21 novembre 2012

UNA SCOSSA DA PONDERARE....


Articolo tratto da la stampa del 20/11/2012

Una scossa alla democrazia


Per una singolare coincidenza, nella Settimana europea per la riduzione dei rifiuti l’eco-rivolta contro il pirogassificatore in Val d’Aosta ha incassato un successo incontestabile. Primo referendum propositivo in Italia che passa il vaglio del quorum. Giocare anche questa volta la carta Nimby, e cioè del cittadino che non vuole che nulla tocchi il proprio cortile, scaricando così le colpe sull’egoismo di comunità locali con i paraocchi, attente solo al proprio tornaconto, è riduttivo. E non è nemmeno utile aggrapparsi alla contrapposizione, trita e ritrita di questi tempi, tra popolo e democrazia, tra la furia di una protesta sconclusionata e irrazionale (su cui anche Grillo ha impartito sul filo di lana la sua apostolica benedizione) e istituzioni della rappresentanza che soprattutto a livello locale hanno abbracciato con convinzione la causa della prossimità ai cittadini. Il no forte e chiaro all’inceneritore rende ancora più bruciante la lacerazione tra cittadini e partiti, ma lo fa sulla base di motivazioni nuove.  
 
Sulla base cioè di una mobilitazione «cognitiva», fatta di cittadini sempre più informati, o che comunque presumono di esserlo, e meno disponibili a farsela raccontare, quanto meno dai politici. Le aspettative nei confronti della democrazia sono cresciute, grazie alla diffusione virale delle conoscenze, messe immediatamente (cioè in fretta e senza la mediazione di esperti allenati a sollecitare dubbi) a disposizione della protesta. Si tratta della «politicizzazione della scienza», come ci raccontano gli studi più recenti sui conflitti ambientali, ovvero della tendenza a creare forme di espressione politica intorno alla diffusione di saperi e competenze scientifiche, più o meno solide.  

I temi ambientali e sanitari sono quelli in cui non solo la percezione del rischio è più immediata, ma in cui sono ormai a disposizione di molti conoscenze apparentemente non aleatorie su vantaggi e svantaggi delle decisioni. Sia in Val d’Aosta che nel caso dei Comitati contro l’inceneritore a Parma, fisici, climatologi, ingegneri e medici hanno costruito la cornice dentro cui è lievitata la protesta. Sventolando la bandiera post-ideologica e «pigliatutti» della tutela alla salute. I Comitati sorgono in maniera spontanea, ma poi si informano e si confrontano, scansando come la peste le lungaggini e le liturgie della politica di cui non si fidano più, e si mettono nelle mani di professionisti considerati esperti e quindi più credibili. Cosicché, paradossalmente, il «professionista privato» diventa interprete più credibile del «bene comune», rispetto al politico, che invece dovrebbe fare questo per mestiere. Si ripropone a poco più di un anno, uno schema simile a quello dei Comitati per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Aggregazioni che nascono fuori dalla politica, che si insinuano a rapidità di byte nella rete, e producono esiti che catapultano i partiti in una fase di micidiale straniamento.  

In un paese orfano di grandi ideologie, i cittadini costruiscono un nuovo «immaginario scientifico-politico» sulla base di una presunzione di conoscenza più diffusa rispetto al passato. Ritirano la delega anche ai partiti che governano sotto casa, e non certo dalle stanze lontane e ieratiche dei palazzi romani.  

Certo, i movimenti ci sono sempre stati. E il rischio da evitare è quello di credere che non debba esservi una sintesi tra le domande gettate sul piatto dell’agenda politica e la traduzione in soluzioni concrete. O di cedere al mito romantico della volontà popolare che – senza slabbrature – si riflette integra nelle decisioni pubbliche. La strada indicata dalla consultazione è chiara: scegliere una soluzione alternativa all’interno della «Gerarchia dei rifiuti» indicata dalla Commissione europea, che contenga però il sigillo della fattibilità. L’occasione è propizia. Il referendum propositivo introdotto come vaccino al morbo della disaffezione politica, anche da quei politici che poi hanno (incredibilmente) invitato i cittadini a stare a casa, ha dato una ulteriore scossa alla democrazia. Meglio rimediare subito all’auto-goal, guardarsi in faccia tra vincitori e perdenti e costruire un nuovo consenso.

Elisabetta Gualmini

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