22 agosto 2017

CVA E QUOTAZIONE IN BORSA: TROPPI SILENZI

Cva quotata in borsa ci sono troppi silenzi

Nel Celva (Consorzio Enti Locali Valle d'Aosta) l'assemblea dei sindaci, i giorni scorsi, ha discusso molto sulla variazione del bilancio regionale proposta dal governo. Non risulta invece che alcuna discussione sia stata intrapresa sulla quotazione in borsa (privatizzazione) della Cva (Compagnia Valdostana Acque) che pure avrebbe conseguenze nefaste sulle finanze dei Comuni. Sottolineo le conseguenze nefaste: gli utili prodotti dalla Cva anziché interamente alla Regione, e quindi ai Comuni, andranno in parte a banche, privati e speculatori nostrani. A meno che la Regione successivamente non intenda riacquistarne le quote. Ma allora perché vendere? In borsa poi esistono le Opa (Offerte Pubbliche di Acquisto) delle aziende quotate. Chi ci garantisce che, venduta anche solo una quota di minoranza della Cva, non ci sarà in futuro una offerta pubblica di ac- Cva quotata in borsa ci sono troppi silenzi qui sto da parte dei privati sino a raggiungere il 51% e quindi il controllo totale della società? E con la privatizzazione, di fronte al repentino cambio climatico e alle conseguenze idriche, i nostri grandi bacini, Beauregard, Maen, Place Moulin, da chi saranno gestiti? E In funzione della pubblica utilità o dei profitti? E ancora, chi ci garantisce che, con la privatizzazione, non ci aumentino la bolletta dei consumi di energia elettrica? Vedi autostrada valdostana gestita da privati. Molti giustificano le scelte di privatizzare con due motivazioni. La prima: gli introiti della privatizzazione della Cva permetteranno di investire di più e di fare nuove acquisizioni. Ma si può sempre rispondere che Cva, su indicazioni del Consiglio regionale, può sempre utilizzare una parte degli utili per nuovi investimenti. La seconda: ci sarà maggiore trasparenza sulle assunzioni, sulla gestione degli impianti, sulle nomine dei dirigenti. Ma chi dice che queste cose non si possano fare subito? Per esempio eliminando le assunzioni clientelari e introducendo il concetto delle professionalità. E i dirigenti? Potrebbero essere nominati dal Consiglio regionale, anziché dal governo rendendo il tutto maggiormente trasparente. Nel 2011 al referendum nazionale contro la privatizzazione delle acque, anche in valle la maggioranza dei cittadini si era espressa affinché le acque rimanessero un bene pubblico e un bene comune. Domanda: come intendono il governo e il consiglio regionale rispettare questo mandato della sovranità popolare? Infine, sindaci, assessori e Consigli comunali come intendono intervenire su una questione fondamentale per il futuro della nostra Valle? Con il silenzio? 

ALESSANDRO BORTOT LEWIS 
NUS

La Stampa ed. vda
13/08/2017

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