Un riflesso condizionato, una sorta di becera pulsione istintiva,
quella che fa reagire una certa politica di fronte alla sconfitta con
un… “non avete capito” o con “…ha prevalso la pancia”. Non ho mai
condiviso questo tipo di reazione anche quando veniva da settori della
mia parte politica di fronte a elezioni improntate sulla demonizzazione
dell’immigrato o su quella degli avversari. Su una questione assai più
netta come quella della gestione del ciclo dei rifiuti è veramente
sconfortante pensare che la preoccupazione maggiore che passa nella
testa della maggioranza regionale, dopo questa storica vittoria
referendaria, sia quello di delegittimare questo voto con la più
classica delle scuse. Sostenere che i 51000 valdostani che gli hanno
dato torto lo abbiano fatto senza una decisione razionale ma in preda
alla paura è inaccettabile. Nessuno chiede a nessuno di cambiare idea
nel merito del pirogassificatore e nemmeno, ribadisco, sugli equilibri
politici che governano la regione e che, in questo caso, non erano in
discussione. Ma se la reazione degli sconfitti è dare degli stupidi
emotivi a chi ha scelto diversamente dalle loro indicazioni, allora si
cambia gioco. I valdostani hanno deciso. Lo hanno fatto in modo
razionale e nettissimo doppiando in termini numerici quel 20% di
elettori che, presumibilmente, si sono aggiunti, su indicazione delle
forze di maggioranza, all’astensione fisiologica e indistinta che
colpisce ogni consultazione elettorale. Lo hanno fatto con quella
“intelligenza diffusa e popolare”, non necessariamente condivisibile,
che guida il paese e che la politica fa sempre più fatica ad
interpretare e rappresentare. Il SI ha vinto con grande margine su quei
No che, con senso civico e coraggio, hanno scelto di recarsi alle urne
ed esprimersi. Questi sono i fatti. Non sarebbe meglio, quindi, portare
più rispetto e fare una riflessione seria sugli errori commessi
piuttosto che cercare scuse autorassicuranti? Non sarebbe più sensato,
per chi ha perso, ma anche per chi ha vinto, provare a domandarsi in che
modo debbano evolvere le mie stesse convinzioni e i mie assunti
programmatici per fare fronte ad una nuova situazione? Chi deve
assumersi le sue responsabilità lo faccia in fretta e con serietà.
Quindi, per favore…. Evitate di scegliere la via più facile e di
offendere la nostra (e la vostra) intelligenza. Niente semplificazioni.
Grazie
;
Ma allora cosa dovrebbero fare ora le forze in campo?
A mio parere cinque cose:
1) Innazitutto prendere atto di una risposta partecipativa e di
apprezzamento del metodo referendario. La gente vuole partecipare di più
e va cambiata le legge sul referendum propositivo del 2003 abolendo il
quorum e definendo regole più chiare e nette per la sua indizione. Ma
c’è di più. La bella prova di democrazia che i valdostani hanno dato è
innanzitutto una forte iniezioni di vitalità e di giovinezza per la
nostra autonomia. Il referendum propositivo è una espressione di questa
nostra autonomia e il boicottaggio del voto sarebbe stato un colpo al
cuore al significato profondo del nostro statuto e dei valori identitari
della Valle d’Aosta. L’esito rimette tutto in moto. Chi si dichiarava
autonomista ma ha fatto la scelta dell’astensione ora deve tornare a
spiegare cosa intende con questo aggettivo e che valore da a questa
rinnovata forma di autogoverno dei valdostani.
2) Va preso atto “programmaticamente” e “progettualmente” che sul
ciclo dei rifiuti c’è una volontà popolare chiara. Questa volontà si
chiama raccolta differenziata e Trattamento Meccanico Biologico a
freddo. Il piano B, come è stato detto, è diventato il piano A e la
Giunta regionale non può sottrarsi dal dovere politico e istituzionale
di implementarlo. E’ una volontà, tra l’altro, che è anche una offerta
di sostegno e di assunzione di responsabilità dei cittadini. E’ un
consenso in positivo e una energia che potrà sostenere in ogni comunità
valdostana un progetto serio di riduzione, ricupero e riciclo dei
rifiuti come indicato da Valle Virtuosa. Cosa volete di più?
3) Il comitato del Si deve essere coinvolto nelle forme e nei tempi
utili a fare di una partecipazione popolare una risorsa per le
istituzioni. Se chi ci governa si approccerà serenamente all’esito
referendario sono certo che si costruirà un rapporto proficuo per tutti.
4) Valle Virtuosa deve continuare ad alimentare quel processo
culturale e politico che ha dato al risultato di ieri. C’è molta strada
da fare e molti da convincere per fare dell’attenzione all’ambiente e
alla salute una acquisizione diffusa e un tratto evidente della Valle
d’Aosta.
5) Le forze politiche che hanno appoggiato il referendum e che
hanno dato vita al Comitato per il Si con Valle Virtuosa, devono offrire
un progetto politico coerente con questo grande risultato e, adesso si,
“buttarla in politica”! La questione dei rifiuti è un inizio. Per dare
concretezza ad una Valle d’Aosta in cui sia possibile un modello di
sviluppo innovativo e sostenibile è necessario che si affermi una
diversa visione delle istituzioni e una idea più complessiva che sia in
grado di tenere insieme istituzioni più leggere e sobrie, un intervento
forte verso la green economy e lo sviluppo occupazionale, uno stop alla
cementificazione, un welfare attivo e più diffuso e inclusivo, meno
grandi opere e più cura del territorio e delle nostre comunità,
infrastrutture moderne e veramente utili.
Fabio Protasoni
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