c’è il mare, tuttavia questa Commissione vuole porre all’attenzione dei nostri concittadini alcune questioni che riguardano anche i piemontesi. Le coste italiane con il loro paesaggio e il loro mare bellissimo sono un bene di tutta la nostra patria, sono patrimonio comune a tutti e come tale va tutelato a fronte di uno sfruttamento che può recare danni al paesaggio, al patrimonio biologico marino, alle popolazioni locali che vivono di pesca e di turismo e rischia di produrre un inquinamento difficile da sanare.

La nostra Commissione ha già espresso tutte le sue perplessità sul progetto di effettuare trivellazioni sul nostro territorio nelle province di Biella, Novara e Vercelli e quindi, anche in comunione col parere delle Commissioni della PSL delle Regioni coinvolte, reitera anche in questa circostanza le proprie inquietudini a fronte di un disegno che fa parte di un modo di procedere non condivisibile. Infatti se le popolazioni che vivono in un territorio, che lo hanno fin qui abitato e coltivato esprimono a tutti i livelli un netto diniego a questi progetti, non si vede l’opportunità e la giustezza di decisioni che saranno assunte dall’alto in nome di interessi superiori tutti da verificare e valutare.

Questo referendum può risultare, se partecipato quel tanto da ottenere il quorum, un forte segnale politico affinché le scelte economiche ed energetiche nel nostro paese cambino radicalmente, aprendo, davvero, l’era delle energie rinnovabili e con esse gli stili di vita, i modelli produttivi e di consumo diventino tutti più improntati al risparmio ed all’efficienza energetica e alla sobrietà, nel rispetto degli obiettivi di Cop 21 e nello spirito della Laudato Sì’ di Papa Francesco che desideriamo mettere in pratica.

L’invito è dunque quello di dare corpo e sostanza alla proposta delle Regioni andando a votare perché l’ambiente ci interessa, il mare ci interessa e interessa non solo a noi ma al nostro futuro e a quello dei nostri figli. 

Democrazia è partecipazione.

SE AMATE IL MARE DOMENICA 17 APRILE 2016
NON ANDATE AL MARE.  ANDATE A VOTARE.

5 aprile 2016

AL VIA GLI APPUNTAMENTI INFORMATIVI IN VISTA DEL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016 - INVITO AL VOTO


Ecco i prossimi appuntamenti informativi in vista del referendum del 17 aprile 2016.

I volontari possono presentarsi quindici minuti prima dell'orario di avvio del banchetto.
Aosta
07 aprile 2016 giovedìPiazza des franchises15-19Altra vda
08 aprile 2016 venerdìPorte pretoriane15-19Altra vda
09 aprile 2016 sabatoMattino
mercato
9.30-13.20Possibile
09 aprile 2016 sabatoPomeriggio
Porte pretoriane
15-19Possibile
12 aprile 2016 martedìPiazza des franchises14-19.30Valle Virtuosa
Alta Valle
6 aprile 2016 mercoledìMercato Courmayeur
Legambiente
7 aprile 2016 giovedìMercato Morgex
Legambiente
13 aprile 2016 mercoledìMercato Courmayeur
Legambiente
Bassa Valle
09 aprile 2016 sabatoMercato Pont Saint Martin9.00-13.00Meetup Bassa Valle

16 marzo 2016

OSSERVATORIO COMUNALE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI: OCCORREANCORA MIGLIORARE LA DIFFERENZIATA


Per l'anno 2015 il tasso di raccolta differenziata si è attestato al 56,45%. Nei primi mesi del 2016 con la raccolta dell'organico si è raggiunta quota 63%. Le cifre sono state fornite dal dirigente comunale Marco Framarin nel corso della prima riunione del ricostituito osservatorio comunale dei rifiuti. Ci sono margini per  avvicinarsi all'80%, ma è importante differenziare bene. 
Nel 2015 il numero di utenti che svolgono il compostaggio domestico è passato a 710.
---
L’Osservatorio si occupa della raccolta rifiuti nel Comune ma con la possibilità di interfacciarsi con altri enti, per migliorare la qualità dei rifiuti di Aosta. 

La percentuale di raccolta differenziata si attesta a circa il 64%. 

I componenti dell’Osservatoio sono 9: il consigliere Comunale Nicola Prettico (UV), la Consigliera Comunale Carola Carpinello (Altra VdA), Corrado Collomb (funzionario comunale), Jean Louis Quendoz (responsabile Ditta Quendoz), Luca Ronco (Associazione Artigiani VdA), Giuseppe Sagaria (Ascom Confcommercio VdA), Paolo Gino (Valle Virtuosa), Federica Lidia Rinaldi (Legambiente), Andrea Piccirilli (Associazione Consumatori).


LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE A LIVELLO REGIONALE: AL VIA LA RACCOLTA FIRME

Leggi di iniziativa popolare: ammissibili le cinque proposte di legge depositate presso il  Consiglio Regionale della Valle d'Aosta


Mercoledì 16 marzo 2016, si è riunita la Commissione regionale per i procedimenti referendari, composta da Mario Dogliani, Elisabetta Palici di Suni Prat e Francesco Dassano, per verificare l'ammissibilità delle cinque proposte di legge di iniziativa popolare, di cui quattro da sottoporre a referendum propositivo, presentate alla Presidenza del Consiglio Valle a gennaio 2016.
La Commissione, ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale 19/2003, ha deliberato l'ammissibilità di tutte e cinque le proposte: 
la prima contiene disposizioni per una ferrovia moderna e un efficiente sistema pubblico integrato dei trasporti; 
La seconda è volta alla riorganizzazione del servizio sanitario e alla riduzione dei tempi di attesa; 
La terza concerne il rafforzamento degli strumenti di partecipazione e di democrazia; 
La quarta riguarda l'incremento occupazionale e il coordinamento delle politiche del lavoro; 
La quinta è tesa a modificare la legge regionale n. 19/2003, che disciplina l'iniziativa legislativa popolare, il referendum propositivo, abrogativo e consultivo, ai sensi dell'articolo 15 dello Statuto speciale.
Da oggi i proponenti potranno quindi procedere alla raccolta delle firme per la presentazione al Consiglio delle proposte di legge (le firme devono essere 1.500 per la proposta di legge semplice mentre devono essere 5.261 – il 5% degli elettori della regione al 31 dicembre 2015 – per le proposte da sottoporre a referendum propositivo).
Dopo il deposito delle firme da parte dei proponenti e la verifica delle stesse da parte della Segreteria generale, inizierà l'iter legislativo vero e proprio in Consiglio, con l'assegnazione alle Commissioni consiliari competenti e il successivo esame in Aula. 
Per quanto riguarda le proposte da sottoporre a referendum, qualora il Consiglio Valle non approvi la proposta di legge nel suo complesso o non recepisca i principi ispiratori dell'iniziativa, la proposta di legge di iniziativa popolare viene sottoposta a referendum propositivo.
Se viene raggiunto il quorum del 45% e vi è la maggioranza dei voti validi, la legge entra in vigore. Per quanto concerne, invece, la proposta semplice, l'iter si conclude con il voto in Consiglio regionale.

9 marzo 2016

VOTA SI AL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016

 VOTA SI PER FERMARE LE TRIVELLE

Vota SI al Referendum del 17 aprile 2016


Per fermare le azioni e i progetti finalizzati alla ricerca e allo sfruttamento, su terraferma o in mare, di combustibili fossili e non rinnovabili

Per diffondere un nuovo modello di sviluppo economico eco-compatibile, equo, ed equilibrato che, attraverso la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni e degli stili di vita, tenda al principio di sostenibilità, arrestando il processo di riscaldamento globale in corso ed il conseguente cambiamento climatico planetario

Per difendere la vita delle persone, la loro salute, la qualità della terra, dell’aria, dell’acqua, del cibo, quali elementi imprescindibili del benessere collettivo, oltre che individuale

Per continuare in Valle d'Aosta  il percorso che ha reso possibile, nella nostra regione, la vittoria al referendum contro il pirogassificatore, dimostrando che sono i territori, le collettività locali e regionali, a doversi esprimere e, se necessario, ad opporsi alla realizzazione di progetti inutili e dannosi.

Vademecum
http://www.notriv.com/wp-content/uploads/2016/03/PERCHE-DOBBIAMO-VOTARE-SI-AL-REFERENDUM-DEL-17-APRILE-2016.pdf


3 marzo 2016

CARO- PARCHEGGI: CONTINUA LA RACCOLTA FIRME


Continua la raccolta firma  petizione CONTRO IL CARO PARCHEGGI. La richiesta è di modificare la delibera comunale che ha aumentato fino al 180% le tariffe parcheggio nelle zone blu. 

Quanto deciso dal Comune è un vero e proprio salasso  e sta mettendo in ginocchio gli automobilisti, ma anche le attività commerciali.

FIRMA ANCHE TU. 

LUOGHI RACCOLTA FIRME: BAR VIALE DELLA PACE E PRESSO GLI ALTRI NEGOZI IN ZONA.

1 marzo 2016

rifiuti zero

Gestione rifiuti: depositati nuovi studi sull'argomento. Occorre riaprire il dibattito e rivedere le posizioni.
Mentre non solo la comunità scientifica ma anche gli economisti riconoscono l’utilità sociale, ambientale ed economica di strategia come “Rifiuti Zero” improntata al Riciclo Totale, in Valle d'Aosta si continua a perseguire la strada del ciclo integrato e della “distruzione” dei rifiuti (e quindi dell’ambiente e della salute).
Ecco perché ad Aosta (come ovunque si persegua il “ciclo integrato” con “macchine magiche”) aumentano i costi sui cittadini (TIA o TARSU che sia), oltre che i costi ambientali e sanitari.
Perché nel capoluogo regionale la scelta politica è stata quella di garantire il business a chi produce e gestisce lo smaltimento dei rifiuti. Le alternative concrete e efficaci ci sono, sono ormai collaudate e valutate positivamente ed ultimi in termini ambientali, sanitari ed economici da sempre più ampi settori, in ultimo in un rapporto della Bocconi.
Si è ancora in tempo per cambiare strada in Valle d'Aosta, fermando la costruzione del Gassificatore/Pirogassficatore e rivedendo il relativo Piano regionale. Se i cittadini conoscono i fatti ed i dati possono pretendere dall'Amministrazione regionale di cambiare strada: creando occupazione, risparmio di soldi pubblici, riduzione della tassa, risparmio/recupero della materia, tutela ambientale e della salute.
Perché scegliere il peggio (o meno peggio) come strategia ad alto costo, quando si può avere il meglio con bassi costi?
Mentre la comunità scientifica ci mette in allarme, con studi sempre più avanzati sui rischi definitivi non solo del “clima globale” ma anche della nostra “salute individuale”, gli amministratori fanno finta di non capire e confermano scelte scellerate. Sembra che territorio, natura e salute non contino nulla davanti alle esigenze del business economico.
Quando poi si deve affrontare la questione “rifiuti” si finisce nel peggio dell’ipocrisia e della sudditanza alle grandi lobby che piegano
non solo l’interesse generale, ma anche le casse pubbliche e della comunità. In Italia, che non a caso è il Paese con più sanzioni da parte dell’Unione Europea in tema di rifiuti, hanno abilmente cambiato il senso delle parole e, come dice Paul Connett (consulente Onu per la questione rifiuti), con una politica corrotta pretendono di usare “macchine magiche” (termovalorizzatori, gassificatori, torce al plasma, ecc...) per chiudere il ciclo dei rifiuti, senza bisogno di organizzare una raccolta differenziata di qualità. Nei Piani Energetici approvati dalle varie Regioni, si parla del trattamento dei rifiuti, ad esempio, come principale fonte di energia rinnovabile su cui puntare. E questa scelta è scellerata, sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo della salute dei cittadini.
Non si considerano nemmeno gli ultimi studi della Bocconi, nella cecità assoluta delle varie Amministrazioni coinvolte. Infatti proprio nelle scorse settimane è stato pubblicato il rapporto dell’IEFE della Bocconi sull’analisi economica della gestione rifiuti, compiendo un raffronto tra i vari metodi e le diverse strategie. Questo studio evidenzia che non sia puramente una questione di natura ambientale bensì “economica” (soprattutto alla luce della crisi di sistema che si sta attraversando, ma anche rispetto al costo sanitario a lungo periodo), la necessità di puntare su Riduzione, Riuso, Riparazione e Ricerca di miglioramento dei prodotti di scarto e quindi sulla strategia “Rifiuti Zero” cioè il Riciclo totale, anziché perseguire con il ciclo integrato e la “distruzione” dei rifiuti. In Valle d'Aosta, invece di valutare i dati ed i fatti si tira diritti per costruire le “macchine magiche” che rendono solo a chi costruisce e li gestisce a discapito delle casse pubbliche, delle tasche dei cittadini e dei costi ambientali e sanitari.

Il cattivo esempio valdostano. Cosa vogliono fare.
Qui il “ciclo integrato” è stata la scelta della Regione ha fatto intraprendere verso la strada della gassificazione/pirogassificazione o pirogassificazione (anche cambiando nome alla “macchina magica” la sostanza non cambia). Ad Aosta si sceglie lo smaltimento con recupero energetico tramite un gassificatore/pirogassificatore che può smaltire di tutto. Costruire questo mix tecnologico costerà alla comunità, sia in termini economici (soldi pubblici, tasse ai cittadini con i previsti annunciati aumenti), sia in termini di salute.
Il risultato economico, oltre a quello ambientale e sanitario, pare non interessi a nessuno: il gestore costruisce gli impianti, i valdostani pagheranno la raccolta dei rifiuti all'impresa incaricata e pagheranno anche i costi di macchine voraci da alimentare a rifiuti. Non è infatti un caso che in Valle d'Aosta i progetti di potenziamento della raccolta differenziata approvati prevedono una raccolta differenziata di bassa qualità (già sapendo che, così, i contributi CONAI al Comune saranno decurtati e la fatica dei cittadini mal finalizzata). Questo è il ciclo integrato valdostano!

Le alternative ci sono e sono collaudate.
Non solo nella lontana San Francisco che ha indicato Paul Connett, ma molto vicine a noi, in Italia. Si tratta di miriadi di Comuni che hanno puntato sulla raccolta differenziata raggiungendo percentuali del 80/90%. Tutto ciò smentisce nei fatti il concetto secondo cui tanta raccolta differenziata significa aumento dei costi! E ci sono due esempi, il Centro di Vedelago dell’imprenditrice Carla Poli e la Cooperativa sociale Apas di Palermo, che dimostrano che la “partita” rifiuti, fuori dal ciclo integrato e centrata sulla strategia di Rifiuti Zero non è solo solo possibile, ma occasione di risparmio delle casse pubbliche, di risparmio per i cittadini, di nuova occupazione, di salvaguardia della salute e delle risorse.
Il Centro di Vedelago ha dimostrato che i “rifiuti” sono in realtà una risorsa che può “rendere” dal punto di vista economico puntato su recupero, riuso e riciclo. La Cooperativa Sociale Apas a Palermo ha dimostrato che si può creare occupazione, soprattutto per i soggetti disagiati, raggiungendo altissimi livelli di raccolta differenziata che conferiti alle piattaforme per il recupero-riuso-riciclo non sono un costo per le casse pubbliche e per i cittadini, bensì un “entrata”, un guadagno, in quanto per le imprese che recupereranno e ricicleranno i cosiddetti “rifiuti” sono di fatto materia prima.
Attivare un circuito di innovazione industriale e tecnologica, parte da un assunto: non dobbiamo chiederci cosa si fa del residuo. Dobbiamo semplicemente organizzare una raccolta differenziata che non preveda residuo da smaltire, ma frazioni separate in modo che i materiali possano essere avviati ai giusti circuiti di recupero, riciclo della materia. L’umido pulito, compostato a terra o in impianti aerobici, va collegato alla produzione agricola, può aumentare la qualità delle produzioni locali e qualificare il territorio, quindi ancora una volta significa occupazione e significa introito e non spesa. Dopo aver differenziato i materiali più “nobili” all’80-90% il restante è “secco residuo” che va ad ulteriore trattamento meccanico e successivo riciclo, salvo piccole frazioni.
Per aumentare la possibilità di riciclare si può fare riferimento al metodo di estrusione di Vedelago, che produce sabbie sintetiche certificate, utilizzabile in diversi settori, dall’edilizia, all’arredamento. A valle e in parallelo a tutto ciò si devono prevedere programmi di ricerca sui materiali e sugli imballaggi. Nuovi progetti, anche universitari, capaci di influenzare le scelte dell’industria. Non è utopia, è nuova iniziativa, nuova conoscenza. Guadagnare con percorsi di economia reale, anziché con la speculazione finanziaria e spesa pubblica. Significa sottrarre materia alla combustione e ridare la funzione di “servizio pubblico” alle aziende speciali o comunali. Qualcuno può anche dire che la raccolta differenziata spinta non si può fare per due ragioni: perché fatta davvero porta a porta costa troppo e perché i valdostani non la vogliono fare. La risposta anche qui è semplice:
la raccolta differenziata porta a porta la reggono le casse di piccoli comuni da 15/20 mila abitanti e quindi la può reggere tranquillamente anche un grande Comune;
la raccolta differenziata non è un costo ma un entrata in quanto è “materia prima” che si vende per il riciclo-recupero-riuso;
la raccolta differenziata può anche essere fatta su larga scala come “indifferenziata” ed adottando un semplice impianto di smistamento;
parte dei costi per una vera differenziata porta a porta avrebbero una ricaduta sociale in quanto vi sarebbe nuova occupazione;
i cittadini risparmierebbero, anche molto, di quanto oggi (e domani con la nuova “macchina magica” a Brissogne) pagano in tassa al Comune o alla Regione
anche i Valdostani se sapessero che al posto di una “macchina magica” che brucia risorse (naturali ed economiche) e rischia di seminare nano particelle cancerogene, sulle loro teste, vi è un centro come quello di Vedelago ed un sistema che da occupazione (magari con cooperative sociali come la Apas), sarebbero certamente favorevoli.

Paul Connett, quando è stato in Valle d'Aosta ha ribadito quale sia il percorso corretto cioè Rifiuti Zero. Ci chiediamo perché la Terza commissione regionale abbia invece stabilito che a Brissogne non c’è posto per il Centro riciclo di Vedelago, mentre il posto per gassificatore/pirogassificatore c’è! Perché tra le tante consulenze che la Regione Valle d'Aosta ha fatto in passato e si appresta a fare nei prossimi giorni non ha mai pensato di darne una a Paul Connett? Perché non si tengono tenuto conto dei suggerimenti di Gianluigi Salvador, esperto di rifiuti, che ha formalizzato in più occasioni la possibilità di gestire a Riciclo Totale l'intero ciclo dei rifiuti? Come mai su questo tema non sono stati fatti “dibattiti pubblici” coinvolgendo gli imprenditori e gli esperti del recupero-riciclo-riuso anziché Commissioni di esperti con componenti che prima o poi lavorano, guarda caso, per ditte che costruiscono le “macchine magiche”?

Le alternative ci sono e si possono attuare.
Prevedono un guadagno per le casse pubbliche, a partire dalla tasche e dalla salute dei cittadini, e riducono i margini di business di ciò che sta dietro al mercato dei rifiuti (e della farmaceutica).
Adesso proprio partendo dall'ultimo studio in materia è possibile confrontarsi pubblicamente dando ai cittadini le informazioni necessarie per valutare, oltre che far sì che i rappresentanti dei cittadini nei Comuni compiano le proprie scelte consapevolmente e senza nascondersi dietro i “non sapevo”. Si può procedere su questa strada senza perdere tempo ulteriore, oppure si dica chiaramente che la scelta delle “macchine magiche” a Brissogne si fa perché conta più il business di alcuni, rispetto al risparmio di risorse naturali e di soldi pubblici, oltre che rispetto alla salute e alla dignità dei cittadini.

http://amicidelviale.blogspot.com

VIDEO RETE ST VINCENT SCENARI RIFIUTI

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OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.
http://www.vallevirtuosa.it




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OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

28 febbraio 2016

REFERENDUM: NON TRIVELLIAMO IN MARE ENTRO LE MIGLIA MARINE.

REFERENDUM: NON TRIVELLIAMO IN MARE ENTRO LE MIGLIA MARINE.

Il quesito riguarda le trivellazioni entro le 12 miglia marine: chiede di eliminare l’allungamento della validità del permesso fino alla fine del giacimento, per tornare alla normale scadenza dell’autorizzazione (di solito quinquennale).

Entro il 9 Marzo 2016 la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità di altri due quesiti, richiesti da varie regioni, perché non accolti dalla legge di dicembre 2015. In aprile è previsto il giudizio di merito. Questo significa che, se uno o entrambi i q uesiti vengono riammessi, dovranno essere votati in un’altra tornata referendaria.
Democrazia diretta a rischio, attraverso la tagliola del quorum del 50%, molto più difficile da raggiungere se le date delle votazioni sono due o tre (con i ballottaggi) prima dell’estate e ancora altre in autunno (Referendum sulle controriforma costituzionale e legge elettorale).

Le promotrici del Referendum trivelle sono le Regioni; quindi le associazioni non possono costituire Comitati per il Si col diritto agli accessi televisivi. Ma comunque, per fare la campagna informativa si costituiscono “Comitati vota SI per fermare le trivelle” in tutte le regioni, province e comuni dove qualche persona e/o associazione si renda disponibile.

PARCHEGGI: I COSTI AUMENTANO IN MODO SPROPORZIONATO - A RISCHIO LE ATTIVITA ECOMONICHE PRESENTI IN ZONA

E' ancora possibile firmare la petizione predisposta da un commerciante operante in zona per chiedere l'annullamento della delibera comunale che ha aumentato fino al 180% le tariffe parcheggio nelle zone blu. Alcuni ritocchi sono da fare ma quanto deciso dal Comune è un vero e proprio salasso che sta mettendo in ginocchio gli automobilisti, ma anche le attività commerciali.
Sonia Bionaz, titolare del Bar del Viale in viale della Pace, ad Aosta è diretta e concreta. Si tratta di un vero e proprio attacco a chi opera sul territorio.
In Viale della pace gli aumenti pensati e attuati dal sindaco, Fulvio Centoz, e dai vertici dell'Aps sono del 180%: mezz'ora di sosta è passata da 50 centesimi a 1 euro e 40. 
Da alcuni giorni occorre pagare 70 centesimi per una sosta di 5 minuti, il tempo per accompagnare il bambino a scuola, o per prendere un caffé che gli viene a costare più di un aperitivo insomma si puo parlare di  danni economici derivanti dalla 'fuga' dai parcheggi e si stanno facendo sentire...

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http://www.codacons.vda.it/?p=2266

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21 febbraio 2016

CORRETTA GESTIIONE DEI RIFIUTI: INCONTRI NELLA COMUNITA EVANCON

Il meetup Bassa Valle d'Aosta ha in programma alcuni incontri pubblici in Bassa Valle nella comunità montana Evançon,  per analizzare alcuni aspetti in merito ad una corretta gestione dei rifiuti ed in particolare in merito al rinnovo dell'appalto di raccolta, che ad oggi salvo cambiamenti in corso d'opera prevede l'installazione di contenitori interrati cosidetti "Molok" nei comuni di Challand St Anselme e Brusson.
Il primo incontro avrà luogo a Montjovet  presso Hotel Nigra in data 11 marzo 2016 ore 21,00.


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http://www.notriv.com/2016/02/26/perche-dobbiamo-votare-si-al-referendum-no-triv-del-17-aprile/

8 febbraio 2016

ECONOMIA CIRCOLARE: AL SENATO AL VIA CONSULTAZIONE PUBBLICA

Economia circolare: la Commissione Ambiente del Senato avvia una consultazione pubblica sulle proposte della Commissione europea

Documentazione online fino al 1° aprile 2016
La Commissione Ambiente del Senato - presieduta dal sen. Giuseppe Marinello - ha deciso di avviare una consultazione pubblica per acquisire informazioni e valutazioni delle parti interessate al pacchetto di misure sull'economia circolare, presentato dalla Commissione europea il 2 dicembre scorso.
Con l'espressione "economia circolare" Bruxelles indica un modello produttivo nel quale le risorse vengono utilizzate da imprese e consumatori in modo sostenibile, mantenendo quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e riducendo al minimo la produzione dei rifiuti. Il pacchetto è composto da una Comunicazione e da quattro proposte per la revisione di direttive già in vigore.
L'iniziativa della Commissione Ambiente del Senato è aperta a tutti coloro - cittadini, autorità, imprese, Università, centri di ricerca - che desiderano partecipare al processo decisionale europeo con osservazioni sul merito delle proposte legislative. I contributi - inviati all'indirizzo di posta elettronica economiacircolare@senato.it - saranno presi in considerazione ai fini dell'elaborazione del parere da trasmettere alla Commissione europea nel quadro del dialogo politico.
La consultazione pubblica resterà aperta fino al 1° aprile 2016. Tutta la documentazione è disponibile nel sito www.senato.it. Nel mese di maggio la Commissione Ambiente organizzerà una conferenza per discutere gli esiti della consultazione.

7 febbraio 2016

LAVORI DI MANUTENZIONE E DI RIPRISTINO ? SOLO UNO SU QUATTRO


Solo questo lavoro di ripristino è stato fatto a gennaio 2016...per glialtri lavori quanti anni ancora passeranno...?


31 gennaio 2016

GESTIONE RIFIUTI VDA: L'ASSOCIAZIONE VALLE VIRTUOSA RIBADISCE DUBBI E PERPLESSITA'

http://www.vallevirtuosa.it/nuovo-piano-rifiuti-come-gettare-al-vento-lennesima-occasione/

http://www.zerowasteitaly.org/report-prestazioni-capitali-europee/



Novità dal Piemonte:
Iren acquisice il controllo dell'inceneritore del Gerbido. Iren sale così all'80% di Trm, la società che gestisce il Gerbido. Aveva già il 49%. Ora ha comprato il 51% di F2i, il fondo con cui, nel 2012, aveva acquistato dal Comune di Torino l'80% delle quote. Costo dell'operazione: 94,5 milioni di euro. Entro il 2020, l'inceneritore diventerà l'unico impianto regionale e servirà tutto il Piemonte. Nel 2015, ha bruciato oltre 38 mila tonnellate di immondizia della Liguria. Per il 2016 per i primi sei mesi ne arriveranno altre 35 mila. 

24 gennaio 2016

GESTIONE RIFIUTI IN PIEMONTE: SULLE NUOVE PROPOSTE SI INNESCA IL DIBATTITO

E' stato presentato da IREN un progetto inerente una prossima fase della gestione rifiuti (si veda  "La Stampa" del 24 dicembre 2015 per la proposta di IREN). Non si conoscono ad oggi le specifiche dell’impianto IREN ed AMIAT. Alcune prime osservazioni delle associazioni  operanti in Piemonte. 

1. Denunciamo il conflitto di interessi: IREN è proprietaria sia di AMIAT che di TRM, le Aziende che gestiscono: una la raccolta rifiuti e l'altra lo smaltimento nell’inceneritore del Gerbido. E’ evidente che “l’affaire rifiuti” si gioca con la gestione dello smaltimento: più rifiuti ci sono, più si guadagna. A Torino la Raccolta Differenziata non decolla: occorre alimentare l’inceneritore. I Sindaci di Torino sono stati fautori della costruzione dell’inceneritore e hanno sottoscritto un contratto di servizio che garantisce utili dallo smaltimento, in ogni caso, sino al 2034. Ricordiamo che è tutt'ora in vigore la legge regionale 24/02 che vieta alla stessa Azienda di operare contemporaneamente su raccolta e smaltimento per evidente conflitto di interessi.

2. Evidenziamo che la lettura del diritto europeo che emerge dall'articolo de “La Stampa” è fuorviante perché è vero che la direttiva 2008/98/CE in materia di rifiuti non detta percentuali di differenziata da raggiungere entro un certo termine, ma chiede un aumento percentuale di rifiuto effettivamente recuperato e di effettivamente riciclato in termini di peso entro il 2020 (art. 11 par. 2 lettere a) e b)). Inoltre l'art. 11, par. 1, vincola gli Stati membri ad istituire entro quest'anno la raccolta differenziata almeno per carta, metalli, plastica e vetro, mentre il progetto IREN (con la sola eccezione del vetro), raccoglierà i rifiuti in un unico contenitore stradale; tali rifiuti saranno differenziati a valle della raccolta in un impianto da costruire entro il 2020 a Borgaro.
Oltre a tariffe sempre più elevate per la raccolta rifiuti, i cittadini torinesi rischiano di doversi accollare le sanzioni europee a causa delle scelte proposte da IREN pur di “smaltire” all'inceneritore TRM (come da contratto di servizio). Mentre tutta Europa va verso una differenziazione più spinta, IREN imbocca la direzione contraria. Una scelta antistorica, antieconomica e antiecologica.

3. Ribadiamo che l’avvio/estensione della raccolta differenziata è un investimento, non una spesa a perdere. Riducendo i rifiuti da smaltire si abbattono i costi di smaltimento e aumentano i ricavi dalla vendita delle materie prime seconde (bilancio AMIAT 2012: + 5 milioni di euro). La raccolta differenziata al 42% (in regressione) è ferma da molti anni. Il Comune afferma di non disporre delle risorse economiche necessarie al rilancio perché “la raccolta differenziata costa”. L’Amministrazione comunale deve rispettare il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata al 31-12-2012 previsto dalla legge nazionale 152/06.

4. Sottolineiamo la necessità di adottare impianti per un “ulteriore recupero di materia”, situati a valle di obiettivi significativi quali: – 15% come riduzione e 70% come Raccolta differenziata, senza trasformazione in combustibile solido secondario del residuo, inseriti in un piano di gestione che esprima le massime potenzialità che la gerarchia europea impone:
- Prevenzione/riduzione (obiettivo riduzione della produzione rifiuti pro capite).
- Raccolta differenziata porta/porta con servizio esteso a tutta la città.
- Campagne per il riuso degli oggetti e materiali ed estensione della rete degli Ecocentri in tutta la città. con modelli di funzionalità analoghi a quello di via Arbe a Torino.
- Impegno amministrativo e politico verso l’obbiettivo “Rifiuti zero” ed “Economia Circolare”

5. Chiediamo di adottare e adattare il sistema tariffario e di gestione dei rifiuti utilizzato dai consorzi Contarina, Chierese Servizi (74,1% di raccolta differenziata) e Consorzio Medio Novarese (65%), che come riconosciuto dalla DGR 21 dicembre 2015 n. 72-2682, forniscono le migliori performances.

6. Osserviamo che la raccolta della carta a Torino ha raggiunto livelli di eccellenza: Cartesio intercetta circa l’80% del prodotto immesso sul mercato. Ri-buttare carta nell’indifferenziato significa distruggere un valore educativo ed ambientale oltre a distruggere una operatività positiva economica e culturale. Questo è un rischio “INACCETTABILE”.

20 gennaio 2016

“LA SALUTE VIEN MANGIANDO: ALIMENTARSI O NUTRIRSI?”

INVITO


ALL'INCONTRO “LA SALUTE VIEN MANGIANDO: ALIMENTARSI O NUTRIRSI?”

UN INCONTRO SU ALIMENTAZIONE E SALUTE
“LA SALUTE VIEN MANGIANDO: ALIMENTARSI O NUTRIRSI?”
Venerdì 22 gennaio dalle 20.45 sala convegni BCC Aosta

“La salute vien mangiando: alimentarsi o nutrirsi?” è il titolo dell’incontro, organizzato dal Codacons della Valle d’Aosta in collaborazione con Mariateresa Caselli, biologa e nutrizionista, referente per la nutrizione per l’ordine nazionale dei Biologi in Valle d’Aosta, previsto venerdì 22 gennaio prossimo ad Aosta nella sala convegni BCC in Piazza Arco di Augusto 10.
L’incontro informativo, inserito nell’ambito del progetto “Frontiere della salute”, si propone di rispondere a quesiti come: cosa significa mangiare bene? Che differenza c’è tra alimentarsi e nutrirsi? Quali sono i programmi alimentari più diffusi (dieta mediterranea, a zona, vegana ecc…)? Quali i rischi di una alimentazione scorretta?
La serata si aprirà con i saluti di Giampiero Marovino, Presidente dell’Associazione Codacons Valle d’Aosta ONLUS. Tra i temi affrontati durante il suo intervento anche le intolleranze alimentari, l’importanza delle analisi di laboratorio e della valutazione funzionale dell’intestino.

BUON SENSO CERCASI... RIFIUTI: LE NOVITA' IN SEDE DI CONFERENZA DELLE REGIONI

Rifiuti: le regioni esprimono parere in merito al Dpcm sugli inceneritori. 
Le Regioni si sono divise sul parere relativo al dpcm che punta a dotare il Paese di nuovi inceneritori ( otto nell’ultima versione). Al termine della Conferenza delle Regioni del 20 gennaio 2016  emerge quanto segue:
parere positivo, ma a maggioranza e non all’unanimità. Infatti 15 Regioni dicono sì, ma condizionando l’ok all’accoglimento di un emendamento che stabilisca nel dpcm che possano essere le Regioni a decidere in base all’evoluzione dei piani regionali di raccolta differenziata. Insomma che gli inceneritore che vengano fatti nelle realta in cui la necessità dell’impianto si verifichi dopo una proiezione sui fabbisogni futuri e in relazione ai piani regionali. 
Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise hanno espresso un no secco. 
Per il dpcm inceneritori “il parere positivo è condizionato a emendamenti e osservazioni in relazione all’integrazione tra piani regionali e il piano nazionale”, spiega Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, a margine della riunione di quest’ultima, dicendosi “convinto che il governo le accoglierà” alla Conferenza Stato Regioni. 
Insomma si faccia una ricognizione sui nuovi impianti con carattere ricognitorio e che le decisioni sulla realizzazione degli impianti e la pianificazione spettino alle Regioni attraverso i rispettivi piani di gestione” il tutto tenendo conto del trend di crescita della raccolta differenziata. E' evidente che cambiando i dati di partenza della pianificazione  non servirà l’inceneritore.  Per quanto riguarda la frazione organica, il dpcm presenta “la fotografia della situazione esistente” degli impianti per trasformarla in Frazione organica stabilizzata (Fos) “e la programmazione del fabbisogno futuro” La richiesta è che “se questa frazione è sottoposta a un trattamento industriale non sia più da considerarsi un Rifiuto solido urbano (Rsu)” ma che quindi la Fos “debba essere considerato rifiuto speciale”, che “non è sottoposto al preventivo accordo fra le Regioni sullo spostamento dei flussi ma diventa un prodotto sottoposto a regime di libera circolazione”, come Materia prima seconda. 

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Interpellanza sulla chiusura del ciclo dei rifiuti nella seduta consiliare del 20 gennaio 2016
La gestione dei rifiuti è stata anche al centro di un'interpellanza presentata dal gruppo ALPE nella seduta consiliare del 20 gennaio 2016.
Il Consigliere Fabrizio Roscio ha illustrato l'iniziativa: «Il testo del collegato ambientale alla legge di stabilità 2014, approvato di recente dal Parlamento, elimina l'obbligo del trasporto fuori regione delle frazioni non riciclabili, e non smaltibili in discarica, da destinare a incenerimento, così come previsto dal Piano regionale dei rifiuti e fino ad oggi dalla normativa sulle discariche. Alla luce di queste modifiche, ci chiediamo se a livello regionale vi sia l'intenzione di non procedere all'incenerimento fuori Valle delle frazioni ad alto potere calorifico, allo scopo di perseguire l'autosufficienza regionale nella chiusura del ciclo dei rifiuti e, nel contempo, di potenziare le misure di prevenzione, recupero di materia e riduzione.»
Nella risposta, l'Assessore al territorio e ambiente, Luca Bianchi, ha riferito: «Il collegato ambientale riporta effettivamente l'abrogazione della norma sul divieto dello smaltimento in discarica dei rifiuti aventi potere calorifero maggiore di 1300 Kj/kg (ricordo che è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 18 gennaio 2016 e troverà applicazione dal 2 febbraio prossimo), ma si ritiene che non possa essere letta in maniera semplicistica. Allo stato attuale, tenuto conto di quanto previsto dal nuovo Piano regionale dei rifiuti, vi è la possibilità di smaltire i rifiuti in discarica, compresi quelli aventi PCI superiore a 13000 Kj/kg: pertanto non vi è l'esigenza di avviare all'incenerimento fuori regione rifiuti urbani. Inoltre, bisogna tenere presente che è in forte evoluzione la disciplina comunitaria dei rifiuti urbani e delle discariche: a dicembre 2015, la Commissione europea ha approvato un documento che propone di rivedere le direttive sulle discariche. A seguito di questa direttiva, lo Stato italiano dovrà novellare le norme relative a questa tematica. Le principali novità riguarderanno non solo i maggiori limiti per il recupero dei rifiuti valorizzabili, ma i vincoli molto restrittivi di smaltimento in discarica dei rifiuti urbani. È chiaro, quindi, che nell'individuazione delle modalità di gestione dei rifiuti, ivi compresi quelli residuali da trattamento, si dovrà tenere conto anche di questa evoluzione normativa. Sarà cura dell'Assessorato informare la Commissione consiliare competente su queste novità. Sottolineo, infine, che gli obiettivi gestionali posti dal nuovo piano regionale dei rifiuti risultano pienamente coerenti anche con le nuove disposizioni della Commissione europea, in quanto non modificano, ma potenziano, la corretta applicazione della gerarchia di gestione dei rifiuti. Sono obiettivi che il Governo regionale è fortemente impegnato a perseguire in vista di un utilizzo sempre più residuale della discarica.»
Il Consigliere Roscio ha replicato: «La buona notizia poteva essere che la Valle d'Aosta non ricorrerà all'incenerimento dei rifiuti. L'alternativa non può essere il ricorso massiccio allo smaltimento in discarica e la sfida sarà quella di contenere i costi e potenziare le iniziative volte a favorire l'economia ciclica e di recupero del materiale, così come ha dettato l'evoluzione normativa degli ultimi 20 anni. La nostra Regione ha recepito dei principi importanti, che sono in fase di realizzazione e dei quali non abbiamo ancora visto i risultati. Seguiremo il tema, perché riteniamo che si debba seguire un percorso sempre più virtuoso nella gestione dei rifiuti in Valle d'Aosta.»



18 gennaio 2016

CONTINUANO LE RICHIESTE DI CHIARIMENTI AL MINISTERO DELL'AMBIENTE



Al Direttore Generale del Ministero dell'Ambiente Mariano Grillo,
Al Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti

Ho appreso dalla stampa la proposta contenuta nella nuova bozza di Decreto Attuativo dell'art. 35 dello Sblocca Italia nella quale, rispetto alla precedente, si riduce il numero degli inceneritori da costruire nelle varie regioni d'Italia ma si prospetta sempre la stessa vecchia soluzione per la chiusura del ciclo, senza tenere conto della proposta per la gestione dei rifiuti con impianti dedicati che consentono di superare sia la discarica che l'incenerimento che ho presentato nell'incontro avuto al Ministero dell'Ambiente il 18 novembre scorso con diversi funzionari  ai quali ho lasciato una chiavetta con la documentazione relativa al mio progetto e un promemoria contenente diverse proposte operative.

Mi permetto di evidenziare che  gli inceneritori sono impianti che producono un maggiore carico inquinante totale e in particolare di CO2, rispetto alle nuove tecnologie assemblate nella mia proposta. Le soluzioni alternative che prospetto, oltre alla possibilità di recuperare materia dall'indifferenziato e di promuovere l'economia circolare, sono certamente maggiormente sostenibili anche dal punto vista del clima. Un'ultima considerazione: i nuovi inceneritori previsti sono dislocati soprattutto al sud dove c'è maggiore necessità di creare posti di lavoro che l'incenerimento dei rifiuti non dà se non in misura molto limitata.   

Pertanto chiedo che la Direzione Generale del Ministero dell'Ambiente e il Ministro Galletti stesso prendano atto formalmente e operativamente dell'esistenza di tecnologie in grado di sostituire gli inceneritori, dal momento che questi impianti sono venduti in Italia e, tra l'altro, costano meno degli inceneritori. A tale proposito avevo concordato di organizzare con la Conferenza delle Regioni e la collaborazione del Ministero dell'Ambiente un incontro rivolto agli Assessori all'Ambiente di tutte le Regioni d'Italia avente per oggetto la presentazione da parte della sottoscritta delle nuove ed efficaci tecnologie per gestire le diverse tipologie di rifiuti compresi gli indifferenziati (vedi mia mail al Ministero e alla Conferenza delle Regioni del 19-11-2015).

Ricordo che il Ministro Galletti, quest'anno a Ecomondo, ha appreso direttamente dalla sottoscritta l'esistenza di tali impianti per trattare l'indifferenziato nel corso dell'incontro realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e, quando al termine del suo discorso gli ho comunicato che la mia proposta ha ricevuto l'attenzione del Commissario Europeo all'Ambiente Vella, il Ministro mi ha riposto davanti ai tanti presenti che affollavano il tavolo dei relatori, affermando che saranno realizzati gli impianti che propongo.
Del resto nella scala gerarchica che norma la gestione dei rifiuti il recupero di materia è prioritario all'incenerimento.
  
In attesa di una risposta porgo cordiali saluti
dott.ssa Margherita Bologna

11 gennaio 2016

Ecco cosa succede se manca la programmazione nel settore gestore rifiuti

Tra mala programmazione e spreco di risorse qualche buon esempio...
Tutti chi prima o chi poi iniziano a capire che nei territori in cui si differenzia in modo corretto (dall'80 per cento in su) tendono a diminuire le discariche e gli inceneritori. E' interessante partire per esempio dalla storia dell'inceneritore di Raibano (provincia di Rimini). Purtroppo ancora pochi amministratori pubblici  conoscono le nuove tecnologie che permettono di superare l'incenerimento dei rifiuti. Quando la raccolta differenziata cresce  spesso  gli inceneritori realizzati si trovano "affamati". E questo anche se c'è il mercato libero degli speciali o degli urbani che diventano speciali dopo un sommario processo di tritovagliatura come sta succedendo per i rifiuti di Roma che raggiungono ancora oggi l’Emilia Romagna.  

Con gli ultimi provvedimenti (vedasi  decreto "sblocca italia") le nostre autorità portano di fatto avanti gli  interessi dei vari gestori degli impianti. All'opinione pubblica, invece, si continua a ribadire la necessità di dare "solidarietà istituzionale" ad altre Regioni.

Serve un cambio di prospettiva.

Occorre informare meglio i cittadini della possibilità di superare le scelte politiche dell'incenerimento attraverso la promozione dell'economia circolare. Per esempio ora con la nuova legge l'Emilia Romagna  è tra le più avanzate in Europa.  La spinta in questo caso proveniente dal basso  da parte di comitati e dalle organizzazioni come Rifiuti Zero e Riciclo Totale hanno dato i loro frutti. Ora gli inceneritori esistenti,  diventano quasi un intralcio per realizzare politiche ancora più avanzate come quelle proposte dal progetto di Riciclo Totale le cui osservazioni non sono state recepite integralmente  nel nuovo Piano Regionale dei Rifiuti perché "SBANCHEREBBERO" da subito tutti gli inceneritori e discariche in regione.